Pratica religiosa e testimonianza cristiana nella vita, più che nelle parole, vengono spesso ritenuti sinonimi. Testimoniare il Cristo vuol dire permearsi della sua mentalità e viverla coerentemente nel nostro ambiente; accettare la Sua Parola e cercare di viverla e comunicarla agli altri senza travisarla e riconoscere il Cristo uomo-Dio dinanzi agli uomini nostri fratelli e figli di Dio-Padre: «Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!».
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Le macchinazioni e il tradimento dei suoi stessi familiari lo lasciano affranto e scoraggiato ma si consola al pensiero che colui che si affida a Dio non sarà deluso per quanto grande possa essere la malvagità dei suoi molti nemici. La vendetta di Dio si abbatterà sugli empi e salverà il giusto: «Ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori».
Dal libro del profeta Geremìa (Ger 20,10-13)
Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 68
R. Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.
Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. R.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza. R.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brulica in essi. R.
Seconda Lettura (Rm 5,12-15)
Adamo fu il padre degli uomini ma, per il suo peccato li generò nella morte. Cristo invece è il vero padre dei viventi perché, per mezzo della redenzione, li ha generati alla vita della grazia. San paolo si serve di questa antitesi per dimostrare che come per causa di un solo uomo il peccato e la morte hanno colpito tutti gli uomini, così tutti gli uomini possono essere salvati mediante la grazia che è stata data da un solo uomo: Gesù, e Figlio di Dio e Dio egli stesso.
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,12-15)
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me, dice il Signore,
e anche voi date testimonianza. (Gv 15,26b.27a)
Alleluia.
VANGELO
Non bisogna aver paura di predicare il regno di Dio, né si devono temere coloro che possono uccidere il corpo ma non l’anima. Dio veglia come un padre sulle sue creature e senza che lui non lo sappia neppure un capello ci può essere tolto.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,26-33)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Parola del Signore.
ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA
Adamo era un solo uomo, ma nello stesso tempo, è tutto il genere umano. Dicevamo proprio così, se ben ricordate. Adamo fu, per così dire, frantumato, ed ora, dopo essere stato disperso, viene raccolto e come fuso in uno mediante la società e la concordia spirituale. Ora geme, quest’unico povero che è Adamo, ma è rinnovato in Cristo, il quale è venuto senza peccato per distruggere nella sua carne il peccato di Adamo, e per reintegrare in sé, novello Adamo, l’immagine di Dio. Da Adamo proviene la carne di Cristo, da Adamo il tempio che i Giudei distrussero e che il Signore fece risorgere il terzo giorno. Infatti, egli risuscitò la sua carne; ciò dimostra che era Dio, uguale al Padre. Fratelli miei, l’Apostolo parla di colui che lo risuscitò da morte. Di chi parla? Del Padre: Si fece obbediente – dice – fino alla morte, e alla morte di croce; per questo Iddio lo risuscitò dai morti, e gli diede un nome che è sopra ogni nome (Fil 2, 8-9). Il Signore fu risuscitato ed esaltato. Chi lo risuscitò? Il Padre, al quale nei Salmi egli dice: Rialzami, ed io li ripagherò (Sal 40, 11). Fu dunque il Padre che lo risuscitò? Non si risuscitò da solo? Ma c’è qualcosa che il Padre fa senza il Verbo? qualcosa che fa senza il suo Unigenito? Anche Cristo era Dio. Ascoltatelo: distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Ha forse detto: Distruggete il tempio e il Padre in tre giorni lo farà risorgere? Come è vero che quando il Padre risuscita anche il Figlio risuscita, così è vero che quando il Figlio risuscita anche il Padre risuscita; infatti, il Figlio ha dichiarato: Io e il Padre siamo una sola cosa (Gv 10, 30).
