Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l’ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene? Ecco, al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene. Ma il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi, come oggi. Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra nuca; perché il Signore vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d’Egitto.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Il codice dell’alleanza applica alla vita sociale d’Israele i grandi principi del decalogo. Raccomanda al popolo i suoi doveri di giustizia e carità verso i più deboli e i più poveri: il forestiero, la vedova, l’orfano. Si ricordino gli israeliti delle loro sofferenze per esser vissuti come stranieri nella terra d’Egitto e siano compassionevoli, senza pretendere l’interesse allorché fanno un prestito all’indigente. Chi opprime il -povero-, oltraggia colui che l’ha creato; Il Signore infatti ascolta il grido dell’indifeso e pieno di misericordia lo soccorre: «Se maltratterete la vedova e l’orfano, la mia ira si accenderà contro di voi». Ciò prova che Dio non è indifferente al dolore di quanto avviene nel mondo, ma tutto segue e a tutto vuole provvedere per gli uomini Sua immagine e somiglianza.
Dal libro dell’Èsodo (Es 22,20-26)
Così dice il Signore:
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 17 (18)
R. Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore. R.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. R.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato. R.
Seconda Lettura
Il Vangelo predicato da Paolo ha in sé la stessa potenza di Dio. I cristiani di Tessalonica, infatti, hanno accolto così bene la parola evangelica da divenire modello per tutti i convertiti della regione. La testimonianza poi della loro fede s’è diffusa ovunque. Tutti ormai sanno che i tessalonicesi convertiti attendono la venuta di Cristo-Gesù, che non li condannerà, ma li metterà in comunione con Dio, salvandoli per sempre. Di tutto ciò Paolo rende grazie a Dio: «Vi siete convertiti dagli idoli, per servire Dio e attendere il suo Figlio».
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (1Ts 1,5c-10)
Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedònia e in Acàia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)
VANGELO
Nel mondo giudaico esiste una serie minuziosa di prescrizioni -613 precetti- che frazionava il contenuto della Legge-Torah. Col Nuovo Testamento e quindi con l’Alleanza rinnovata tra Dio e il suo popolo, Gesù riduce in sintesi tutto a due grandi comandamenti: quello dell’amore verso Dio e quello dell’amore vero il prossimo. Per il cristiano quindi l’amore verso Dio è inseparabile da quello vero il prossimo: «Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso».
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore.
ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA
Ama e fa’ ciò che vuoi: «Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa’ ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene».
(Sant’Agostino, Commento alla I lettera di Giovanni)
Noi amiamo Dio, l’amore di Dio è il primo comandamento, ma il secondo gli è simile, cioè soltanto attraverso gli altri possiamo rendere a Dio amore per amore. Il pericolo è che il secondo comandamento diventi il primo.
Abbiamo però una prova di controllo: amare Cristo, amare Dio in ogni uomo senza preferenze, senza categorie, senza eccezioni. Il secondo pericolo è che non lo possediamo e non lo potremo se separiamo la carità dalla fede e dalla speranza. La fede e la speranza sono date dalla preghiera. Senza preghiera non possiamo amare. Nella preghiera, e soltanto in essa, il Cristo si rivelerà a noi, in ciascuno, mediante una fede continuamente più profonda e chiaroveggente […] Il terzo pericolo è di amare non «come Gesù ci ha amati» ma alla maniera umana. Ed è forse il maggiore pericolo, poiché l’amore umano, perché è amore, è una bella e grande cosa. Anche i non credenti possono amare gli altri in modo magnifico, ma noi cristiani non siamo stati chiamati a questo amore. non dobbiamo donare il nostro amore, ma l’amore di Dio. L’amore di Dio deve, per così dire, trapassarci per arrivare altrove, agli altri. È un dono […] che non deve essere conservato per noi, pena di estinguersi e di non essere più un dono.
(M.Delbrel, La gioia di credere)
I farisei si riunirono dopo che Gesù, aveva chiuso la bocca ai sadducei; Il motivò è l’invidia, non la comprensione della Legge
Dopo l’umiliazione dei sadducei Gesù veniva tenuto in grande considerazione dalle folle. I farisei, pieni d’invidia nella loro infinita impudenza, cercavano di nuovo di metterlo alla prova, chiedendogli con ipocrisia se fosse in grado di dare una regola riguardante il primo comandamento.
Nel fare così forse Gesù avrebbe modificato il comandamento in modo tale da esporsi ad un, accusa contro di lui. Ora Matteo e Luca chiamano avvocato la persona che gli pose la domanda, mentre Marco lo chiama maestro della legge. Questo non implica una discrepanza (cf. Mc 12, 32-33). Infatti tutti gli evangelisti presentano colui che pone la domanda come un esperto della legge e come un maestro della legge che interpreta la legge del popolo. Ma il Signore rivela pubblicamente la loro malvagità.
Non venivano infatti da lui per fargli interpretare la legge e trarne giovamento, ma perché erano presi dall’invidia.
