NT/ Luglio 2, 2023/ Orientamenti per la preghiera, Vangelo-Domenica con i Padri, Liturgia della Parola domenicale, Commenti Bibbia, Raccolte, Vangelo, Padri Chiesa, Preghiere, Meditazioni, Riflessioni, Sacra Scrittura, Padri, Domenica

Rendersi disponibile per gli altri è sempre un’incognita e un’avventura: l’incognita e l’avventura della carità. Ma se il nostro amore è sincero e disinteressato bisogna fidarsi di Dio. Ogni atto d’amore infatti, anche se spesso è uno sforzo, ottiene una purificazione che ci migliora, ma forse è anche come una piccola chiave che ci apre l’avvenire.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura (2Re 4,8-11.14-16a)

Il gesto di Eliseo richiama i suoi miracoli di beneficenza. Egli vuole testimoniare alla donna sunamita la sua riconoscenza per l’ospitalità che gli ha offerto. Le promette un figlio: più di quanto ella osasse immaginare. La sua visita è un mezzo con cui Dio vuole ricompensare la carità della donna che si era resa conto di essersi imbattuta con “un uomo di Dio, un santo: si fermi da noi”.

C. Meucci, Dipinto con Sant’Eliseo, (1762).

Dal secondo libro dei Re (2Re 4,8-11.14-16a)

Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei.

Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare».

Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Eliseo disse [a Giezi, suo servo]: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stingerai un figlio fra le tue braccia».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale Dal Sal 88 (89)

R. Canterò per sempre l’amore del Signore.

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,

perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;

nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». R.

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia. R.

Perché tu sei lo splendore della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra fronte.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele. R.

Seconda Lettura (Rm 6,3-4.8-11)

Col battesimo Cristo strappa dal peccato il credente per donargli la sua vita. Il battesimo diventa così il segno di questa morte e resurrezione per cui, rinunziando al peccato, il battezzato accoglie il suo Salvatore e trova la vera vita. Camminiamo sempre in novità di vita per cercare di vivere ogni giorno «per Dio in Cristo-Gesù».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Rm 6,3-4.8-11

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?

Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.

Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa;
proclamate le opere ammirevoli di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. (Cf. 1Pt 2,9)

Alleluia.

VANGELO

Seguire Cristo vuol dire non preferirgli nessun’altra cosa ed abbracciare gli affanni di ogni giorno che sono la nostra croce. Quando si ama Cristo, si accolgono anche i suoi discepoli che sono i suoi messaggeri: chi li accoglie accoglie Cristo stesso e sarà abbondantemente ricompensato. «Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me».

Bassorilievo, Gesù porta la Croce e l’abbraccia.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,37-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.

Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Parola del Signore.

ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA

Signore, perché mi hai detto di amare tutti gli uomini,
miei fratelli?
Ho cercato, ma torno a te sgomento…

Signore, ero tanto tranquillo a casa mia,
avevo ordinato la mia vita, mi ero sistemato.
La mia casa era arredata e mi ci trovavo bene.

Solo, andavo d’accordo con me stesso.
Al riparo dal vento, dalla pioggia, dal fango.
Sarei rimasto puro, chiuso nella mia torre.
Ma nella mia fortezza, Signore, hai scoperto una falla,
Mi hai costretto a socchiudere la porta,
Come una raffica d’acqua in viso, mi ha destato il grido degli uomini;
Come un vento burrascoso, mi ha scosso un’amicizia;
Come s’infiltra un raggio di sole, la tua grazia mi ha inquietato
…ed imprudentemente ho lasciato socchiusa la porta.
Signore, ora son perduto!
Fuori gli uomini mi spiavano.
Non sapevo che fossero tanto vicini; in questa casa, in questa via, in quest’ufficio;
il vicino, il collega, l’amico.
Non appena ho socchiuso, li ho visti, con la mano tesa, lo sguardo teso, l’anima tesa che
chiedevano come mendicanti alle porte delle chiese.