(S.Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni 10,11)
Rendo lode a Pietro, ma prima sono io a vergognarmi al suo posto. Com’è pronta l’anima! ma non si sa misurare. In realtà, se non fosse pronta, non avrebbe detto al Salvatore: Morirò per te. Anche se dovessi morire con te non ti rinnegherò (Mt 26, 35). Ma il medico, che era esperto a scrutare le profondità del cuore, predisse la caduta imminente. Tu – disse – darai la tua vita per me? Rispetta l’ordine. Sono io per primo a dare la vita. Tu darai la tua vita per me? In verità ti dico: prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte (Gv 13, 37-38). Il medico predisse quei che l’infermo ignorava. L’infermo, dunque, scoprì di essersi lasciato trasportare ad un’affermazione falsa, quando gli venne domandato: Sei tu di quelli? (Mt 26, 69). La serva che fece la domanda fu la febbre. Ecco che la febbre si è accostata, ecco che si attacca: che dirò? Ecco, sta per soccombere, ecco che Pietro muore. Che altro è infatti morire se non rinnegare la vita? Rinnegò Cristo, rinnegò la vita, morì. Ma Colui che risuscita i morti, il Signore lo guardò, e pianse amaramente (Lc 22, 61-62). Rinnegando perì, piangendo, risuscitò. E, per lui, morì per primo il Signore, come era necessario; e, più tardi, morì Pietro per il Signore, come esigeva propriamente l’ordine: quindi seguirono i martiri. Venne lastricata la via già irta di spine, battuta dai piedi degli Apostoli, resa più praticabile per quanti l’avrebbero percorsa in seguito.
(S.Agostino, Discorsi 286, 3.2)
Quelli che non hanno provato, quelli che non hanno sentito la solitudine, l’incapacità in mezzo al mondo da purificare e da piegare, non sapranno mai che cos’è la preghiera affannosa che sgorga dal profondo dell’anima angosciata: questo gran colpo d’ala verso il Dio infinito, questo involarsi sperdutamente verso il Maestro, quest’acquisizione in lui di una forza nuova, sovrumana, questa certezza che in lui, si partecipa a tutto il bene che si fa, si concorre a tutti i passi degli uomini verso la verità e la giustizia.
(L.J. Lebrel, Azione, Cammino verso Dio)
Il tempo farà risplendere le virtù dei missionari
Non si limita a dire che deve bastare per consolarli il fatto che il loro Maestro e il loro Signore sia stato oltraggiato dalle stesse ingiurie che verranno lanciate poi contro di loro. Se, pur sentendo ciò, restate ancora afflitti, aggiunge Cristo, considerate che ben presto sarete liberati da queste false accuse e sospetti. Ma che cosa vi affligge? Siete addolorati perché vi chiamano seduttori di anime e impostori? Ebbene, attendete un po’ di tempo e vedrete che tutti vi proclameranno salvatori e benefattori del genere umano. Il tempo rivelerà tutto ciò che era nascosto e oscuro; scoprirà la malvagità dei vostri calunniatori e farà risplendere la vostra virtù. Quando apparirete, grazie alle vostre azioni, come salvatori e benefattori del mondo e risplendenti di ogni virtù, gli uomini non ascolteranno più i discorsi dei vostri calunniatori, ma giudicheranno di voi secondo la realtà dei fatti. I vostri nemici saranno pubblicamente riconosciuti come impostori, nemici della verità, calunniatori, e la vostra virtù risplenderà più del sole.
La vostra fama si diffonderà e sarà proclamata per tutta la terra, e tutti gli uomini saranno testimoni della vostra virtù.
Non lasciatevi dunque scoraggiare dalle sciagure che ho dinanzi predette, ma consolatevi e siate forti nella speranza dei beni futuri. È impossibile che la vostra virtù rimanga sempre nascosta.