(S.Cirillo di Alessandria, Frammento 251)
I farisei si riuniscono insieme
Vennero da lui tutti insieme, cioè, lo sopraffecero come una folla, dal momento che non potevano sopraffarlo con i loro argomenti. Di fronte alla verità mostrarono di essere nudi. Ora si armano di una folla. Infatti gli dissero: Uno parla per tutti e tutti parlano per uno, come quando uno vince, tutti sembrano essere vincitori. Tuttavia, come uno solo può essere vincitore, uno solo può essere messo in difficoltà. Farisei, voi fate tutto per questo tipo di uomini! Poiché all’inizio venite come uno solo, così dovete essere sconfitti da uno solo.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 42)
Un dottore della Legge lo interrogò: Chi può giustamente chiamarlo maestro?
Consideriamo adesso l’intenzione di colui che lo mette alla prova. Maestro -dice – qual è il più grande comandamento nella Legge? Per tentarlo lo chiamava «Maestro», giacché non pronunciava questa parola in quanto discepolo di Cristo.
Ma ciò risulterà più chiaro dall’esempio che stiamo per portare. Metti che uno sia padre di un figlio: nessuno potrà chiamarlo padre in senso proprio se non suo figlio; e metti che una sia madre di una figlia: nessuna la potrà chiamare madre, se non solo sua figlia. Allo stesso modo, uno è maestro del suo discepolo, e uno è discepolo del proprio maestro. Perciò nessuno può dire a buon motivo Maestro, se non il discepolo. E bada che per questo diceva ai suoi discepoli: Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene. Lo sono infatti (Gv 13, 13).
(Origene, Commento a Matteo 2)
Il più grande comandamento
La domanda, in sé, è questa: Qual è il grande comandamento nella Legge? A questo punto vale la pena che esponiamo qualche idea circa la differenza dei comandamenti. Alcuni comandamenti sono infatti grandi, altri sono derivati, e così, per ordine, è da ricercare sino ai comandamenti più piccoli. Intanto, se non avesse risposto al fariseo che lo metteva alla prova e chiedeva: Qual è il più grande comandamento della Legge?, avremmo di conseguenza ritenuto non esserci un comandamento più grande dell’altro.
(Origene, Commento a Matteo 2)
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore
Ora invece, giacché Gesù risponde e dice: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento, apprendiamo una necessaria valutazione dei comandamenti: ce n’è uno grande, ce ne sono inferiori, e via via fino ai minimi.
(Origene, Commento a Matteo 2)
Cuore, mente e anima
Chi ne è degno, confermato in questi doni, esulta nella sapienza di Dio, col cuore pieno di amore di Dio, con tutta l’anima piena della luce della scienza e tutta la mente illuminata dal Verbo di Dio. Una volta infatti che uno ha ottenuto da Dio tali doni, di sicuro comprende che tutta la Legge ed i profeti non sono che una parte di tutta la sapienza e la scienza di Dio, e capisce che tutta la Legge e i profeti dipendono e sono legati dal principio dell’amore del Signore Dio e del prossimo e che la perfezione della pietà consiste nell’amore.
(Origene, Commento a Matteo 4)
Con tutto il tuo cuore
Pertanto il primo comandamento insegna ogni tipo di santità. Infatti amare Dio con tutto il cuore è la ragione di ogni bene. Il secondo comandamento include l’atto giusto che compiamo verso altre persone. Il primo comandamento prepara la via al secondo, e a sua volta è stabilito-dal secondo. Infatti la persona che si fonda sull’amore di Dio chiaramente ama anche il suo prossimo in tutte le cose. Il tipo di persona che osserva questi due comandamenti rispetta anche tutti gli altri.
(S.Cirillo di Alessandria, Frammento 251)
Il secondo è simile al primo
Il Signore, nel rispondergli, ci insegna che amare il Signore non solo è il grande, ma è anche il primo comandamento. Primo non secondo l’ordine della Scrittura, ma per dignità di virtù. E a ciò occorre fare attenzione, quasi si accordasse con tale contesto: essendo molti i precetti stabiliti, a questo punto disse che questo è il grande e il primo comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; e il secondo è simile al primo, e in ragione della somiglianza grande: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
(Origene, Commento a Matteo 2)
La Legge e i profeti in breve
In seguito ti chiederai in che senso tutta la Legge e i profeti dipendono da questi due comandamenti. Sembra infatti che il testo voglia dire che qualunque cosa sia scritta nell’Esodo, nel Levitico, nei Numeri o nel Deuteronomio dipenda da questi due comandamenti. Ma come può una legge stabilita per i lebbrosi, per quelli che soffrono flusso di sangue, o per le donne durante le mestruazioni, dipendere da questi due comandamenti? Ed inoltre, come una profezia pronunciata sulla presa di Gerusalemme (cf. Is 5, 1-30), una visione dell’Egitto presso Isaia (cf. Is 19, 1-25) e gli altri profeti, come una visione di Tiro (cf. Is 23, 1-18) o qualunque profezia su Tiro o sul suo principe (cf. Ez 28, 12-19), e come una visione di quadrupedi nel deserto in Isaia (cf. Is 30, 6-7), possono dipendere da questi due comandamenti? Ecco il mio parere su questo punto. Colui che ha compiuto tutte le prescrizioni riguardanti l’amore di Dio e del prossimo merita di ricevere da Dio i più-grandi favori.
(Origene, Commento a Matteo 4)