«Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura “nel quale tutte le cose sussistono” (Col 1, 17). O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del creatore» (cit.S.G.Damasceno).
Prima Lettura
Partorirà colei che deve partorire.
Dal libro del profeta Michèa (Mic 5,1-4a)
E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!
Quelli che Dio da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 8,28-30
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 12 (13)
R. Gioisco pienamente nel Signore.
Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi. R.
Io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Beata sei tu, o Vergine Maria,
e degna di ogni lode:
da te è nato il sole di giustizia,
Cristo nostro Dio.
VANGELO
Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,1-16.18-23)
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.
Parola del Signore.
Forma breve:
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,18-23)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.
ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA
La Tua nascita, o Madre di Dio,
ha annunziato la gioia a tutta la terra,
Da Te, nasce il Sole di giustizia, Cristo Dio nostro,
che avendo sciolto la maledizione e ha dato la benedizione,
ha distrutta la morte, ci ha fatto dono della vita
La Natività della Vergine Maria è il prologo della storia della nostra salvezza. “Oggi è l’inizio della salvezza del mondo. Acclamate il Signore, tutta la terra, cantate, esultate e suonate. Elevate la vostra lode, esaltatela, non temete, perché ci è stata generata la Madre di Dio, dalla quale si compiaсque d’essere generato l’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”.
(S.Giovanni Damasceno, Omelia sulla Natività di Maria, PG 96, 661)
Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura «nel quale tutte le cose sussistono» (Col 1, 17). O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del creatore.
Rallègrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1). Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia è nato per noi un bimbo, ci è stato dato un figlio, e il suo nome sarà Angelo di grande consiglio, di salvezza per tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is 9, 6). Questo bambino è Dio.
O Gioacchino ed Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» (Mt 7, 16). Voi informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e degno di colei che da voi nacque. Infatti nella vostra casta e santa convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Quella, dico, che sola doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell’anima e del corpo.
O Gioacchino ed Anna, coppia castissima! Voi, conservando la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la madre di Dio che non conobbe uomo. Voi, conducendo una vita pia e santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più grande degli angeli ed ora regina degli angeli stessi.
O vergine bellissima e dolcissima! O figlia di Adamo e Madre di Dio. Beato il seno, che ti ha dato la vita! Beate le braccia che ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità! «Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non temete.
(San Giovanni Damasceno, Disc. 6, per la Natività della B. V. Maria, 2. 4. 5. 6; PG 96, 663. 667. 670)
E dunque sarà utile domandarci che cosa sia la Fede, e farlo alla luce di questa parola che potrebbe davvero oggi risuonare come esperienza al cuore di questa celebrazione perché, se la maternità della Beata Vergine Maria è l’inizio della salvezza e della nostra storia di salvezza in Gesù Cristo, la sua nascita che celebriamo oggi 8 settembre, potremmo veramente dire fratelli e sorelle, non è un banale gioco di parole, è l’inizio degli inizi. (Padre Bernardo)
Romano Guardini si domanda cosa voglia dire Fede e questo grandissimo teologo risponde:
“Essere convinti che a partire da Cristo, dalla Sua parola, dalla Sua immagine, dalla Sua vita, dalla forza della Sua morte salvifica e dalla Sua risurrezione, il mondo non è come sembra apparire; è anche questo, certo, ma è al contempo più di questo, non è sigillato in questo, ma attraverso la redenzione in esso è accaduto un nuovo inizio, da lì si sviluppa una seconda creazione. La Fede ha osato ed è certa che questo divenire della seconda creazione può realizzarsi in ogni uomo attraverso ogni parola, attraverso ogni avvenimento. Trasversalmente a tutto -prosegue Romano Guardini- il divenire dell’uomo nuovo, che si forma secondo l’immagine di Cristo, si compie verso la gloria dei figli di Dio. Il credente mette il suo essere vivente a disposizione di questo divenire, lo accoglie nella sua responsabilità”.