(S:Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 34,2)
Rivelato nel giudizio
Egli si riferisce al giorno del giudizio, che svelerà il segreto della coscienza della nostra volontà e manifesterà con la luce di una pubblica inchiesta ciò che ora appare nascosto. Ci ricorda così che non bisogna temere né minacce, né macchinazioni, né il potere dei persecutori, poiché il giorno del giudizio rivelerà l’inconsistenza e l’inutilità di queste cose.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 10, 16)
Dietro l’enigma delle parabole
Ora annunzia il futuro successo della loro predicazione, poiché essa avrebbe conseguito un esito glorioso. Ecco, io sono la luce nascosta nelle tenebre, Dio celato nell’uomo, sublimità nell’umiltà. Come, dunque, questo mistero è rimasto celato da secoli, così ora tramite voi sarà manifestato a tutti, sì che si adempia la parola dei profeti che è stata detta riguardo a me: Egli sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore (Sal 18, 7).
Come non c’è alcun luogo dove non appaia il sole o non si senta il suo calore, così non vi sarà nessun luogo dove non sarà conosciuto Cristo o non sarà compresa la sua divinità, in modo che ogni uomo si troverà di fronte ad un duplice destino: i credenti saranno coronati per il loro merito, i non credenti saranno puniti senza giustificazione.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 25)
Che cosa ascoltate all’orecchio
Ciò che io vi dico nelle tenebre, voi ditelo in piena luce; e ciò che vi si dice all’orecchio, predicatelo sopra i tetti. Sebbene Gesù, qui, non parli affatto ai suoi apostoli nelle tenebre né dica loro niente all’orecchio, usa tuttavia queste espressioni con valore di iperbole. Poiché egli si rivolge soltanto a loro, in un piccolo angolo della Palestina, dice che parla nell’oscurità e all’orecchio, confrontando il suo modo di parlare e la grande libertà ch’egli darà un giorno agli apostoli per annunciare a tutti la sua parola. Voi non annuncerete – afferma in altre parole -il mio Vangelo solo a una, a due, o a tre città, ma lo annuncerete a tutte le contrade del mondo, traversando terre e mari, paesi abitati e deserti; predicherete ai re e ai popoli, insegnerete ai filosofi e agli oratori, manifestando ogni cosa al cospetto di tutti con fiducia e fermezza.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 34, 2)
Che cosa ascoltate nelle tenebre
Noi non leggiamo che il Signore avesse l’abitudine di conversare di notte o che trasmettesse il suo insegnamento nelle tenebre. Ma ogni suo discorso è come la tenebra degli uomini carnali e la sua parola è come la notte per gli increduli. Ciascuno poi deve annunciare con una confessione di fede libera ciò che lui ha detto. Per questo egli ha comandato di predicare nella luce ciò che è stato detto nelle tenebre, affinché ciò che è stato confidato nel segreto in un orecchio sia ascoltato sui tetti, cioè mediante una proclamazione dall’alto da parte di coloro che parlano.
(S.Ilario di Poitiers, Commento a Matteo 10, 17)
Non vi sarà luogo dove Cristo non sarà conosciuto
Che significa: Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce? Per tenebre si intende il popolo giudaico, come sta scritto: La luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno compresa (Gv 1, 5).
Sono pertanto definiti tenebre poiché non poterono conoscere la vera luce. Tutte le cose che il Signore disse tra i giudei, annunziava che si sarebbero manifestate nella Chiesa. Infatti il popolo cristiano è definito luce, come ha detto l’Apostolo: Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore: Comportatevi perciò come i figli della luce (Ef 5, 8). O anche: Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, cioè: Quello che vi dico nel mistero delle parabole, voi poi rendetelo palese: ciò che è nascosto nel mistero è come se fosse celato nelle tenebre.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 25)
Un pubblico discorso in un tempo appropriato
Qualcuno potrebbe dire: «Se è cosa buona parlare nella luce, perché Cristo ha parlato nelle tenebre? E se è bene parlare sopra i tetti, perché gli ha parlato nell’orecchio?». Se egli avesse parlato di se stesso, sarebbe stato senza dubbio un inganno, di cui già parlarono i giudei: Tu dai testimonianza di te stesso ed essa non è vera. Dunque, per non dare l’impressione di rivendicare per sé un onore e di non parlare in vista della verità, e affinché i giudei, che tutto hanno osato, non accusassero in anticipo la passione stabilita dal Padre, egli opportunamente tace, ma ordina ai discepoli di parlare e gridare; non per timore, come potrebbe pensare chi non conosce la dignità del Signore Gesù, ma per opportunità, sì da tacere e parlare a seconda delle circostanze.
