Quanti capricci, ingiustizie e nefandezze nella storia dietro lo scudo del potere! Si è perso il concetto che la supremazia o il comando non sono a servizio di un gruppo, di un partito, o di noi stessi ma del popolo tutto e chi esercita l’autorità ha solo un ruolo di guida. Un confronto col comportamento di Gesù che comanda nell’amore e nella giustizia aiuterebbe almeno a riflettere.
Prima Lettura
Sebna il sovraintendente del palazzo del re, avendo esercitato la sua funzione a proprio vantaggio e contando nelle sue forze piuttosto che nel Signore, verrà sostituito con Eliakim il quale eserciterà il potere nella linea di Dio. Ai propri interessi proporrà quelli del suo Signore e del popolo per il quale sarà un padre. «Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide»: «La chiave è la croce di Cristo, con la quale egli ci ha aperto la porta del cielo. E osserva che la croce è detta «chiave» e «potere»: chiave perché apre il cielo agli eletti, potere perché con la sua potenza precipita i demoni all’inferno” (S.Antonio da Padova, Omelia sul Natale).
Dal libro del profeta Isaìa (Is 22,19-23)
Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo:
«Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto.
In quel giorno avverrà
che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa;
lo rivestirò con la tua tunica,
lo cingerò della tua cintura
e metterò il tuo potere nelle sue mani.
Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide:
se egli apre, nessuno chiuderà;
se egli chiude, nessuno potrà aprire.
Lo conficcherò come un piolo in luogo solido
e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 137 (138)
R. Signore, il tuo amore è per sempre.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. R.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. R.
Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. R.
Seconda Lettura
«Da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose». Dio è principio, centro e fine di ogni cosa. A Lui così buono e misericordioso sia gloria nei secoli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 11,33-36)
O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
Infatti,
chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?
O chi gli ha dato qualcosa per primo
tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. (Mt 16,18)
VANGELO
La risposta di Pietro alla domanda di Gesù: «Voi che dite che io sia» è opera di una rivelazione divina ed espressione della sua profonda fede e amore nella persona di Gesù. E su questa fede ed amore di Pietro che Cristo-Gesù edificherà la sua Chiesa universale: «tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa».
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-20)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA
«Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22, 31-32).
Come rimane ciò che Pietro ha creduto in Cristo, così rimane ciò che Cristo ha istituito in Pietro […] Egli fu ordinato prima degli altri apostoli, mentre è chiamato Pietro, proclamato fondamento, costituito portachiavi del Regno dei Cieli, stabilito giudice di ciò che deve essere legato e sciolto, la cui decisione vale anche nei cieli, affinché conosciamo, attraverso i misteri di queste denominazioni, la sua profonda unione con Cristo. Tra tutti gli uomini solo Pietro viene scelto per essere il primo a chiamare tutte le genti alla salvezza e per essere il capo di tutti gli apostoli e di tutti i Padri della Chiesa. Nel popolo di Dio sono molti i sacerdoti e i pastori, ma la vera guida di tutti è Pietro, sotto la scorta suprema di Cristo. Carissimi, Dio si è degnato di rendere quest’uomo partecipe del suo potere in misura grande e mirabile. E se ha voluto che anche gli altri prìncipi della Chiesa avessero qualche cosa in comune con lui, è sempre per mezzo di lui che trasmette quanto agli altri non ha negato. A tutti gli apostoli il Signore domanda che cosa gli uomini pensino di lui e tutti danno la stessa risposta fino a che essa continua ad essere l’espressione ambigua della comune ignoranza umana. Ma quando gli apostoli sono interpellati sulla loro opinione personale, allora il primo a professare la fede nel Signore è colui che è primo anche nella dignità apostolica.
Egli dice: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; e Gesù gli risponde: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli» (Mt 16,16-17). Ciò significa: tu sei beato perché il Padre mio ti ha ammaestrato, e non ti sei lasciato ingannare da opinioni umane, ma sei stato istruito da un’ispirazione celeste. La mia identità non te l’ha rivelata la carne e il sangue, ma colui del quale io sono il Figlio unigenito. Gesù continua: «E io ti dico»: cioè come il Padre mio ti ha rivelato la mia divinità, così io ti manifesto la tua dignità. «Tu sei Pietro». Ciò significa che se io sono la pietra inviolabile, la pietra angolare che ha fatto dei due un popolo solo (cfr. Ef 2,14 – 20), il fondamento che nessuno può sostituire, anche tu sei pietra, perché la mia forza ti rende saldo. Così la mia prerogativa personale è comunicata anche a te per partecipazione. «E su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18). Cioè, su questa solida base voglio costruire il mio tempio eterno. La mia Chiesa, destinata a innalzarsi fino al cielo, dovrà poggiare sulla solidità di questa fede.