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Cristo Capo ha bisogno di voi, perché voi siete le sue membra! La Chiesa ha bisogno di voi, perché voi la formate! Non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà né, tanto meno affascinare o intimidire da concezioni o ideologie in contrasto con il messaggio cristiano! “Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo, la nostra fede!” (1 Gv 5,4), ci rassicura san Giovanni l’Evangelista; questa fede sia sempre solida, profonda, schietta, operosa, dinamica.
O Vergine nascente,
speranza e aurora di salvezza al mondo intero,
volgi benigna il tuo sguardo materno a noi tutti,
qui riuniti per celebrare e proclamare le tue glorie!
O Vergine fedele,
che sei stata sempre pronta e sollecita ad accogliere, conservare e meditare la Parola di Dio,
fa’ che anche noi, in mezzo alle drammatiche vicende della storia,
sappiamo mantenere sempre intatta la nostra fede cristiana,
tesoro prezioso tramandatoci dai Padri!
O Vergine potente,
che col tuo piede schiacci il capo del serpente tentatore,
fa’ che realizziamo, giorno dopo giorno, le nostre promesse battesimali, con le quali abbiamo rinunziato a Satana, alle sue opere ed alle sue seduzioni,
e sappiamo dare al mondo una lieta testimonianza della speranza cristiana.
O Vergine clemente,
che hai sempre aperto il tuo cuore materno alle invocazioni dell’umanità, talvolta divisa dal disamore ed anche, purtroppo, dall’odio e dalla guerra, fa’ che sappiamo sempre crescere tutti, secondo l’insegnamento del tuo figlio, nell’unità e nella pace, per essere degni figli dell’unico Padre celeste.
Amen!
(S.Giovanni Paolo II, Frascati, 8 settembre 1980)
«Celebriamo con gioia la Natività della beata Vergine Maria: da lei è sorto il Sole di giustizia, Cristo, nostro Dio»1. Con queste parole comincia la celebrazione eucaristica di questa festa. Così come l’aurora annuncia in ogni alba l’arrivo di un nuovo giorno, così la nascita della Madre di Dio è «speranza e aurora di salvezza»2. Con la nascita di Maria la redenzione è ormai imminente. Generazione dopo generazione, i devoti israeliti hanno aspettato l’arrivo della Madre del Messia; hanno aspettato, come ha profetizzato Michea, «fino a quando partorirà colei che deve partorire» (Mi 5, 2).
«Forse si riuscirà a capire meglio quello che rappresenta per l’umanità la nascita della Vergine se si tiene presente la condizione di un carcerato. I giorni della carcerazioni sono lunghi, interminabili… Conta i minuti dell’ultima notte che trascorre in carcere. Poi, finalmente, le porte si aprono: è arrivata l’ora tanto attesa della libertà! Quei minuti interminabili, contati uno per uno, ci ricordano le pagine evangeliche della genealogia di Gesù. Una serie di nomi si succedono ad altri in modo monotono […]. Finché suona, finalmente, l’ora voluta da Dio: è la pienezza dei tempi, l’inizio della luce, l’aurora della salvezza: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo” (Mt 1, 16)»3.
Questa festa mariana è un invito alla gioia. Come dice il salmista: «Esulterà il mio cuore nella tua salvezza» (Sal 12, 6). Nel rievocare il compleanno di Maria, un Padre della Chiesa esclama: «Tutta la creazione, dunque, trabocchi di contento […] e la festeggi con gioia tutto quello che c’è nel mondo e al di sopra del mondo. Oggi, infatti, è stato costruito il santuario del Creatore di tutte le cose, e la creazione, in un modo nuovo e più degno, si dispone a ospitare in sé il supremo Fattore»4.
Maria nasce per diventare, in virtù del suo fiat generoso, la Madre del Redentore. Era la pedina chiave nel disegno che Dio aveva abbozzato per riscattare l’umanità. Il Signore aveva preparato con delicatezza, secolo dopo secolo, gli uomini e le donne della sua stirpe. Fin dal primo momento del suo concepimento la santificò in maniera mirabile rendendola «piena di grazia» (Lc 1, 28); nasce immacolata per un privilegio divino in quanto madre del Figlio di Dio. Anche se nessuno dei suoi concittadini se ne renda conto, «questa bambina, ancor piccola e fragile, è la “donna” del primo annuncio della redenzione futura, contrapposta da Dio al serpente tentatore (cfr. Gn 3, 15)»5.