(S.Eusebio di Emesa, Omelie 27, 3)
La parresia degli apostoli
A proposito della libertà di parlare degli apostoli nell’annunciare il Vangelo, il venerabile Abacuc ha preannunciato: Allenteranno i (loro) freni; come il povero che mangia di nascosto, cioè gli apostoli che in principio a stento e di nascosto parlavano con qualcuno e si nutrivano soltanto della fede di coloro che credevano, essi stessi, in seguito, avendo spezzato il freno della paura che era stato loro apposto, riempiranno con la loro voce la terra.
(S.Cirillo cli Alessandria, Frammento 124)
Non temete coloro che possono uccidere il corpo
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo. L’essenza dell’uomo non è il corpo ma l’anima. Questa sola Dio creò a sua immagine e questa sola predilige: per lei ha creato il mondo. Di lei ha invidia il nemico e la perseguita: per il Figlio di Dio è venuto nel mondo. Il corpo è la veste dell’anima, come ha detto l’Apostolo: In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita (2 Cor 5, 4). Quando uno che si è infuriato strappa la veste che copre un uomo, questi si accorge di colui che lo offende, anche se non subisce alcun danno nella sua natura; allo stesso modo, se il corpo che riveste l’anima è ucciso dai malvagi, l’anima prova dolore per l’uccisione ma non subisce danno nella sua natura.
Che dici mai? L’anima perisce? Non è stata forse creata immortale? Con il termine «morte» si indica non solo l’ annientamento del corpo ma anche il castigo.
Perciò Paolo dice: Ogni giorno affronto la morte per voi che siete il mio vanto in Cristo Gesù (1Cor15, 31). E Giovanni nella sua Apocalisse così si esprime: Beati e santi coloro che prendono parte alla prima resurrezione; su di loro non avrà potere la seconda morte (Ap 20, 6). La seconda morte sono il fuoco e lo zolfo. Vedi dunque come per dannazione dell’anima non s’intende la sua dissoluzione ma il tormento
della Geenna che è la seconda morte.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 25)
Non temete la morte, ma il peccato
Perché è morto il corpo?: perché se n’è andata via l’anima, la sua vita. Perché è morta l’anima? Perché l’ha abbandonata Dio, sua vita. Questa breve esposizione deve bastarvi a farvi capire e tenere per certo che il corpo separato dall’anima è morto e che l’anima separata da Dio è morta. Ogni uomo separato da Dio è un’anima morta. Tu piangi un morto: piangi piuttosto un peccatore, un empio, un infedele.
(S.Agostino, Discorsi 65, 6-7)
[Gesù] ha indicato con Geenna la continuità della punizione, dicendo Geenna nel senso di pena che attende coloro che ricevono la ricompensa del loro modo di vita. Con nomi diversi ha indicato la grande differenza del modo [della pena], perché ha parlato ora di coloro che uccidono, ora di quelli che distruggono, per i quali non c’è salvezza.
(STeodoro di Mopsuestia, Frammento 56)
I passeri non cadono senza che Dio lo voglia
Che c’è di più misero di quei «due passerotti»? Eppure, dice Gesù, non ne cade neppure uno, senza che Dio lo sappia. Non dice che cadono per volere di Dio, perché sarebbe indegno di lui: ma vuol far intendere e dichiara espressamente che nulla gli è nascosto. Se Dio non ignora niente di ciò che accade, e se vi ama con molta più tenerezza di quanto un padre ama i suoi figli tanto da tener conto perfino del numero dei vostri capelli, ebbene, non avete nulla da temere.
