NT/ Marzo 18, 2023/ Vangelo-Domenica con i Padri, Liturgia della Parola domenicale, Orientamenti per la preghiera, Vangelo, Padri Chiesa, Commenti Bibbia, Raccolte, Meditazioni, Riflessioni, Sacra Scrittura, Padri, Domenica

«Tutti siamo ciechi, se il Cristo non ci illumina.

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Forse crediamo di sapere tante cose, di conoscere il mondo, la vita, l’amore e siamo ciechi; e non ce ne accorgiamo, che è la peggiore disgrazia di un povero cieco. La nostra anima vede veramente quando guarda con gli occhi di Dio, cioè con fede» (cit. P. Liggeri).alla tua luce vediamo la luce

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Il Signore rigetta Saul perché non sa dare a Dio lo sguardo semplice dell’obbedienza ed elegge David perché gli legge nel cuore la purezza del sentimento. Samuele vide che David aveva «begli occhi» e dallo sguardo ne scorse la lealtà. Il santo re divenne così la figura del Messia e fu consacrato con l’unzione re d’Israele.Davide re d'Israele

Dal primo libro di Samuèle (1Sam 16,1b.4.6-7.10-13)

In quei giorni, il Signore disse a Samuèle: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuèle fece quello che il Signore gli aveva comandato.
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuèle: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Iesse fece passare davanti a Samuèle i suoi sette figli e Samuèle ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuèle chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuèle disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto.
Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuèle prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale Dal Sal 22 (23)io sono il buon pastore

R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. R.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca .R.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.

Seconda Lettura

I discepoli di Gesù sono rivestiti della sua luce e sono chiamati a manifestarla attraverso il loro agire che sempre di più deve essere pieno di verità, giustizia e bontà per questo l’apostolo ci esorta dicendoci: «Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà» (Ef 5,14).io sono la luce del mondo Gv 8,12

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 5,8-14)

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.

Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

alla tua luce vediamo la luce

VANGELOGesù dona la vista al cieco nato icona

Andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Gesù è la luce del mondo. A seconda se lo si accetta o no gli uomini si potrebbero dividere in 2 categorie: ciechi e vedenti. Ma la luce di Gesù è capace di far vedere i ciechi e di accecare quelli che credono di vedere. Quelli che umilmente si riconoscono peccatori, si aprono alla sua luce ed entrano nel mistero di Cristo riconoscendolo Messia e Figlio di Dio. Quelli che si chiudono nel loro orgoglio e si credono giusti, diventano ciechi rifiutando la luce di Gesù. Da soli infatti non sapranno e non siamo più capaci di riconoscerlo.cieco nato

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 9,1-41)

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».CIECO-NATO- Icona Gesù gli dona la vista

ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA

Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8,12).io-sono-la-luce-del-mondo: chi segue me avrà la luce della vita

O Gesù, redentore del genere umano e restauratore della luce eterna, accorda ai tuoi servi di essere purificati dai loro peccati con il secondo battesimo delle lacrime, come io sono stato una prima volta con la grazia del battesimo simboleggiato dalla piscina dove il cieco ha recuperato la vista. Potessimo, come lui, diventare i messaggeri della tua lode e i testimoni della tua grazia. Come il cieco fu ripieno di tanta fede da proclamarti il vero Dio, potessimo, sul suo esempio confessarti nelle buone opere.

(Dal sacramentario mozarabico della II domenica quaresimale)

Battezzati, noi siamo illuminati, e diventiamo figli di Dio, riceviamo un dono perfetto e possediamo l’immortalità […] Noi, i battezzati, liberati dai peccati la cui oscurità faceva ostacolo allo Spirito Santo, abbiamo l’occhio dello spirito libero, trasparente, luminoso; e per mezzo suo, vediamo Dio lo Spirito Santo, essendo diffuso sopra di noi dall’alto del cielo. Penetrati da questo raggio eterno, possiamo vedere la luce eterna. Poiché voi eravate tenebre e ora siete luce nel Signore.