Per questo, come hanno ripetuto i santi attraverso i tempi, possiamo dire, senza timore di esagerare, che questa «bambina» è l’opera maestra della creazione, la più bella di tutte le creature. San Giovanni Damasceno, per esempio, ha affermato che «oggi, sulla terra, colui che a suo tempo separò il firmamento dalle acque e lo elevò in alto, ha creato un cielo della natura terrena, e questo cielo è, per opera divina, più splendido del primo»6.
La Vergine è la creatura più amata da Dio, la porta attraverso la quale Egli fa il suo ingresso in questa terra. Tuttavia, benché predestinata dalla Trinità a una missione altissima, Dio volle aspettare la libera risposta di Maria. «Pensate al momento sublime in cui l’arcangelo Gabriele annuncia a Maria il disegno dell’Altissimo – scrive san Josemaría –. Nostra Madre ascolta, fa una domanda per capire meglio che cosa il Signore le chiede; poi, la risposta sicura: fiat! – avvenga di me quello che hai detto –, frutto della migliore libertà: quella di scegliere Dio»7.
Insieme alla gioia per la notizia della sua nascita, la liturgia sottolinea la provvidenza del Signore verso di noi. Egli ci dedica le sue attenzioni nel corso di tutta la nostra storia personale e come popolo di Dio. Non ci abbandona alla nostra sorte. «Questa festa ci ricorda che Dio è fedele alle sue promesse e che, attraverso Maria Santissima, ha voluto abitare fra noi»8. La genealogia di Gesù che si legge nel Vangelo non è un semplice elenco di nomi che, partendo da Abramo, arriva fino a Gesù, ma ha in sé un significato più profondo. In questo elenco si mettono in evidenza alcune figure luminose, come i patriarchi che furono fedeli alla voce di Dio; però tra questi nomi troviamo anche alcune storie oscure, persone che si sono comportate in maniera meschina.
Da queste pagine appare ancora una volta l’evidenza che, per citare san Josemaría, «come noi uomini scriviamo con la penna, il Signore scrive con il piede del tavolo, perché si veda che è lui che scrive: e questo è incredibile, è meraviglioso»9. Per Dio non esistono vicoli senza uscita. Benché rispetti sempre la nostra libertà, il Signore «sa trovare nel nostro fallimento nuove vie per il suo amore. Dio non fallisce. Così questa genealogia è una garanzia della fedeltà di Dio; una garanzia che Dio non ci lascia cadere, e un invito ad orientare la nostra vita sempre nuovamente verso di Lui, a camminare sempre di nuovo verso Cristo»10.
Contemplare Maria vuol dire guardarci nel modello che Dio stesso ci ha dato. Nelle litanie del Rosario la invochiamo con il titolo di «Vergine fedele» e «Causa della nostra letizia»: nel giorno del suo compleanno le possiamo chiedere che ci aiuti ad essere felici essendo fedeli ogni giorno ai disegni di Dio, sempre nuovi.
Note:1 Antifona d’ingresso; 2 Preghiera dopo la comunione; 3 Joseph Ratzinger, El Rostro de Dios, ed. Sígueme, Salamanca, 1983; 4 Sant’Andrea di Creta, Sermone 1, PG. 97, nn. 806-810; 5 San Giovanni Paolo II, Omelia, 8-IX-1980; 6 San Giovanni Damasceno, Omelia sulla Natività di Maria, PG 96, 661 s; 7 San Josemaría, Amici di Dio, n. 25; 8 Papa Francesco, Udienza, 8-IX-2021; 9 San Josemaría, Meditazioni, 2-X-1962; 10 Benedetto XVI, Omelia, 8-IX-2007;
Perché Davide è nominato prima di Abramo
Il Libro è quasi una dispensa di grazie. Così come, infatti, nella dispensa di un ricco ogni uomo trova ciò che desidera, allo stesso modo in codesto libro ogni anima trova ciò che reputa necessario. Che significano le parole Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo? E in che senso il profeta Isaia dice: Chi narrerà la sua generazione? (Is 53, 8). Ma se il profeta afferma che la sua nascita divina non si può narrare, l’evangelista ne mette in evidenza l’origine dalla carne. Infatti non ha detto, di Gesù Cristo figlio di Dio, ma figlio di Davide, figlio di Abramo.