Le porte degli inferi non possono impedire questa professione di fede, che sfugge anche ai legami della morte. Essa infatti è parola di vita, che solleva al cielo chi la proferisce e sprofonda nell’inferno chi la nega. È per questo che a san Pietro viene detto: «A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,19). Certo, il diritto di esercitare questo potere è stato trasmesso anche agli altri apostoli, questo decreto costitutivo è passato a tutti i prìncipi della Chiesa. Ma non senza ragione è stato consegnato a uno solo ciò che doveva essere comunicato a tutti. Questo potere infatti è affidato personalmente a Pietro, perché la dignità di Pietro supera quella di tutti i capi della Chiesa.(S. Leone Magno, Discorsi 3, 2; 4, 2-3)
Nella regione di Cesarea di Filippo
Perché ha nominato il fondatore della città? Perché ce n’è anche un’altra quella di Stratone, e li interroga non in quella, ma in questa, allontanandoli dai giudei perché, liberi da ogni preoccupazione, dicessero in piena libertà tutto quello che avevano nel loro animo.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 54, 1)
La domanda posta fuori della Giudea
Cesarea di Filippo si trova fuori della Giudea nella regione dei gentili. Perché dunque nostro Signore non interroga i suoi discepoli entro i confini della Giudea? Perché si reca nell’estremo nord all’interno del territorio dei gentili? Dal momento che siamo insignificanti (in qualità di gentili), egli interrogò i suoi discepoli nella terra dei gentili. Il risultato fu che per mezzo della vera ed eterna devozione del beato apostolo Pietro, il Padre rivelò dai cieli ciò che la carne e il sangue non avevano svelato. E quindi i gentili piuttosto che i giudei riconobbero il Figlio di Dio attraverso la fede. Questo, infatti, è quanto accadde nella città di Cesarea: Cornelio fu il primo fra i gentili a convertirsi con tutta la sua famiglia per merito dell’ apostolo Pietro. Il Signore non era incline ad interrogare i suoi discepoli in Giudea dove i giudei non credevano che egli fosse il Figlio di Dio, ma lo consideravano semplicemente il figlio di Giuseppe.
(Epifanio Latino, Interpretazione dei Vangeli 28)
Figlio dell’uomo, Figlio di Dio
Gesù pose questa domanda, affinché potessimo avere un’idea delle opinioni che circolavano sul suo conto fra i giudei.
Ma la pose anche perché potessimo apprendere come esaminare attentamente ciò che la gente dice di lui, e se si tratta di opinioni malevole, come rimuoverne le cause, e se si tratta di opinioni benevole, come accrescerle. Ma egli ha detto Figlio dell’uomo al fine di mostrare che egli stesso non solo appare essere, ma in effetti è immutabilmente uomo e, allo stesso tempo, vero Dio. Non è come se egli fosse diviso in specie differenti, una parte Dio e una parte uomo; piuttosto ci si può rivolgere a lui come Figlio dell’uomo senza alcun dubbio che egli stesso sia anche il Figlio di Dio.
(Teodoro di Eraclea, Frammento 101)
La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?
E perché non chiese subito la loro opinione, ma quella della gente? Perché, dopo aver riferito quella della gente e dopo essere stato loro chiesto: Voi chi dite che io sia?, in base al tenore della domanda fossero innalzati ad una concezione più elevata e non cadessero nella stessa bassezza della gente. Perciò non li interroga all’inizio della sua predicazione, ma dopo aver compiuto molti miracoli, aver parlato con loro di molte e sublimi dottrine ed aver fornito molte prove della sua divinità e della sua concordia con il Padre, allora rivolge ad essi questa domanda. E non ha detto: Chi dicono che io sia
gli scribi e i farisei?, benché spesso costoro gli si avvicinassero e parlassero con lui, ma: Gli uomini chi dicono che io sia?, per esaminare l’opinione imparziale del popolo. Anche se infatti questa era molto più bassa del dovuto, era però priva di malvagità, mentre quell’altra era piena di grande iniquità. Per mostrare come voglia assai che sia riconosciuta l’incarnazione, dice: il Figlio dell’uomo, di qui indicando la divinità, come fa in molte altre occasioni.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 54, 1)
Alcuni dicono che sia Geremia
Allo stesso modo avevano ipotizzato che Cristo fosse Geremia. Forse sapevano che il Signore aveva conoscenza dalla sua nascita ed era senza pari nella sua dottrina. Qualcosa di simile si pensava riguardo Geremia, per il fatto che da bambino si era distinto per il dono della profezia, e che senza l’istruzione di maestri era stato il profeta di un più grande profeta che l’avrebbe seguito.
