Nella disperazione come nell’angoscia del dolore solo l’affetto sincero di una persona amica può dare coraggio e fiducia nella vita.
Prima Lettura
Nonostante il miracolo di Elia che sul monte Carmelo, aveva dato la possibilità al popolo di conoscere quale fosse il vero Dio, se il Signore (Jhwh) o gli idoli, l’idolatria continua in Israele. Scoraggiato il profeta si reca sul monte Sinai dove fa l’esperienza mistica di Dio: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore». Questi non gli si rivela nell’uragano, nel terremoto o nel fuoco, ma nel mormorio del vento.
Dal primo libro dei Re (1Re 19,9a.11-13a)
In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 84 (85)
R. Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra. R.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo. R.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. R.
Seconda Lettura
Paolo ha un gran dolore nel cuore a causa dei suoi fratelli ebrei, che non hanno accolto il Cristo. Egli, preferirebbe essere «anàtema», purché essi si salvassero. Conserva però ugualmente la fede nel loro destino fondato su tanti titoli di gloria: popolo eletto e scelto per essere depositario delle promesse divine, culla di Gesù Signore che vi è nato e della prima comunità cristiana formata dal primo nucleo di apostoli e discepoli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 9,1-5)
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.
Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola. (Sal 129,5)
Alleluia.
VANGELO
Le onde del lago di Tiberiade sono agitate, e il vento è contrario. Ma giunge Gesù che infonde coraggio ai suoi. Con Lui presente, non c’è da temere purché si abbia sempre lo slancio di muovergli incontro, e naturalmente tanta fiducia da invocare salvezza: «Signore, salvami!».
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14,22-33)
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Parola del Signore.
ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA
Se un giorno ci troveremo alle prese con inevitabili tentazioni, ricordiamoci che Gesù ci ha obbligati a imbarcarci e vuole che lo precediamo sulla riva opposta (cf. Mt 14,22). Poiché è impossibile giungere sull’altra riva per chi non ha sostenuto la prova delle onde e del vento contrario. Quando ci vedremo circondati da molte e penose difficoltà, stanchi di navigare in mezzo ad esse con la scarsità delle nostre risorse, penseremo che la nostra barca è in alto mare, scossa dalle onde che vorrebbero vederci ‘far naufragio nella fede’. Se sentiamo il soffio del maligno accanirsi contro le nostre imprese, pensiamo che il vento ci è contrario. Quando, in mezzo a queste sofferenze, avremo passato tre vigilie dell’oscura notte che regna nei momenti di tentazione, lottando il meglio possibile e sorvegliandoci per evitare ‘il naufragio nella fede’, siamo sicuri che, venuta la quarta vigilia, quando la notte sarà inoltrata e il giorno si avvicinerà, arriverà vicino a noi il Figlio di Dio, per renderci il mare benigno camminando sui flutti.
Il chiaro significato spirituale delle parole di Gesù
Per dare la ragione di questi fatti, bisogna fare distinzioni di tempo. Il fatto che è solo la sera, indica la sua solitudine nell’ora della passione, quando gli altri si sono dispersi per il panico. Il fatto che ordina ai suoi discepoli di salire sulla barca e di andare all’altra sponda, mentre egli congeda la folla, e congedatala, sale sul monte, significa che ordina loro di stare nella Chiesa e di attraversare il mare, cioè il mondo, fino al tempo in cui, ritornando nel suo avvento glorioso, egli stesso darà la salvezza a tutto il popolo, che costituirà il regno d’Israele. Lo libererà dei suoi peccati e, una volta liberato o piuttosto ammesso nel regno dei cieli, renderà grazie a Dio suo Padre e si siederà nella sua gloria e nella sua maestà.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 14,13)
Sul monte
Perché sale sul monte? Per insegnarci che il deserto e la solitudine sono un bene, quando si deve supplicare Dio. Perciò se ne va frequentemente in luoghi solitari e lì passa spesso la notte in preghiera, insegnandoci a cercare, nella preghiera, la tranquillità del tempo e del luogo. Madre di quiete è infatti la solitudine e un porto tranquillo, che ci libera da tutti i tumulti.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 50, 1)
A qualche miglio di distanza da terra
È per questo che Gesù saliva lassù, mentre i discepoli sono di nuovo agitati dai flutti e subiscono la tempesta come prima. Ma allora soffrivano questa situazione con lui nella barca, mentre ora si trovano ad essere da soli. Egli piano piano, a poco a poco li conduce e li spinge verso traguardi più grandi, e a sopportare tutto fortemente. Perciò, quando per la prima volta stavano per correre pericoli, stava con loro, ma dormiva, in modo da dare loro conforto prontamente; ora invece, spingendoli ad una maggiore sopportazione, non agisce così, ma se ne va e permette che si scateni la tempesta in mezzo al mare, in modo che non si attendessero da altri speranza di salvezza, e li lascia tutta la notte in balia delle onde per rianimare, come credo, il loro cuore indurito. Tale era la paura, determinata anche dalle circostanze oltre che dalla tempesta.