I primi sono entrati in casa mia, Signore. Vi era pure un po’ di posto nel mio cuore.
Li ho accolti, li avrei curati, li avrei accarezzati, le mie pecorelle, il mio piccolo gregge.
Saresti rimasto contento, Signore, ben servito, ben onorato, con decoro, con finezza.
Fin lì, era ragionevole…
Ma quelli che seguivano, Signore, gli altri uomini, non li avevo veduti; i primi li nascondevano.
Erano più numerosi, erano più miserabili, mi hanno aggredito senza dar l’allarme.
È stato necessario restringersi, fare posto in casa mia.

Ora, son venuti da ogni dove, a ondate successive, che si sospingevano l’un l’altra,
si urtavano.
Son venuti da ogni dove, dalla città tutta, dalla nazione, dal mondo;
innumerabili, inesauribili.
Non son più isolati, ma a gruppi, in catena, legati gli uni agli altri, mescolati, saldati,
come pezzi di umanità.
Non son più soli, ma carichi di pesanti bagagli;
bagagli d’ingiustizia, bagagli di rancore e di odio, bagagli di sofferenza e di peccato…
Trascinano il Mondo alla loro sequela, con tutto il suo materiale arrugginito e contorto,
o troppo nuovo e mal messo, mal impiegato.

Signore, mi fanno male! Sono ingombranti, sono invadenti.
Hanno troppa fame, mi divorano!

Non posso più far nulla; quanto più entrano e tanto più
spingono la porta e tanto più la porta si apre… Ah, Signore! La mia porta è spalancata!
Non ne posso più! E’ troppo per me! Non è più una vita!
E la mia situazione?
E la mia famiglia?
E la mia tranquillità?
E la mia libertà?
Ed io?
Ah! Signore, ho perso tutto, non sono più mio;
Non c’e più posto per me a casa mia.

Non temere nulla, dice Dio, hai guadagnato tutto,
perché mentre gli uomini entravano in casa tua,
io tuo Padre,
io, tuo Dio,
mi sono unito a loro.

(M.Quoist, Preghiere)

Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti (Lc 14, 13-14).

La fede può separarci dalla famiglia
Quando dunque siamo rinnovati dal lavacro del battesimo per mezzo della potenza del Verbo, noi veniamo separati dai peccati della nostra origine e dagli autori di essi. Recisi mediante una specie di taglio della spada di Dio, ci separiamo dalle inclinazioni di nostro padre e di nostra madre e, spogliandoci dell’uomo vecchio con i suoi peccati e la sua incredulità e rinnovati nel corpo e nell’anima dallo Spirito, dobbiamo odiare il nostro modo di agire secondo I’ abitudine inveterata e innata.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 10, 24)
Amore familiare e amore per Dio
Chi ha premesso: Non sono venuto a portare la pace, ma la spada, e a dividere gli uomini dal padre, dalla madre, dalla suocera, affinché nessuno anteponga all’amore di Dio l’amore per i parenti, soggiunge subito: Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me. Anche nel Cantico dei cantici leggiamo: Ordinate in me l’amore (Ct 2, 4). Quest’ordine è necessario in ogni sentimento. Dopo Dio Padre, ama la madre, ama i figli. Ma se si presenterà la necessità di mettere a confronto l’amore per Dio con l’amore per i genitori e per i figli, e non puoi conservare l’uno e l’altro, nutriamo pure allora (“odio”) meno amore per i familiari, ma  più amore verso Dio . .
Gesù non vieta perciò di amare il padre o la madre, in quanto chiaramente precisa:
Chi ama il padre o la madre più di me .

