NT/ Settembre 10, 2023/ Vangelo-Domenica con i Padri, Liturgia della Parola domenicale, Orientamenti per la preghiera, Padri Chiesa, Commenti Bibbia, Raccolte, Vangelo, Meditazioni, Riflessioni, Sacra Scrittura, Padri, Domenica

Perché Dio sembra così lontano dalla nostra famiglia? Perché abbiamo perso il concetto della preghiera in comune dimentichi della parola del Signore: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Prima Lettura

Gli ebrei sono in esilio sperduti in una nazione pagana. Non sono più difesi dalla responsabilità collettiva che univa tutti i membri del popolo di Israele. Ognuno deve salvarsi attraverso la sua personale condotta né sperare sui meriti dei Padri. Ezechiele, sentinella di Dio, deve avvertirli: «Se tu non parli al malvagio, della sua morte domanderò conto a te». Se ognuno di essi rimarrà fedele, la comunità potrà ricostituirsi e rendere possibile il ritorno, altrimenti saranno assorbiti dalla nazione conquistatrice.

Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 33,1.7-9)

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale Dal Sal 94 (95)

R. Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». R.

Seconda Lettura

Ogni comunità cristiana si deve costituire nella carità. «Pienezza della Legge è la carità». In questa virtù si assommano tutte le altre, compresi i doveri di giustizia verso Dio, verso se-stessi e il prossimo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 13,8-10)

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione. (Cf. 2Cor 5,19)

Alleluia.

VANGELO

Carità e preghiera sono due componenti fondamentali della comunità cristiana. Una carità che comprende, pazienta esorta ed ammonisce; una preghiera fatta insieme nel nome di Cristo, per richiamare la sua presenza a rinsaldare la fede e l’amore.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Parola del Signore.

ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA

Quando tre son riuniti nel nome tuo, formano già una chiesa. Proteggi le migliaia di persone qui riunite: i loro cuori avevano preparato un santuario, prima che le nostre mani lo costruissero alla gloria del tuo nome. Il tempio interiore sia bello come il tempio di pietre. Degnati di abitare sia nell’uno che nell’altro; i nostri cuori, come queste pietre, sono segnati con il tuo nome. L’onnipotenza di Dio avrebbe potuto erigersi una dimora così agevolmente come, con un gesto, ha dato esistenza all’universo. Ma ha creato l’uomo, affinché l’uomo costruisse per lui.

(Balai, Inno per la dedicazione della Chiesa)

Dobbiamo quindi fare un rimprovero spinti dall’amore, non per la brama di fare del male, ma per il desiderio di correggere. Se saremo animati da tali sentimenti, metteremo ottimamente in pratica l’esortazione udita oggi: Se un tuo fratello avrà commesso una colpa contro di te, rimproveralo a tu per tu da solo 6. Perché lo riprendi? Perché ti dispiace che ha mancato contro di te? Non sia mai! Se lo farai per amor tuo, non farai nulla. Se invece lo farai per amore di lui, farai una cosa ottima. Considera quindi, a proposito delle stesse parole, per amore di chi tu debba farlo, se per amor tuo o di lui: Se ti ascolterà – dice la Scrittura – avrai fatto tornare tuo fratello a migliori sentimenti. Fallo dunque per amore di lui, affinché tu ottenga la sua conversione. Se, facendolo, tu lo recupererai, qualora tu non lo avessi fatto, si sarebbe perduto. Perché allora i più degli uomini disprezzano quei peccati e dicono: “Che cosa di grave ho commesso? Ho peccato contro un uomo!”. Non dare poca importanza a ciò. Hai peccato contro un uomo; vuoi sapere che peccando contro un uomo, ti sei perduto? Se quello contro il quale hai peccato ti avrà rimproverato a quattr’occhi da solo, e tu lo avrai ascoltato, ti avrà fatto ravvedere. Che vuol dire: “ti avrà fatto ravvedere”, se non che ti saresti perduto, se non ti avesse fatto ravvedere? Poiché, se non ti fossi perduto, in qual modo ti avrebbe riportato sulla buona strada? Nessuno dunque faccia poco conto quando pecca contro un suo fratello. L’Apostolo infatti dice in un passo: Orbene, peccando così contro uno dei vostri fratelli e urtando la loro coscienza malferma, peccate contro Cristo 7; questo perché tutti siamo diventati membra di Cristo. In qual modo non pecchi contro Cristo dal momento che pecchi contro un membro di Cristo?.