(Teodoro di Mopsuestia, Frammento 91)
Uno dei profeti
A parte ciò, considera come, a causa delle diverse opinioni che circolavano tra i giudei sul conto di Gesù, alcuni riferendosi ad opinioni non giuste, dicevano che era Giovanni il Battista (come Erode il tetrarca, che disse ai suoi servi: Questi è Giovanni il Battista risorto dai morti; perciò le potenze operano in lui), altri dicevano che quello che chiamavano Gesù era Elia, il quale o aveva conosciuto una seconda nascita, oppure, vissuto da quei tempi nella carne, si era reso visibile nel tempo presente; quelli poi che affermavano che Gesù era Geremia, e non che Geremia era figura di Gesù, vi erano forse indotti da quello che è detto all’inizio del libro di Geremia in merito al Cristo: oracolo allora non realizzatosi nella persona del profeta, ma cominciato a compiersi in Gesù, costituito da Dio sopra i popoli e sopra i regni: per sradicare e demolire per distruggere, per riedificare e piantare e costituito profeta per i popoli, ai quali annunciò la Parola. Ma anche quelli che dicevano che era uno dei profeti, facevano tali supposizioni su di lui a motivo delle cose annunciate nei profeti: parole rivolte a loro, ma non realizzatesi per loro.
(Origene, Commento al Vangelo di Matteo 12, 9)
Voi chi dite che io sia? Il segreto messianico
Dopo che furono esposte le opinioni degli uomini, che erano divergenti a suo riguardo, chiede loro che cosa essi pensavano di lui. Pietro risponde: Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente. Ma Pietro aveva saputo discernere l’intenzione della domanda. Il Signore infatti aveva chiesto: La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Certamente la vista del suo corpo rivelava il Figlio dell’uomo. Ma aggiungendo: chi dicono che sia io, fece capire che c’era un’altra cosa da intravedere, oltre a ciò che si vedeva in lui. Figlio dell’uomo, infatti, lo era. Quale opinione quindi desiderava che si avesse di lui? Certamente non quella che egli stesso aveva espresso a suo riguardo, crediamo.
Ma ciò, di cui si discuteva, era un mistero, verso il quale doveva tendere la fede dei credenti.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 16, 6)
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Quindi, poiché risposero: “Alcuni Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, altri uno dei profeti, e riferirono l’errata opinione di quelli, aggiunse allora: Voi chi dite che io sia?, per invitarli, con questa seconda domanda, ad avere di lui una concezione più sublime per mostrare loro che il precedente giudizio era molto inferiore alla sua dignità. Perciò chiede ad essi un giudizio diverso e rivolge una seconda domanda, perché non avessero la stessa opinione dei più che, dopo aver visto prodigi superiori alle possibilità umane, ritenevano che fosse un uomo, ma apparso in virtù della risurrezione, come diceva anche Erode.
Ma egli, per distoglierli da questa supposizione, dice: Voi chi dite che io sia?, cioè: Voi che state sempre con me, che mi vedete operare miracoli e avete compiuto voi stessi molti prodigi per opera mia.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 54 , 1)
Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente
Forse il Signore non sapeva come lo chiamasse la gente? Tuttavia con la sua domanda egli ha messo in risalto la devozione dell’apostolo Pietro, lasciandoci per sempre una forte confessione di fede. Infatti il Signore aveva interrogato non solo Pietro, ma tutti gli apostoli quando aveva detto: Voi chi dite che io sia? Ma uno solo per tutti aveva risposto al Re, che a tempo debito deve giudicare il mondo intero. Egli è Dio, sia Dio che uomo. Quanto miserabili queste parole rendono i falsi maestri, che ci sono estranei, e che saranno giudicati per l’eternità. Se Cristo è il Figlio di Dio, egli è anche in ogni senso Dio. Se non è Dio, egli non è il Figlio di Dio. Ma dal momento che egli è il Figlio, e il Figlio eredita tutti i caratteri del Padre, custodiamolo sempre inseparabilmente nel nostro cuore, poiché non vi è nessuno che sfugga alla sua mano.
(Epifanio Latino, Interpretazione dei Vangeli 28)
Un solo Cristo
Pietro non dice: «Tu sei un Cristo» o «un Figlio di Dio», ma: il Cristo, il Figlio di Dio. Infatti vi sono molti «cristi» nella grazia, che hanno ottenuto l’onore di essere adottati (come figli), ma è uno solo colui che per natura è il Figlio di Dio. E nel chiamarlo Figlio del Dio vivente, Pietro indica che Cristo stesso è vita e che la morte non ha autorità su di lui. Ed anche se la carne, per un breve momento, è stata debole ed è morta, nondimeno è risorta, poiché il Verbo, che la abitava, non poteva essere sottoposto ai vincoli della morte.