Perché Giovanni, subito all’inizio del suo Vangelo, evidenziò la sua natura divina dicendo: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio (Gv 1, 1)? Dato che Giovanni, in esilio tra i pagani, scrisse il Vangelo in greco per i pagani che non sapevano se Dio avesse un Figlio o la maniera in cui lo avesse generato, sarebbe stato quindi di poco rilievo esporre come prima cosa a quelli il mistero della sua incarnazione, dal momento che ignoravano anche chi fosse. Era pertanto necessario innanzitutto mostrare loro che il Figlio di Dio è Dio; subito dopo che si fece carne, affermando: Il Verbo si fece carne e dimorò in noi (Gv 1, 18).
Matteo, invece, come già detto in precedenza, scrisse in ebraico il Vangelo per i giudei, affinché essi attraverso la lettura fossero confermati nella fede. I giudei infatti da sempre erano a conoscenza sia del fatto che c’è il Figlio di Dio sia del modo in cui è Figlio di Dio (1). Sarebbe stato pertanto superfluo parlare loro della sua natura divina che essi stessi conoscevano assai bene; fu d’altra parte necessario mostrare loro il mistero della sua incarnazione. Ma per quale motivo ha nominato prima Davide, pur precedendolo Abramo dal punto di vista temporale? Un primo semplice motivo risulta questo: dal momento che l’evangelista aveva intenzione di passare in rassegna le generazioni del Signore partendo da Abramo, se avesse detto prima che egli era figlio di Abramo, poi di Davide, sarebbe necessariamente dovuto tornare ad Abramo e calcolarlo due volte nel medesimo punto.
L’altro motivo sta nell’essere la dignità del regno maggiore di quella della natura.
Sebbene Abramo lo precedesse dal punto di vista cronologico, Davide tuttavia lo precedeva in dignità (2).
Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 1
(Note: 1- L’autore anonimo dell’Opera incompleta su Matteo afferma che i giudei conoscevano l’esistenza del Figlio di Dio, in quanto essa, secondo l’interpretazione cristiana dell’AT, è preannunciata, e perciò resa nota, dalle profezie; 2- Abramo viene qui nominato dopo Davide, anche se lo aveva preceduto nel tempo, in quanto col suo nome l’evangelista ha dato inizio all’elenco delle generazioni).
Eva e Maria: la parola della morte e della vita
Quando dunque san Giuseppe era sul punto di mandarla via segretamente, poiché era ancora all’oscuro di un così grande mistero, mediante una visione di un angelo si sentì dire: Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Perciò san Giuseppe viene messo al corrente del mistero celeste, perché non avesse a pensare sul conto della verginità di Maria in modo diverso da quel che era in realtà.