Insieme alla compunzione, infuse in essi un desiderio maggiore e un continuo ricordo di sé; perciò non si presentò subito ad essi: Alla quarta vigilia della notte venne verso di loro camminando sul mare.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 50, 1)
Il vento contrario
Frattanto la barca che trasporta i discepoli, cioè la Chiesa, è agitata e scossa dalle tempeste delle avversità, e non cessa il vento contrario, cioè il diavolo che le si oppone e si sforza d’impedirle di giungere alla tranquillità del porto. Ma più potente è Colui che intercede per noi. Poiché in mezzo a queste nostre tempeste, che ci travagliano, egli ci dà fiducia venendo verso di noi e confortandoci; quando siamo turbati badiamo soltanto di non uscire dalla barca e gettarci in mare. In realtà anche se la sbarca è sbattuta, tuttavia è sempre una barca. Essa sola porta i discepoli e accoglie Cristo. È vero, essa corre pericolo nel mare, ma senza di essa uno va in perdizione. Rimani perciò ben saldo nella barca e prega Dio. Quando non approdano ad alcun risultato tutti gli accorgimenti e sono insufficienti le manovre del pilota e le stesse vele spiegate possono apportare più pericolo che utilità; quando non si può più fare affidamento su ogni specie d’ aiuti e di forze dell’uomo, ai passeggeri non resta altro che intensificare le preghiere e implorare l’aiuto di Dio. Colui il quale dà ai naviganti la possibilità di arrivare al porto, abbandonerà forse la propria Chiesa senza condurla alla tranquillità?
(Agostino, Discorsi 75, 4)
Un miracolo annunciato nelle profezie
Chi mai avrebbe potuto camminare sul mare, salvo colui che è il creatore di quanto esiste? Certo solo colui del quale molto tempo fa lo Spirito Santo, per bocca del beato Giobbe, aveva potuto esprimere un tale pensiero: Colui che da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare come fosse sulla terra. Ed è anche colui che, per mezzo di Salomone nella persona della Sapienza, parla pressappoco in questi termini: Ho posto la mia dimora nel più alto dei cieli: il mio trono è su una colonna di nubi. Il giro del cielo da sola ho percorso; ho camminato sui flutti del mare.
Altra testimonianza sul suo conto è quella di David; in un salmo così dice: O Dio, sul mare è la tua via e i tuoi sentieri sulle grandi acque. Si aggiunge la voce del profeta Abacuc che così si esprime: Sui suoi itinerari egli fa sgorgare acque abbondanti; l’abisso fa sentire la sua voce. Dopo tante testimonianze evidenti e splendide, che luogo a dubbio alcuno vi può essere ancora? Esse testificano che egli può tranquillamente camminare tanto sulla terra che – con la stessa facilità- sul mare, perché è l’unigenito Figlio di Dio; ed è lo stesso che, all’inizio dei tempi, per volontà del Padre dispiegò la volta dei cieli; è lo stesso che, sotto la guida di Mosè, offrì al suo popolo il passaggio attraverso il deserto, protetto dalla nube luminosa. ·
(Cromazio di Aquileia, Trattati sul Vangelo di Matteo 52, 2)
Le quattro vigilie nella storia della rivelazione
Se un giorno ci troveremo alle prese con inevitabili tentazioni, ricordiamoci che Gesù ci ha obbligati a imbarcarci e vuole che lo precediamo sulla riva opposta (cf. Mt 14,22). Poiché è impossibile giungere sull’altra riva per chi non ha sostenuto la prova delle onde e del vento contrario. Quando ci vedremo circondati da molte e penose difficoltà, stanchi di navigare in mezzo ad esse con la scarsità delle nostre risorse, penseremo che la nostra barca è in alto mare, scossa dalle onde che vorrebbero vederci ‘far naufragio nella fede’. Se sentiamo il soffio del maligno accanirsi contro le nostre imprese, pensiamo che il vento ci è contrario. Quando, in mezzo a queste sofferenze, avremo passato tre vigilie dell’oscura notte che regna nei momenti di tentazione, lottando il meglio possibile e sorvegliandoci per evitare ‘il naufragio nella fede’, siamo sicuri che, venuta la quarta vigilia, quando la notte sarà inoltrata e il giorno si avvicinerà, arriverà vicino a noi il Figlio di Dio, per renderci il mare benigno camminando sui flutti.