Gesù si esprime così, non per intendere che Dio conta effettivamente il numero dei capelli degli uomini, ma per far vedere fino a qual punto arriva la conoscenza e la cura che ha di loro. Siccome egli conosce tutto – dice Cristo – egli può e vuole salvarvi; qualunque siano le sofferenze che vi colpiranno, non pensate mai di essere abbandonati da lui. Il suo obiettivo non è di liberarvi dai mali del corpo, ma di insegnarvi a disprezzarli, perché quando li disprezzerete essi non potranno più farvi del male.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 34, 2)Voi valete ben più di molti passerotti
Non temete dunque; voi valete ben più di molti passerotti. Avete visto come Gesù pone un freno ai timori dei discepoli? Essi non hanno detto di avere paura, ma Cristo penetra nel segreto dei loro cuori e perciò li invita a non temere i persecutori.
Se costoro riporteranno qualche vittoria su di voi – egli aggiunge – sarà
soltanto sulla parte più debole e vile di voi stessi, cioè sul vostro corpo, e che del resto se non verrà ucciso dai vostri nemici è condannato a morire di morte naturale.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 34, 2-3)
Senza che il Padre vostro lo voglia
In questo discorso mostra l’ attenzione che [Dio] ha per tutti. Il senza [che il Padre lo voglia] significa non volontà, ma preveggenza. Infatti delle cose che accadono, alcune avvengono per volere di Dio, altre per compiacenza o consenso.
In senso letterale vengono messe in rilievo la minuziosità della provvidenza divina e la conoscenza di tutto ciò che capita. In senso spirituale il passero cade in terra, quando, dovendo portarsi in alto e, per conseguire il riposo, volare su monti e colli – termini tipici della Scrittura – , invece cade sulla terra per cercare le cose di quaggiù, impigliato nei mali della carne, e viene consegnato a passioni vergognose, avendo perso, insieme con l’onore, anche la libertà. Tale è colui che, pur sollevato in alto dal Logos, pensa alle cose della terra.
(Origene, Frammento 212)
Questo passo si spiega a partire dall’idea precedente. Raggiungono il colmo infatti le ingiustizie di coloro che ci consegneranno, ci perseguiteranno, ci costringeranno alla fuga, per i quali è necessario odiarci a causa del nome del Signore, per esercitare tutto il loro potere solo sul corpo, poiché non hanno potere sull’anima. Ecco coloro che vendono due passeri per un soldo. E in verità ciò che è stato venduto come schiavo del peccato, Cristo lo ha riscattato dalla Legge. Ciò che viene venduto, dunque, è il corpo e l’anima. Colui al quale viene venduto è il peccato, poiché Cristo ci ha riscattati dal peccato ed è il redentore dell’anima e del corpo. Coloro quindi che vendono due passeri per un soldo, vendono se stessi al peccato al prezzo più basso. Essi sono nati per volare e devono elevarsi al cielo con ali spirituali. Ma, schiavi del prezzo dei piaceri presenti e vendendosi al lusso del mondo, con tali comportamenti mercanteggiano interamente se stessi.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 10, 18)
Coloro che sono destinati a perire non sono numerati. È vero che il Signore dice: Persino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Ma perché contare i peccatori che è come se non esistessero? Dio conta ciò che vuole possedere: ciò che non vuole avere perché dovrebbe calcolarlo? Perciò non sono numerati i peccatori in modo che Dio non bada né si preoccupa di tutti quelli che tra loro periscono,-come se si trattasse di persone non numerate. Così è stato scritto: Tutte le genti sono nulla davanti a lui (Is 40, 17). Ma allora i passeri sono migliori dei peccatori? No, ma sono simili. Dio non dice che non cadono ma che non cadono senza che egli non voglia; la volontà di Dio è che essi siano presi e siano utilizzati dagli uomini, poiché a tal fine sono stati creati. Analogamente la volontà di Dio è che l’uomo che ha vissuto senza la sua legge muoia senza legge, é perché egli non considera chi non lo ha tenuto in considerazione.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 25)
Anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieliEssere testimoni del suo nome
E poiché, confermati da tali insegnamenti, noi dobbiamo avere la costanza di confessare liberamente Dio, egli ha aggiunto; per vincolarci, questa condizione: egli rinnegherà davanti al Padre, che è nei cieli, colui che lo avrà rinnegato davanti agli uomini sulla terra, ma riconoscerà nei cieli colui che lo avrà riconosciuto davanti agli uomini. E nella misura in cui saremo stati testimoni del suo nome davanti agli uomini, così egli renderà testimonianza a noi davanti a Dio suo Padre.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 10, 21)
Chi mi rinnegherà
Esorta all’azione i suoi discepoli non solo con la speranza dei beni futuri, ma anche con il contrario e conclude infatti con una triste minaccia. E notate l’esattezza; non dice infatti: Chi mi confesserà, ma chiunque confesserà in me intendendo dire che chi fa tale confessione non la compie con le sue forze personali, ma con l’aiuto della grazia dall’alto. Mentre a chi lo rinnega, Cristo dice espressamente: Chi mi rinnegherà e non chi rinnegherà in me, poiché rinnega Cristo solo chi è stato privato del suo soccorso.