Sarebbe stato empio che un giusto qual era Giuseppe, potesse sbagliarsi sul conto di una verginità tanto eccelsa. Viene perciò reso conscio del segreto al fine di rimuovere qualsiasi errato sospetto, e per essere reso partecipe del bene che deriva dal sacramento. E questa la ragione per cui gli fu detto: Non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei” viene dallo Spirito Santo, di modo che Giuseppe potesse conoscere sia l’integrità-verginale di Maria che l’origine divina del parto. Un sì grande mistero non poteva venire rivelato ad altro uomo che non fosse Giuseppe, perché lui era a diritto ritenuto sposo di Maria, lui che nel nome stesso escludeva qualsiasi ombra di peccato. Tradotto dall’ebraico, difatti, Giuseppe significa «senza obbrobrio». Ma anche in questo caso si deve vedere un mistero: all’inizio dei tempi il diavolo rivolse prima la parola ad Eva, poi all’uomo, così da iniettare in loro il seme di morte. Nel nostro caso, invece, l’angelo santo prima parla a Maria, poi a Giuseppe, per rivelare loro il Verbo della vita. Nel primo caso la donna venne scelta per scatenare nel mondo il peccato; qui Maria viene innanzitutto scelta per offrire il dono della salvezza. Nel primo caso, l’uomo è caduto per colpa della donna; nel secondo caso, l’uomo risorge per merito di una vergine. Così si comprende ora perché l’angelo abbia detto a Giuseppe: Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, poiché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
E aggiunge: Essa partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù. Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Ma questo nome del Signore, con il quale viene chiamato Gesù fin dal seno materno, non è
per lui nuovo, ma antico. Tradotto dall’ ebraico, Gesù vuol dire «salvatore». È certo un nome che si adatta a pennello a Dio, proprio lui che così disse per mezzo del profeta: Al dì fuori di me non c’è né
persona giusta né un salvatore. Del resto, quando il Signore stesso vuole parlare della sua origine mediante nascita corporale, è così che si esprime per bocca del profeta Isaia: Il Signore mi ha chiamato per nome fin dal seno di mia madre. Dice: con il mio nome, non con un altro, perché il nome Gesù gli compete in quanto Verbo incarnato; Gesù vale Salvatore, perché salvatore poteva esserlo solo in quanto Dio. È per questo che abbiamo detto che salvatore è bene tradotto con Gesù. È quanto viene appunto confermato dalla citazione di Isaia: Il Signore mi ha chiamato per nome fin dal seno di mia madre.
Ma, per farci meglio conoscere il sacramento della sua incarnazione, nello stesso profeta aggiunge: Ha reso la mia bocca come una spada affilata, mi ha reso freccia scelta, mi ha riposto nella sua faretra. Nella freccia si deve vedere la sua divinità, e nella faretra si deve intendere il corpo che egli ha assunto da una vergine, corpo che nasconde, quasi come con una nube, la divinità.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 2, 3-4)
Il salvatore dal peccato
Tutto ciò avvenne. Tutto cosa? Che la vergine andasse in sposa a un suo congiunto, che si mantenesse casta, che l’angelo parlasse in sogno a Giuseppe, che quest’ultimo ricevesse l’ordine di accogliere la sua sposa, che Gesù fosse il nome del fanciullo, che la vergine generasse il Salvatore del mondo. Affinché si adempisse quanto era stato detto dal Signore per mezzo del profeta (Is 7,14): Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio. La grazia è testimoniata dai profeti sia perché siano in armonia il Vecchio e il Nuovo Testamento sia per dare soddisfazione alla debolezza di ingegno degli eruditi sia perché non sembri che per caso si manifesti improvvisamente ciò che era stato predetto tanto tempo prima.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 1)
La perenne verginità di Maria
Aggiunge anche l’evangelista: Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta Isaia: Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato “Dio con noi”. In base all’attestazione dunque del profeta una vergine concepisce, una vergine dà alla luce il figlio per la salvezza del mondo. Ma osserva attentamente nascosto anche qui un mistero; osserva bene come viene restituita al mondo la salvezza; essa viene operata inversamente al modo in cui il peccato era entrato nel mondo all’inizio dei tempi. Adamo viene plasmato da una terra vergine; il Figlio di Dio nasce dalla vergine Maria. Nel primo caso una vergine diede avvio alla morte; qui una vergine dà alla luce la vita; Il l’uomo è caduto per causa di una vergine; qui l’uomo ha potuto erigersi ancora su in alto; nel caso di Adamo ed Eva ci fu la rovina provocata dalla morte; nel caso di Maria il trionfo della vittoria sulla morte.
Anche David aveva già attestato che il Figlio di Dio avrebbe assunto carne mortale da una vergine; egli dice: «Madre Sion», dirà l’uomo, e un uomo è stato generato in essa; è proprio l’Altissimo che l’ha fondata. Quando dice Madre Sion intende parlare di Maria; ella è infatti madre della carne del Signore; in lei il Figlio di Dio s’è fatto uomo, poiché il Verbo si è fatto carne, come fa fede l’evangelista. Ma di questa stessa carne il Signore in persona è stato il fondatore, poiché egli stesso
per sé è stato e autore e creatore della propria natività corporale. Per questo aggiunge: L’Altissimo stesso l’ha fondata.