(S.Cirillo di Alessandria, Frammento 190) Su questa Pietra
Questa non è una proprietà che appartiene solo a Pietro, ma essa è nata per il bene di tutti gli uomini. Avendo detto che la sua confessione è una roccia, Gesù afferma che su questa roccia costruirà la sua Chiesa. Questo significa che egli costruirà la sua Chiesa su questa stessa confessione e fede. Per questa ragione, rivolgendosi a colui che lo ha confessato per la prima volta con questo titolo, in base proprio a tale confessione ha attribuito a lui anche questa autorità, un’autorità che sarebbe diventata sua, parlando appunto del bene comune e speciale della Chiesa come di qualcosa che compete a lui solo.
È stato proprio a partire da questa confessione – che si accingeva a diventare la proprietà comune di tutti i credenti – che egli gli impose questo nome, cioè pietra.
Allo stesso modo Gesù gli attribuisce anche il carattere speciale della Chiesa, come se esistesse già in lui sulla base della sua confessione. Per mezzo di ciò egli mostra, di conseguenza, che questo è il
bene comune della Chiesa, dal momento che anche l’elemento comune della confessione era destinato a venire per primo in Pietro.
(Teodoro di Mopsuestia, Frammento 92)
Le chiavi del regno
Cristo, infatti, è una pietra che non è mai mossa e mai si consuma. Pertanto Pietro ha felicemente ricevuto il suo nome da Cristo per indicare la fede stabile e irremovibile della Chiesa. [… ]Il diavolo è la via della morte che si dedica continuamente a suscitare contro la santa Chiesa calamità, tentazioni e persecuzioni. Ma la fede dell’apostolo, che è fondata sulla pietra di Cristo, rimane sempre invincibile ed irremovibile. E le chiavi stesse del regno dei cieli sono state consegnate, in modo che chi è stato legato sulla terra resti legato anche in cielo, e chi è stato sciolto sulla terra resti sciolto anche in cielo.
(Epifanio Latino, Interpretazione dei Vangeli 28)
Gesù ordina ai discepoli di non dire a nessuno che egli è il Cristo. Dà loro un ordine severo
Perché dette quest’ordine? Perché, eliminato ciò che potesse essere motivo di scandalo, compiuto l’evento della croce, realizzatosi il resto della sua passione, senza che ci fosse nulla poi che impedisse e turbasse la fede della gente in lui, fosse impressa, genuina e inalterata, nell’animo dei suoi ascoltatori la dovuta opinione su di lui. Non aveva ancora brillato chiaramente la sua potenza. Perciò voleva essere annunciato da essi, quando la chiara verità dei fatti e la forza degli eventi fossero di sostegno alle parole degli apostoli.
Non era infatti la stessa cosa vederlo in Palestina ora compiere miracoli, ora venire insultato e perseguitato, soprattutto quando la croce doveva seguire i prodigi da lui realizzati, e vederlo ovunque nel mondo adorato e creduto, senza che soffrisse più nulla di simile a quello che aveva patito. Perciò dice di non parlarne con nessuno.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 54, 3)
La proibizione di proclamare la divinità di Gesù
Prima, inviando i discepoli a predicare, aveva ordinato loro di annunziare la sua venuta; qui vieta loro di dire che egli è Gesù il Cristo. Mi sembra che una cosa sia predicare il Cristo, e un’altra predicare Gesù il Cristo. Cristo, cioè il Messia, è il nome comune di un’elevata dignità; Gesù, invece, è il nome proprio del Salvatore. Può darsi che prima della passione e della risurrezione non volesse essere annunziato; per questo, quando più tardi sarà compiuto il sacramento del sangue, più opportunamente dirà agli apostoli: Andate e insegnate a tutte le genti. E perché nessuno creda che questa sia soltanto una nostra personale interpretazione e non il vero significato di queste parole, quelle che seguono mostrano perché vieta ora di annunziare il suo nome.
(S.Girolamo, Commento su Matteo 3, 16, 20)
Non ditelo ad alcuno
Quando i discepoli ebbero ricevuto lo Spirito, allora la dottrina concernente la divinità del Figlio fu loro mostrata in modo completo, e lo Spirito stesso la testimoniò attraverso i miracoli che venivano compiuti nel suo nome. Tuttavia era ancora necessario che questo restasse nascosto ai governanti, le potenze degli elementi di questo mondo (cf. Ef 6, 12), affinché Cristo, soffrendo e risuscitando, potesse trasformare in sé la vita umana e ricrearla, riportandola di nuovo allo stato in cui era all’inizio, prima della sua corruzione. Questa è forse la ragione per cui questa dottrina non fu loro impartita prima.
(Teodoro di Mopsuestia, Frammento 93)