Nessuno dunque dica: “Non ho peccato contro Dio, ma solo contro un fratello, contro un uomo: è un peccato leggero o non è affatto un peccato”. Forse tu dici: “È un peccato leggero” perché presto si guarisce. Hai peccato contro un tuo fratello? Ripara il torto e sarai guarito. Hai compiuto un’azione che procura la morte dell’anima: ma hai trovato presto il rimedio. Chi di noi potrà sperare il regno dei cieli, fratelli miei, dal momento che il Vangelo dice: Chi dirà a un suo fratello: Sei un cretino, sarà condannato al fuoco dell’inferno 8? È un’affermazione tremenda; ma vedi il rimedio nello stesso passo del Vangelo: Se stai recando la tua offerta all’altare e ti ricordi che un tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare 9. Dio non va in collera perché tu differisci a porre sull’altare il tuo dono. Dio cerca te piuttosto che il tuo dono. Se infatti ti presentassi davanti al tuo Dio con un dono, ma covando il malanimo contro un tuo fratello, ti potrebbe rispondere: “Tu sei perduto, che cosa mi hai recato? Tu offri il tuo dono, ma non sei un dono di Dio”. Cristo va in cerca di chi è stato redento col suo sangue anziché di ciò che hai trovato nel tuo granaio. Lascia dunque il tuo dono lì, davanti all’altare, e va’ prima a far pace con tuo fratello e poi verrai a offrire il tuo dono 10. Ecco quanto facilmente hai cancellato la colpa degna del fuoco dell’inferno. Quando non eri ancora rappacificato, eri condannato all’inferno, ma una volta rappacificato, offrirai sicuro il tuo dono all’altare.

Bisogna chiedere perdono all’offeso: Noi però siamo facili a offendere gli altri ma difficili a cercare la pacificazione. Si dice a uno: “Chiedi perdono alla persona da te offesa, da te danneggiata”. Quello risponde: “Non mi umilierò”. “Ascolta almeno il tuo Dio, se non ti curi di un tuo fratello”: Chi si umilia, sarà esaltato 11. Tu sei caduto e non vuoi umiliarti? C’è una gran differenza tra uno che s’umilia e uno che giace a terra. Sei già steso a terra e non vuoi umiliarti? Potresti dire giustamente: “Non voglio scendere”, se tu non avessi voluto cadere.

Che deve fare chi è stato offeso. Così, dunque, deve agire chi ha arrecato un’offesa. Che deve fare invece chi l’ha ricevuta? Ciò che abbiamo ascoltato oggi: Se un tuo fratello commetterà una colpa contro di te, rimproveralo a quattr’occhi, da solo 12. Se trascurerai di farlo, sarai peggiore. Quello ti ha offeso e, offendendoti, ha inferto a se stesso una grave ferita, e tu non ti curi della ferita d’un tuo fratello? Tu lo vedi perdersi o già perduto e non te ne curi? Sei peggiore tu per il fatto di tacere che non l’altro per il fatto d’averti offeso. Ebbene, se uno pecca contro di noi dobbiamo preoccuparci assai ma non di noi; poiché è cosa encomiabile dimenticare le offese; ma tu devi dimenticare l’offesa che hai ricevuta, non la ferita di tuo fratello. Rimproveralo dunque a tu per tu, da solo, avendo unicamente di mira la sua correzione e risparmiandogli l’umiliazione. Potrebbe darsi infatti che per la vergogna egli si mettesse a difendere il proprio peccato e, mentre tu lo vorresti rendere migliore, lo rendessi peggiore. Rimproveralo dunque da solo a solo. Se ti ascolterà farai ravvedere un tuo fratello, perché si sarebbe perduto, se tu non lo avessi fatto. Se invece non vorrà ascoltarti, se cioè difenderà il proprio peccato come se fosse un’opera buona, prendi con te due o tre persone, poiché sulla parola di due o tre testimoni si risolva ogni questione 13Se non vorrà ascoltare nemmeno loro, riferiscilo alla Chiesa, se poi non ascolterà neppure la Chiesa consideralo un pagano o un pubblicano 14. Non considerarlo più nel numero dei tuoi fratelli. Ma tuttavia neppure per questo si deve trascurare la sua salvezza. In effetti gli stessi etnici, vale a dire i gentili e i pagani noi non li annoveriamo tra i fratelli, e tuttavia cerchiamo sempre la loro salvezza. Questo dunque abbiamo ascoltato dal Signore che ci ammonisce, anzi ci comanda questo dovere con tanta cura, che subito soggiunge: Vi assicuro che tutto ciò che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo e tutto ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 15. Se consideri un tuo fratello come un pubblicano, lo leghi sulla terra; bada però di legarlo con giustizia. Poiché la giustizia spezza i legami ingiusti. Quando però lo avrai corretto e avrai fatto pace con tuo fratello, lo avrai sciolto sulla terra. Quando lo avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo. Farai così un gran favore non a te, ma a lui, poiché quello aveva fatto un gran male non a te ma a se stesso.