Voi potreste ora obiettare: Perché si accusa chi rinnega Cristo, quando costui agisce così perché è stato abbandonato? Vi rispondo osservando che costui è stato abbandonato da Dio per sua colpa. E perché, voi potreste ancora chiedermi, Gesù non si accontenta della sola fede del cuore, ma esige anche questa confessione di fede fatta apertamente, con la bocca? Cristo agisce così per indurci a essere coraggiosi e intrepidi nel professare la nostra fede e per elevarci a una maggior carità e zelo, onde renderci in tal modo più sublimi. Ecco perché in questo passo parla in generale a tutti, senza eccezione, e non rivolge il suo discorso solo agli apostoli. Non vuole che solo essi siano generosi e intrepidi, ma esige che questa generosità sia la caratteristica anche dei discepoli degli apostoli, di tutti i loro futuri seguaci. Così, chi bene afferra queste parole di Gesù, non solo proclamerà arditamente la verità, ma affronterà con cuore fermo le più gravi persecuzioni.
È appunto la fede in queste parole di Cristo che ha dato agli apostoli un così enorme numero di discepoli.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 34, 3).
Chi mi riconoscerà
Il premio è superiore in quanto viene da Dio. Non infatti è la stessa cosa riconoscere (Dio) davanti agli uomini ed essere riconosciuti da lui.
Di contro, sarà terrore per coloro che lo rinnegano. È infatti terribile che il Signore rinneghi davanti al Padre coloro che credevano di essere suoi servi, in quanto vanamente ne portavano il nome.
È necessario che chi crede confessi col cuore e con la bocca. Infatti col cuore si crede per giustizia, con la bocca si fa confessione per la salvezza (Rm 10, 10).
(S.Apollinare di Laodicea, Frammento 56)
Fede del cuore e confessione delle labbra
Non dice: «Chi mi riconoscerà nel suo cuore» ma davanti agli uomini, poiché a chi non fa professione di fede davanti agli uomini non giova nulla il fatto di credere in Cristo nel proprio cuore: chi infatti rinnega con la bocca non può credere nel cuore. La radice della confessione è la fede del cuore, ma la confessione aperta è il frutto della fede. Per tutto il tempo in cui una radice è viva, necessariamente deve produrre rami o foglie; nel caso in cui ciò non avvenga, comprendi che la radice si è seccata in terra. Allo stesso modo, per tutto il tempo in cui la fede del cuore è intatta, produce sempre la professione di fede con la bocca; se questo non avviene, è evidente che anche la fede del cuore si è inaridita. Così, infatti, dice l’Apostolo: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza (Rm 10, 10). Pertanto non vale la professione della bocca senza la fede del cuore, né la fede del cuore senza la professione della bocca. Se a te giova credere nel cuore senza fare professione di fede davanti agli uomini, allora, anche a chi non ha fede converrebbe fare professione di fede in Cristo in modo ipocrita, anche se non crede nel suo cuore.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 25)