(S.Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo 1, 10, 37)
Ama la tua famiglia in Cristo
Dica pure mio padre: «Amami». Dica pure mia madre: «Amami». A queste parole risponderò: «Tacete». Non è forse giusto ciò che esigono? Non contraccambierò il dono che ho ricevuto? Il padre dice: «lo ti ho generato». La madre dice: «Sono stata io a darti alla luce». Il padre dice: «Sono stato io a farti istruire». La madre dice: «Sono stata io a darti il nutrimento». Forse sono giuste le parole di coloro che dicono: «Sulle sue penne tu vuoi essere portato, ma non volare mentre sei debitore, rendici quello che ti abbiamo dato prima». Rispondiamo al padre e alla madre che giustamente dicono: «Amaci». Rispondiamo: «lo vi amo in Cristo, ma non vi amo in luogo di Cristo.
Siate con me in lui, ma non io con voi senza di lui». «Ma noi – dicono – non amiamo Cristo». «Ma io amo Cristo più di voi». Terrò conto del genitore e perderò il Creatore?
(S.Agostino, Discorsi 65A, 5)
L’amore per i genitori non è comparabile all’amore verso Dio
Gesù parla in tal modo per rendere al tempo stesso i figli più forti, quando è in causa l’amore di Dio, e i genitori, che volessero ostacolarli, più miti e ragionevoli.
Costatando che Dio ha tale forza e potenza da attirare a sé i figli degli uomini, separandoli dai loro genitori, questi ultimi desisteranno dall’opporsi, ben comprendendo che tutti i loro sforzi in tal senso sarebbero inutili. Ecco perché in questo passo Gesù si rivolge solo ai figli, e non indirizza le sue parole anche ai padri, i quali, però, dalle sue parole sono avvertiti di non tentare mai di allontanare da Dio i loro figli trattandosi di impresa impossibile. Ma affinché i padri non rimangano indignati e non si ritengano offesi da questo comando eh’ egli rivolge ai giovani, osservate come prosegue il suo discorso. Dopo aver detto: «Se uno viene a me senza disamare il proprio padre e la madre», aggiunge subito, «e persino la propria vita». Credete voi – egli dice in sostanza – che io vi chieda soltanto di rinunziare ai vostri genitori, ai vostri fratelli, alle vostre sorelle, alle vostre spose?
Non c’è niente di più strettamente unito all’uomo della sua vita: ebbene, se non giungerete a disprezzare anche quella, io non vi considererò né vi tratterò certo da amici, ma in modo del tutto contrario.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 35, 2)
Chi non prende la sua croce
Pronti a morire. Prende su di sé la sua croce colui che è pronto ad affrontare ogni pericolo per Dio, persino la morte, se necessario, piuttosto che abbandonare Cristo. È tale anche chi, pur avendo evitato queste sofferenze per la pietà di Dio, tuttavia per quanto sta alla sua intenzione, ogni giorno è crocifisso: perciò anche se non avrà sofferto un tale dolore, otterrà la ricompensa.
Infatti viene premiata la volontà, non la realizzazione, perché quella procede dal nostro arbitrio, mentre le azioni sono compiute per grazia di Dio. Chi avrà trovato la sua vita la perderà. È meglio morire per Dio e vivere in eterno che vivere per noi e morire per sempre. Se è morto per noi Cristo che non poteva morire se non avesse voluto, quanto a maggior ragione dobbiamo morire per lui noi che, anche se non vogliamo, siamo destinati alla morte! Se il Signore è morto per i suoi servi e ciò senza alcun premio, è più giusto che il servo muoia per il Signore, e con questo consegue il premio.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 26)
Perdere e trovare la vita
Chi avrà perduto la sua vita la troverà. Quindi egli prosegue, riprendendo la serie dei precetti e la loro spiegazione.
Dopo aver comandato di abbandonare tutto ciò che c’è di più caro al mondo, aggiunge:
Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Coloro che sono di Cristo hanno crocifisso il proprio corpo con i suoi vizi e le sue concupiscenze.
E non è degno di Cristo colui che, rifiutando di prendere la propria croce, nella quale soffriamo, moriamo, siamo sepolti, risuscitiamo con lui, non ha seguito il Signore per vivere in questo mistero di
fede mediante la novità dello Spirito.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Cioè, per la potenza del Verbo e l’abbandono dei vizi antichi, il guadagno della vita conduce alla morte, la sua perdita alla salvezza. Bisogna dunque accogliere la morte in novità di vita e inchiodare i propri vizi alla croce del Signore.