(S.Agostino, Discorso 82, 3, 4-5; 4, 6-7)

Note scritturistiche: 6 – Mt 18, 15. 7 – 1 Cor 8, 12. 8 – Mt 5, 22. 9 – Mt 5, 23. 10 – Mt 5, 24. 11 – Lc 14, 11. 12 – Mt 18, 15. 13 – Mt 18, 16. 14 – Mt 18, 17. 15 – Mt 18, 18.

+++

Le parole: tutto quello che scioglierete furono dette a proposito, dal momento che il Signore vuole mostrare che se sciolgono quelli che si pentono, la loro azione avrà potere, dal momento che la Chiesa celeste e quella sulla terra sono una sola cosa. Chiunque non voglia essere sciolto dai legami del suo peccato, ma li tenga stretti a sé alienandosi dai santi, si aliena anche dalla Chiesa celeste, e di conseguenza risulta legato a questa condizione.
Di conseguenza, se uno vuole sinceramente essere sciolto e riceve lo scioglimento impartito dai santi, quando essi ratificano il loro amore per lui (cf. 2 Cor 2,8), come insegna Paolo, egli allora apparterrà alla Chiesa celeste e sarà sciolto dalla schiavitù del giudizio.
(Teodoro di Mopsuestia, Frammento 96)
Il richiamo al senso di responsabilità
Non ha detto a chi presiede nella Chiesa: Lega tale individuo, ma: Quello che leghi, affidando tutto alla stessa persona che è stata offesa, e i legami restano indissolubili. Dunque subirà i castighi più gravi, ma la colpa non è di chi lo ha condotto all’assemblea, bensì di chi non ha voluto obbedire. Hai visto come lo ha avvinto ad una duplice pena, il castigo di quaggiù e il supplizio lassù? Ha minacciato questo perché ciò non avvenga, ma diventi migliore per paura dell’espulsione dalla Chiesa, del pericolo che deriva da questo legame e dal fatto di essere legato nei cieli. Sapendo ciò, porrà fine alla sua ira, anche se non dal principio, almeno per la moltitudine dei giudizi. Perciò ha istituito un primo, un secondo e un terzo tribunale e non ha
eliminato subito il peccatore, perché, se non ascolta il primo, ceda al secondo, e se respinge questo, tema il terzo; se poi non tiene questo in alcuna considerazione, rimanga spaventato dal castigo futuro e dalla sentenza e dalla giustizia di Dio.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 60, 2)