Eguale attestazione si riscontra anche in Salomone: La Sapienza ha costruito a se stessa una casa, dice; poiché Cristo, che per definizione è la sapienza di Dio, ha plasmato a sé medesimo un corpo nel seno della Vergine. Facendo allusione al mistero della sua incarnazione, il Signore, in uno dei salmi di David, così si esprime: Ma io sono verme, non uomo. Non si deve credere che intendesse parlare realisticamente di un verme, ma aveva di mira di accennare al sacramento della sua natività corporea. E si spiega: il verme nasce spontaneamente dalla terra senza alcun seme animale; allo stesso modo senza seme maschile il Signore è uscito esultante dal seno verginale della madre.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 3, 1)
La profezia sulla nascita di Gesù
Con l’antichità della profezia l’angelo conforta il suo discorso. Questa profezia fu detta ad Achaz allorché i re di Samaria e di Siria fecero una spedizione contro di lui. Poiché temeva che avrebbero preso la città e avrebbero posto il figlio di Tabed come re, Dio disse a lui questo oracolo mostrando che fino a quando Cristo non sarebbe stato generato dalla Vergine, non sarebbero finiti i capi di Israele dalla stirpe di Davide. Visse 15 anni nel regno e poi morì. E suo figlio Ezechia divenne re all’età di 24 anni – ne aveva 9 quando suo padre aveva cominciato a regnare.
Come dunque i giudei possono dire che l’oracolo si riferisse ad Ezechia, che era nato prima dell’inizio del regno del padre, dato che siamo d’accordo che questa profezia è stata fatta nel primo anno del suo regno?
E nessuno dica disonorevole la generazione da donna. In primo luogo, infatti, la natura incorporea di Dio non può contaminarsi, in quanto è luce, e neppure la luce sensibile degli astri si contamina quando si avvicina a luoghi impuri.
Insomma colui che non si è contaminato nel creare la donna perché l’ha plasmato, non si è nemmeno contaminato nell’essersi incarnato da lei. Questo sia detto in opposizione a ciò che è impuro.
Quanto a ciò che è puro, non c’è differenza tra le parti che generano e le altre.
Infatti Dio ha creato tutta la donna assolutamente bella come anche tutta la creazione.
(Teodoro di Eraclea, Frammento 3)
lo chiameranno Emmanuele
È per rendere accettabile la rivelazione di questo miracolo che l’angelo si appella, quindi, a Isaia. Non si ferma, però, qui, ma ricollega la rivelazione a Dio stesso. Egli non dice infatti che tutto ciò è accaduto per adempiere quanto ha detto Isaia, ma dice che tutto ciò avvenne affinché si adempisse quanto era stato detto dal Signore per mezzo del profeta. La bocca era, sì, di Isaia, ma la profezia veniva dall’alto, da Dio. Che cosa diceva, dunque, questa profezia? Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno Emmanuele, che vuol dire “Dio con noi”. Perché – mi domanderete – non gli è stato dato il nome di Emmanuele, ma quello di Gesù Cristo? La ragione sta nel fatto che l’angelo non dice: lo chiamerai, ma «lo chiameranno Emmanuele», cioè i popoli e la stessa realtà degli avvenimenti gli daranno quel nome. Qui è il fatto stesso che si realizza ad imporre il nome; ed è questo un uso della Scrittura: i fatti che accadono acquistano valore di nome e vengono dati come tali. Quando l’ angelo dice «lo chiameranno Emmanuele» è come se dicesse: essi vedranno Dio fra gli uomini. Infatti, sebbene Dio fosse sempre stato con gli uomini, tuttavia non fu mai tra loro in modo così visibile e sensibile, come accadde dopo l’incarnazione.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 5, 2-3)
Il concepimento di Maria
Per quale motivo dopo la richiesta di matrimonio concepì? Credo che la vergine fosse sollecitata da tre motivi. Perché sembrasse a tutti che il concepimento fosse da Giuseppe e per questo fuggisse il pericolo; perché da quest’ultimo Cristo derivasse la genealogia e ancora perché avesse questo come tutore e ministro nelle circostanze difficili, quando furono perseguitati da Erode.
(Teodoro di Eraclea, Frammento 4)