E, opponendo ai persecutori il disprezzo dei beni presenti, bisogna conservare la libertà di una gloriosa confessione e rifuggire l’idea di un guadagno mortale per l’anima, consapevoli che nessuno ha potere sulla nostra anima e che si guadagna l’immortalità con la perdita della propria breve vita.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 10, 25-26)
Un amore appropriato
Chi fa risparmio della sua vita la perderà; chi invece la perde per causa mia, la ritroverà. Vedete quale danno subiscono coloro che amano troppo la loro vita, e quale guadagno ottengono coloro che sanno disprezzarla e perderla? Poiché Cristo comanda ai suoi apostoli cose tanto difficili, come la rinunzia ai genitori, ai figli, alla natura, alla parentela, a tutti i beni, a tutti gli affetti terreni e alla vita
stessa, stabilisce anche una ricompensa, che è grandissima. Ciò a cui vi sottoponete – egli dice – non solo non vi danneggerà ma, al contrario, vi arrecherà un immenso vantaggio tanto che il peggior
male che potrebbe capitarvi sarebbe proprio rinunziare a soffrire tutte queste tribolazioni.
Ripetendo un’argomentazione che gli è familiare, si serve dei loro desideri per persuaderli e stimolarli.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 35, 2)
Chi avrà trovato la sua vita la perderà
In questo passo chiama metaforicamente perdita dell’anima la separazione dal corpo.
Chi troverà la propria anima, è colui che preferisce la vita effimera di quaggiù, reputandola un guadagno, e invece deve sopportare ciò che è peggio della morte, perché viene inviato alla punizione e alla morte sempiterna.
(S.Cirillo di Alessandria, Frammento 128)
Egli prodiga a tutti il suo amore nell’insegnare e la sua premura nel dare prescrizioni.
E come aveva manifestato a coloro che non accoglievano gli apostoli il pericolo testimoniato dalla polvere scossa, così promette a coloro che lo accolgono una ricompensa superiore alla riconoscenza per un servizio prestato. Egli insegna così il suo ruolo di mediatore, poiché per mezzo di lui, accolto da noi e uscito da Dio, Dio si è riversato in noi. Così chi accoglie gli apostoli, accoglie Cristo, chi poi accoglie Cristo, accoglie Dio Padre.
Negli apostoli infatti non si accoglie niente altro se non ciò che è in Cristo, e in Cristo non c’è niente altro se non ciò che è in Dio. Per questa successione di grazie, accogliere gli apostoli non è altro che accogliere Dio, dal momento che in essi abita Cristo e in Cristo abita Dio.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta. Chi accoglie un profeta accoglie colui che abita in un profeta, e accogliendo un profeta come profeta diventa degno della ricompensa di un profeta. Un’uguale ricompensa viene assegnata anche a chi accoglie un giusto, e si diventa giusti rendendo onore alla giustizia. Così si compie la giustizia che viene dalla fede e il servizio ottiene una ricompensa. Dio accorda quindi molte occasioni per conseguire l’eternità, dal momento che lo stesso riguardo mostrato nell’accogliere un giusto e un profeta riceve a sua volta l’onore del giusto e del profeta.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 10, 27-28)
Ricevere la ricompensa dovuta
Accogliere il profeta con il nome di profeta ha voluto indicare tutti coloro che predicano Cristo; con il nome di giusto ogni cristiano, poiché non è solo dei dottori andare errando di città in città a causa delle persecuzioni ma anche di tutti i perfetti cristiani che credono in Cristo.
Come profeta cioè profeta di Cristo. Come giusto cioè servo giusto di Cristo.
Affinché ogni opera buona abbia la ricompensa, devono presentarsi queste due circostanze: che accolgano un cristiano e lo accolgano come cristiano, che sia sacerdote o laico. Se invece qualcuno accoglie un non cristiano o accoglie un cristiano ma non come cristiano, non ottiene la ricompensa. Che cosa si intende con: Chi accoglie un profeta come profeta, riceve la ricompensa del profeta. E chi accoglie un giusto come giusto, riceverà la ricompensa del giusto? Si intende questo: quale ricompensa ha colui che va errando, tale la avrà chi lo accoglie mentre vaga a causa di Dio. E sono entrambi sullo stesso piano, colui che si affatica a causa di Dio e costui che dà refrigerio a chi si affatica a causa di Dio.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 26)