(Origene, Commentario a Matteo, 11, 6)
Nel frattempo i discepoli sono sballottati dal vento e dal mare e sono scossi da tutte le agitazioni del mondo, suscitate contro di loro dallo spirito immondo.
Ma alla quarta vigilia il Signore venne: la quarta volta cioè egli ritornerà verso la Chiesa errante e naufraga. L’espressione «quarta vigilia della notte» indica infatti il numero delle tappe della sua sollecitudine. La prima vigilia è stata quella della Legge, la seconda quella dei profeti, la terza quella della sua venuta nel corpo, la quarta infine sarà quella del suo ritorno glorioso. Ma egli troverà la Chiesa stanca e circondata dallo spirito dell’Anticristo e da tutte le agitazioni del mondo. Verrà infatti al colmo dell’ansietà e dei tormenti. E poiché il modo di agire dell’Anticristo li renderà inquieti di fronte a ogni nuova specie di tentazione, essi si paventeranno anche dell’avvento del Signore, temendo le false immagini della realtà e le finzioni che s’insinuano nello sguardo. Ma il Signore, che è buono, subito parlerà loro, scaccerà la paura e dirà: Sono io, dissipando, mediante la fede nella sua venuta, il timore del naufragio minaccioso.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 14, 14)
Il significato spirituale delle quattro vigilie della notte
Per cui dobbiamo prestare attenzione per sapere che significato rivesta la quarta veglia della notte, durante la quale il Signore venne in aiuto ai discepoli che erano in difficoltà a motivo del mare grosso. Osserviamo come si elenchino le quattro vigilie. La prima vigilia della notte (e cioè del secolo presente) è quella che va dai tempi di Adamo ai tempi di Noè. La seconda vigilia è quella che copre gli anni da Noè a Mosè; è in questa che fu fatto il dono della Legge. La terza vigilia va dai tempi di Mosè all’avvento del Signore e Salvatore. Va detto che, durante queste tre vigilie, il Signore, anche
prima di rendersi visibile in carne umana, difese gli accampamenti dei suoi santi, proteggendoli dalle insidie dei nemici; in una parola: dal diavolo e dai suoi angeli malvagi, che fin dall’origine del mondo non hanno smesso mai di tendere insidie alla salvezza ricercata dai giusti: Le sentinelle di cui si servì poi il Signore sono gli angeli fedeli. Ecco i giusti protetti dal Signore nella prima vigilia: Abele, Set, Enos, Enoc, Matusalemme, Noè. Nella seconda: Abramo, Melchisedek, Isacco, Giacobbe, Giuseppe l’ebreo. Nella terza: Mosè, Aronne, Gesù figlio di Nave, e poi tutti gli altri giusti e profeti: Nella quarta vigilia si deve riconoscere rappresentato il nostro tempo, quando cioè il Figlio di Dio si degnò di nascere e patire in carne mortale. È il tempo in cui il Signore promette ai suoi discepoli e alla sua Chiesa una veglia eterna; dopo la sua risurrezione difatti assicura loro: Io sarò con voi sino alla fine del mondo.
(Cromazio di Aquileia, Trattati sul Vangelo di Matteo 52, 5)
È un fantasma!