Armonia di cielo e terra
Certo, l’accordo non si realizza propriamente che a due fondamentali condizioni: essere perfettamente uniti (come dice l’Apostolo) nel pensiero nell’avere intenti secondo le medesime verità di fede e vivere in conformità con lo stesso intento. Considera le parole: se due di voi sulla terra si accorderanno per domandare qualunque cosa gli sarà data dal Padre di Gesù che è nei cieli. Dove non viene accordata dal Padre che è nei cieli qualunque cosa sia stata chiesta, è chiaro che lì non c’è stato neppure accordo di due sulla terra. Ecco il motivo per cui non siamo esauditi nella preghiera: non siamo concordi gli uni con gli altri sulla terra né nelle verità che crediamo né nella. vita che viviamo.
Inoltre, se proprio siamo corpo di Cristo e se Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo affinché le membra abbiano la stessa cura le une delle altre e si trovino concordi tra loro, e se un membro soffre, tutte le membra soffrano insieme, e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscano con il membro glorificato, allora dobbiamo esercitarci in questa sinfonia derivante dalla musica divina, affinché, mentre ci raduniamo nel nome di Gesù Cristo, sia presente in mezzo a noi il Logos di Dio e la sua potenza.
(Origene, Commento al Vangelo di Matteo 14, 1)
Se due si accorderanno per domandare qualunque cosa
Quanta forza debba avere presso Dio l’unanimità e la concordia dei fratelli, lo si intuisce sol che si ponga mente al fatto che – trovandosi insieme in sintonia d’animo due o tre a pregare – il Signore ha assicurato che il Padre dal cielo concederà tutto quello che si domanda.
Presso Dio non v’è nulla di più gradito della pace che regna tra i fratelli; nulla di migliore di quello d’essere unanimi, concordi, secondo quanto si trova scritto: Ecco quanto è bello, quanto’ è gioioso, che fratelli vivano insieme. E di nuovo: Una grande pace per coloro che amano il tuo nome, e non c’è divisione tra di loro. E in un altro passo: Il Signore fa si che tutti abitino insieme concordi. Perciò anche Isaia dà la sua testimonianza a questo riguardo; dice: Signore, Dio nostro, concedi a noi la pace. Tu ci hai dato tutto. Che tale concordia dei fratelli torni quanto mai gradita a Dio, trova una testimonianza dello Spirito Santo presso Salomone, quando dichiara: Tre sono le realtà che piacciono sia davanti a Dio che davanti agli uomini: la concordia di fratelli, l’amicizia tra vicini, marito e moglie che vivono in piena armonia. Perciò non a caso il Signore assicura nel presente passo che quando due o tre si troveranno d’accordo sulla terra, otterranno dal Padre qualsiasi cosa essi avranno chiesto.
(Cromazio di Aquileia, Trattati sul Vangelo di Matteo 59, 1)
Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loroDue o tre. Cristo concede a coloro, cui è stato affidato il compito di insegnare, il potere di sciogliere e di legare. Pertanto, quando coloro che sono caduti una volta non si convertono alla ricerca della virtù, devono tuttavia temere le voci dei santi, anche se non sono in molti coloro che invitano a legare o a sciogliere. Infatti Cristo ci ha assicurato questo dicendo che vi sarà forza nella preghiera di molti, ma anche se saranno solo due a definire in armonia e con convinzione le loro richieste, raggiungeranno lo stesso il loro scopo. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, egli dice, io sono in mezzo a loro. Infatti non è il numero di quelli riuniti, ma la forza della loro devozione e del loro amore verso Dio che è efficace.
(Cirillo di Alessandria, Frammento 215)
Dove sono quelli che presumono di trascurare le assemblee della Chiesa e sostengono che valgono di più le preghiere solitarie della venerabile riunione, se Cristo promette di essere in mezzo a due o tre riuniti insieme e di dare tutto ciò di cui sarà richiesto? E che cosa non darà a moltissimi? Che cosa negherà a chi lo supplica nelle assemblee e nelle riunioni dei santi? Con questa fede il profeta si vanta di aver ottenuto ciò, quando dice: Ti renderò grazie Signore, con tutto il cuore nel consiglio dei giusti e nell’assemblea. Rende grazie con tutto il cuore colui che ode che deve essergli concesso tutto ciò che ha chiesto nel consiglio dei santi. Ma alcuni con pretesti della fede si sforzano di scusare l’ignavia della loro trascuratezza, fingendo, dopo aver negletto lo zelo di quella venerabile accolta e assemblea, di consacrare all’orazione il tempo che hanno dedicato e speso per gli affari domestici e, mentre sono schiavi dei propri desideri, trascurano e disprezzano le prescrizioni divine. Questi sono quelli che dividono il corpo di Cristo, ne disperdono le membra e non sopportano che contribuisca alla loro bellezza il modello dell’aspetto del Signore, avendo visto il quale in spirito, il profeta così cantava: Bello d’aspetto più di tutti i figli degli uomini. Le singole membra hanno, è vero, una funzione propria del loro ufficio, che tuttavia potranno adempiere se, connesse e compatte tra loro, giungeranno alla bellezza di un corpo perfetto. Questa è dunque la differenza che esiste tra la pienezza gloriosa di un’assemblea e la vanità di una separazione derivante dall’ignoranza e dalla trascuratezza: nell’unione delle membra sta la bellezza di un corpo intatto nella salute e nell’onore, mentre nella separazione degli organi c’è una rovina ripugnante, mortale ed orrenda.
(S.Pietro Crisologo, Sermoni 132, 4-5)

Share this Post