Colui che accoglie con gioia coloro che sono inviati da lui onora colui che ha mandato e viceversa. O anche secondo quest’altra interpretazione: colui che accoglie gli apostoli che annunciano la Trinità, accoglie la «pienezza della divinità».
Crediamo di accoglierli, anche ora, in senso spirituale, se con anima disponibile accogliamo i loro ammonimenti.
(Teodoro di Eraclea, Frammento 72)
Secondo il senso spirituale, colui che ha esattamente interpretato il significato degli scritti dell’Apostolo e non è restio ad accettarlo, accoglie l’apostolo e Cristo stesso che parla e vive in lui, di cui possiede gli insegnamenti. E dato che il pensiero paterno di Dio è nel Figlio, colui che accoglie la parola di «Sapienza» e tutto ciò che è Cristo, accoglie Dio padre di tutto.
Interpreta spiritualmente le prime parole del passo riferendole al Nuovo Testamento, e queste altre riferendole all’Antico.
Colui che infatti riflette sui profeti considerando che essi parlano sapientemente, non secondo il proprio pensiero ma in quanto sono mossi dallo spirito di Dio, accogliendo perciò il pensiero che è in essi e possedendo egli stesso spirito profetico, ben a ragione ottiene la ricompensa del profeta.
E colui che riflette su ciò che è giusto e ingiusto e non vive in modo ingiusto, se accoglie un giusto non solo in quanto è ospitale, se è giusto, ottiene la ricompensa del giusto.
(Origene, Frammento 218)
Offrire un bicchiere d’acqua fresca: Egli ha insegnato che l’opera di una coscienza retta non è vana e che la speranza della fede non soffre per la colpa dell’incredulità altrui. Prevede che molti si sarebbero gloriati solo del titolo di apostoli ma sarebbero stati riprovevoli in tutta la condotta della loro vita, ingannando e mentendo a lungo. Egli tuttavia non toglie all’ossequio, che è loro accordato perché li si crede pii, la ricompensa per l’opera di carità di coloro che sperano in essi. Infatti, anche se essi sono i più piccoli, cioè gli ultimi tra tutti i peccatori – poiché non c’è niente di più piccolo del minimo -, tuttavia egli ritiene che anche i servizi più leggeri nei loro riguardi, designati col nome di acqua fresca, non sono senza valore. L’onore infatti viene reso non ai peccati dell’uomo, ma al titolo di apostolo. E così le turpitudini di colui che mente su se stesso non tolgono niente alla rettitudine di colui che rende un servizio. Questi consegue la ricompensa per la sincerità nel dare, non per la menzogna di colui che riceve.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 10, 29)
Basta offrire con tutto il cuore
Aveva detto: Chi accoglie voi; accoglie me. Ma l’osservanza di questo precetto potrebbe venire ostacolata da molti pseudo-profeti e da falsi predicatori. Gesù porge un rimedio anche per questo quando dice: Chi accoglie un giusto in quanto giusto, riceverà una ricompensa da giusto. Qualcuno potrebbe ancora cercar scuse dicendo: «La povertà mi paralizza, la miseria mi trattiene; per questo non posso essere ospitale». Ma Gesù con un facilissimo comandamento spazza via queste scuse: basta offrire con tutto il cuore un bicchiere d’acqua fresca. D’acqua fresca, ripeto, non calda, per evitare che trattandosi di acqua calda si chiami a pretesto l’indigenza o la mancanza di legna per accendere il fuoco. È così che l’Apostolo ordina ai Galati di fare: Chi viene istruito nella dottrina, metta a parte di tutti i suoi beni chi lo ammaestra (Gal 6, 6); ed esorta i discepoli a sostenere i maestri. Dato che qualcuno potrebbe, protestando la sua povertà, eludere il precetto prima ancora che egli lo proponga, toglie di mezzo ogni obiezione dichiarando: Non fatevi illusioni: con Dio non si scherza; ognuno infatti mieterà quello che avrà seminato (Gal 6, 7s.). Questo è il significato: invano tiri in ballo la tua povertà, quando ben altri motivi conosce la tua coscienza. Puoi ingannare me che ti
esorto; ma sappi che mieterai in proporzione di quanto avrai seminato.
(S.Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo 1, 10, 40-42)

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