I discepoli vedendolo camminare sul mare, furono turbati e dissero: È un fantasma, e gridarono dalla paura. Agisce sempre così: quando sta sul punto di risolvere le avversità, ne aggiunge altre più gravi
e temibili, il che accadde anche allora. Insieme alla tempesta, anche la sua apparizione li sconvolse non meno della tempesta; perciò non dissolse la tenebra né si manifestò subito, per allenarli, come ho detto, alla continuità di paure di questo genere ed insegnare ad essere saldi.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 50, 1)
Saper affrontare ogni pericolo
Perciò non si presentò subito ad essi: Alla quarta vigilia della notte venne verso di loro camminando sul mare; insegnava ad essi a non cercare repentinamente la soluzione delle avversità che li opprimevano, ma a sopportare fortemente gli eventi. Proprio quando si aspettavano di essere liberati dal pericolo, aumentò invece la paura.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 50, 1)
Lo videro camminare sull’acqua
Ora poi la quarta «vigilia» della notte vuol dire la fine della notte poiché una «vigilia» risulta di tre ore. Simboleggia dunque che appunto alla fine del mondo verrà in aiuto il Signore e sarà visto camminare sulle acque. Sebbene infatti questa barca sia sbattuta dai turbini delle tentazioni, vede tuttavia il Signore glorioso camminare sopra tutti i rigonfiamenti del mare, cioè al di sopra di tutte le supreme dignità di questo mondo. In antecedenza infatti, con le parole riguardanti la sua passione, quando nella sua carne ci dava l’esempio dell’umiltà, era stato predetto che le procelle del mare persero la loro forza contro di lui; procelle dalle quali egli si lasciò sopraffare volontariamente per noi, affinché si adempisse la seguente profezia: Sono arrivato al fondo del mare e la tempesta mi ha sommerso.
(S.Agostino, Discorsi 75, 7)
L’ardente fede di Pietro
In ogni occasione Pietro manifesta un’ardentissima fede. Quando il Signore domanda ai discepoli che cosa dicano di lui gli uomini, egli confessa che Gesù è il Figlio di Dio. Quando il Signore si avvia
alla passione, egli tenta d’impedirglielo; e anche se sbaglia nella sostanza, non sbaglia nell’amore, perché non vuole che muoia colui che poco prima egli ha riconosciuto essere il Figlio di Dio. Primo tra i primi sale sul monte insieme con il Salvatore, ed è il solo che lo segua nella passione. Anche se precipita, per un improvviso timore, nel peccato, rinnegandolo, subito però lava la sua colpa versando amare lacrime. Dopo la passione, mentre i discepoli sono sul lago di Genesaret e pescano, e mentre il Signore sta sulla riva, quando gli altri si avvicinano alla costa piano, con la barca, egli, non tollerando perdite di tempo, strettasi la veste alla vita, subito si getta nelle onde. Con la stessa ardente fede di sempre, anche ora, mentre gli altri tacciono, crede di poter fare, per grazia del Maestro, ciò che il Maestro può fare per la sua stessa natura.
Comanda che io venga a te sulle acque, dice. Cioè: tu ordina, e immediatamente le acque si faranno solide, mentre leggero diverrà il mio corpo che per sua natura è pesante.
(S.Girolamo, Commento su Matteo 2, 14, 28)
Di che cosa è simbolo dunque il fatto che Pietro osò andare verso di lui sopra le acque? Pietro infatti rappresenta spesso la Chiesa. Quando egli disse: Signore se sei tu ordinami di venire verso di te sull’acqua, che cos’altro crediamo che disse se non: «Signore, se sei verace e non mentisci giammai, venga glorificata anche la tua Chiesa in questo mondo, poiché ciò ha preannunziato di te la profezia». Cammini dunque sull’acqua e così venga verso di te quella alla quale è stato detto: Pregheranno il tuo volto tutti i ricchi del popolo.
(Agostino, Discorsi 75, 10)
Pietro uscì dalla barca e cammina sull’acqua
Perché Cristo lo permise? Perché se avesse detto: Non puoi, egli, dato il suo ardore, lo avrebbe contraddetto. Per questo lo persuade in base ai fatti, perché fosse reso saggio per il futuro. Ma non si trattiene neppure così; sceso dalla barca, viene agitato dai flutti, perché ebbe paura. La prima situazione fu causata dai flutti, la paura dal vento. Giovanni dice: Vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la terra, cui erano diretti.
Indica questo stesso concetto, sicché, quando essi stavano per toccare terra, il Signore salì sulla barca. Sceso dunque dalla barca, Pietro andava verso di lui, lieto non tanto di camminare sulle acque, quanto di andare da lui. E dopo aver superato l’ostacolo maggiore, stava per soffrire a causa di quello minore, vale a dire l’impeto del vento, non del mare. Così è la natura umana: spesso riesce nelle grandi cose e poi si lascia vincere da quelle piccole.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 50, 2)
Timore del pericolo minore
Ma, dopo aver compiuto quanto era più difficile, l’apostolo cominciò ad essere sopraffatto da un pericolo minore, dall’impeto cioè del vento, non dalla violenza del mare.
Così è la natura dell’uomo: spesso, dopo aver trionfato delle più grandi prove, cade nelle più piccole.
(Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 50, 2)
Pietro comincia ad affondare
Il fatto poi che Pietro, tra tutti quelli che stavano sulla barca, ardisce rispondere e chiede di ricevere il comando di andare incontro al Signore sulle acque, indica la disposizione del suo cuore al momento della passione, allorquando, andandogli incontro da solo e seguendo le orme del Signore, senza curarsi delle agitazioni del mondo, paragonabili a quelle del mare, lo seguì con la stessa forza nel disprezzare la morte. Ma il fatto che ebbe paura manifesta la sua debolezza nella tentazione futura. Infatti, benché avesse osato mettersi a camminare, cominciò ad affondare. La debolezza della carne e la paura della morte lo spinsero fino alla conseguenza inevitabile del rinnegamento. Ma si mette a gridare e chiede al Signore di salvarlo. Questo grido è il gemito del suo pentimento. Si pentì quando il Signore non aveva ancora sofferto e ottenne in tempo il perdono per il suo rinnegamento, poiché il Cristo avrebbe sofferto in seguito per la redenzione dell’umanità.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 14, 15)
Gesù tende la mano a Pietro
Ma siccome il Signore non è tentato dalla lode umana, mentre spesso gli uomini nella Chiesa si turbano per le lodi e gli onori umani e quasi quasi annegano, per questo Pietro si allarmò nel mare, spaventato dalla grande violenza della tempesta. Chi infatti non ha paura di quelle parole: Coloro i quali vi chiamano felici vi traggono fuori strada e confondono i sentieri dei vostri piedi? E poiché l’anima è impegnata nella lotta contro la brama di ricevere la lode degli uomini, è bene che in un pericolo siffatto ricorra alle preghiere e alle suppliche per paura che, lasciandosi sedurre dal fascino delle lodi, non corra il rischio di vacillare e annegare sotto il peso del biasimo. In mezzo alla tempesta Pietro impaurito grida: Signore, salvami. Il Signore infatti gli stende la mano dicendogli, sia pure rimproverandolo: Uomo di poca fede, perché hai dubitato?, cioè: perché guardando dirittamente a colui che cercavi di raggiungere non ti sei vantato solo di quel che sei di fronte al Signore? Tuttavia trae fuori dalle onde del mare e non permette che perisca colui che aveva riconosciuto la propria debolezza e aveva implorato il suo aiuto.
(S.Agostino, Discorsi 75, 10)
La pace è restituita
Dopo che il Signore salì sulla barca, il vento e il mare si calmarono: questo indica la pace e la tranquillità della Chiesa eterna dopo il suo ritorno glorioso. E poiché allora egli verrà manifestandosi,
giustamente meravigliati tutti esclamarono: Tu sei veramente il Figlio di Dio. Allora infatti ci sarà la confessione chiara e pubblica da parte di tutti che il Figlio di Dio, non più nell’umiltà della carne, ma
nella gloria del cielo, ha reso la pace alla Chiesa.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 14, 18)
Lo adorarono
Il fatto che il Signore sia salito sulla barca durante lo scatenamento della tempesta e che subito il vento sia cessato, mentre coloro che erano sull’imbarcazione vennero dal Signore adorandolo, stava
a indicare che il nostro Signore e Salvatore, sguainata la tempesta della persecuzione, sarebbe ritornato di nuovo dai suoi discepoli, cioè alla sua Chiesa, nella quale pose primo fondamento degli apostoli lo stesso san Pietro; a lui affidò in modo del tutto particolare le sue pecorelle, quando gli disse: Pasci le mie pecore.
Gli apostoli, nella Chiesa dei credenti, videro la gloria che venne al Signore dalla sua risurrezione; successe come quando erano stati sulla barca (ora sono nella Chiesa): si prostrarono ad adorare il Signore e Salvatore nostro; lo annunciarono poi a tutti gli uomini come vero Figlio di Dio.
(Crornazio di Aquileia, Trattati sul Vangelo di Matteo 52, 8)
Il Figlio di Dio
Vedi come a poco a poco li guidava tutti verso quanto è più sublime? Difatti grande era la loro fede in conseguenza del fatto che aveva camminato sul mare, aveva ordinato di farlo anche ad un altro e l’aveva salvato nel pericolo. Allora aveva comandato al mare, ora invece non comanda, mostrando in altro modo e maggiormente la sua potenza. Perciò dicevano: Veramente sei il Figlio di Dio. E allora? Li rimproverò per aver detto questo? Tutto al contrario, confermò quanto era stato detto, prendendosi cura, con maggiore autorità, di quanti si accostavano a lui, e non come prima.
(S.Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 50, 2)