(Clemente d’Alessandria, Il Pedagogo I,6)la luce illumina le tenebre scompaiono

Il miracolo rende credibili le sue parole
Perciò ora, siccome non capivano la sublimità delle sue parole, anzi lo chiamavano indemoniato e tentavano di ucciderlo, egli, uscito dal tempio, guarisce il cieco in maniera da placare, con l’allontanarsi da loro, il loro furore e per addolcire la loro durezza e crudeltà, compiendo un miracolo, e, infine, per rendere credibili le sue parole. E non compie un miracolo ordinario, ma tale che fino ad allora non era stato mai visto.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 1)icona cieco natoUn’azione deliberata
Che egli, uscito dal tempio, venisse deliberatamente a compiere questo prodigio, risulta chiaramente dal fatto che fu lui a vedere il cieco, non fu il cieco ad andare da lui, e lo guardò così attentamente e fissamente da richiamare anche l’attenzione dei suoi discepoli.
(Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 1)
La cecità dalla nascita
Hai ascoltato, fratello, il passo del Vangelo nel quale si è narrato che Gesù passando vide un cieco dalla nascita. Dunque, se il Signore lo vide, non lo trascurò; perciò, nemmeno noi dobbiamo trascurare colui che il Signore ritenne di non dover trascurare, soprattutto perché era cieco dalla nascita, precisazione non superflua.
C’è, infatti, una cecità che per lo più con la violenza della malattia vela I’acutezza degli occhi e col passar del tempo si attenua; c’è una cecità che è prodotta da un versamento di umori; anche questa,
eliminato spesso il difetto, è scongiurata dall’arte medica. Così tu puoi conoscere che il fatto per cui costui – cieco fin dalla nascita – viene guarito, dipende non dall’arte ma dal potere taumaturgico. Il Signore diede la guarigione, non esercitò la medicina.
(S. Ambrogio, Lettere 16, 1-2)
Il cieco dalla nascita è il genere umano
Ravvisiamo in questo cieco l’intero genere umano: tale cecità gli incolse mediante il peccato nella persona del primo uomo dal quale tutti abbiamo tratto I’ origine non solo della morte ma anche del peccato. Se infatti la cecità rappresenta l’infedeltà, allora l’illuminazione è la fede.
[…] Se il male infettò la natura, ogni uomo spiritualmente nasce cieco. Se vedesse, non avrebbe bisogno di guida: se ha bisogno di chi lo guidi e lo illumini, è perché è cieco dalla nascita.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 1)la luce guida come chi si prende cura del prossimo
Il cieco è figura delle genti
Abbiamo interpretato la guarigione del cieco come tipo della vocazione delle genti […] Il Salvatore si avvicina a quest’uomo per guarirlo di sua spontanea volontà. Ciò è una prova che Dio, buono per sua natura, direi che spontaneamente si dirige verso le genti senza esserne supplicato, giacché tutte erano nell’errore .
(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Chi ha peccato? 
Il dubbio dei discepoli
Precedentemente, quando aveva guarito il paralitico, egli aveva detto: Ecco, sei guarito: non peccare più (Gv 5, 14). I discepoli dunque, ritenendo che colui fosse stato colpito dalla paralisi per i suoi peccati, dicevano: “Ammettiamo pure che quello fosse divenuto paralitico per sua colpa; che cosa ci dirai di questo? Anche lui ha peccato? Ma non si può affermare una cosa simile, in quanto è cieco “fin dalla nascita.
Hanno peccato allora i suoi genitori? Non si può dire neanche questo: giacché non deve essere castigato il figlio per le colpe del padre. Nello stesso modo come, quando vediamo un bambino colpito da una grave malattia, diciamo: “Che dobbiamo dire di questo? Che cosa può aver fatto questo bambino?”. Non chiedendo, ma dubitando, così ora i discepoli non tanto interrogando, quanto perché dubitavano, dicevano ciò. ·
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 1)
I peccati dei genitori e i peccati futuri dell’uomo
Era impossibile che l’uomo fosse stato privato della vista perché aveva già peccato – come poteva commettere peccato se non era ancora nato? […] I discepoli ritenevano, in modo giusto e pio, che i peccati degli uomini sono la causa di tutti i mali. Dato però che, nella loro debolezza umana, non potevano arrivare a capirne di più da soli, pensarono che la causa della malattia potesse essere attribuita solo all’uomo cieco o ai suoi genitori: il figlio avrebbe ricevuto quella punizione a causa dei loro peccati oppure egli era la causa delle sue sventure per i peccati che avrebbe commesso in futuro.
(Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 1-2)
Le dottrine sul peccato
Gli infelici Giudei, come se espiassero le pene dei loro progenitori e fossero condannati ingiustamente da Dio per i peccati dei padri, mormoravano non poco […] e, a guisa di metafora, dicevano: I nostri padri mangiarono l’uva acerba e i denti dei figli ne rimasero allegati (Ger 31, 29; Ez 18, 2). Questi poi […], pretendevano che, prima della formazione dei corpi, fossero preesistite e fossero già state in vita le anime degli uomini, che, essendo cadute nel peccato, volontariamente, prima dei corpi, erano state legate ad essi, e avevano, come pena, quella di essere relegate nei corpi. Ma Cristo, con un unico e sintetico argomento, risolve queste assurdità, affermando che non avevano peccato né il cieco né i suoi genitori.
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)

Né lui ha peccato né i suoi genitori
La causa della cecità non è il peccato. Se nessun uomo è senza peccato, come era possibile che i genitori di questo cieco fossero senza peccato? E forse anche lui era nato senza il peccato originale
e, vivendo, non vi aveva aggiunto nulla di suo? […]* Ora, se i suoi genitori avevano peccato, e anche lui, perché il Signore disse: Né lui ha peccato né i suoi genitori, se non in relazione a quanto gli era stato chiesto, cioè perché sia nato cieco? […] Egli ti spiega la ragione per cui quello è nato cieco: Né lui ha peccato né i .suoi genitori ma fu perché siano manifestate in lui le opere di Dio.

(S. Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 3) *(Geremia ed Ezechiele contestano questo proverbio, coerente con la spesso citata punizione “fino alla quarta generazione” (cf. ad es. Es 20,5; Dt 5,9). Cf: S. Grasso il Vangelo di Giovanni, p. 411: «La tradizione giudaica ai tempi di Gesù sembra aver dimenticato che il profeta Geremia contesta questa interpretazione e mantiene vivo […] ancora il vecchio asserto proposto  dalla Torah».).luce illumina il mondo per farlo vivere

I figli non sono puniti per le colpe dei padri
Gesù stesso, del resto, per bocca di Ezechiele, smentisce tale opinione [cioè che si venga castigati per le colpe dei padri]: “Per la mia vita, oracolo del Signore, non vi sarà più questo proverbio: «I padri mangiarono uva acerba e i denti dei figli si sono allegati» (Ez 18, 2-3). Mosè dice parimenti: Il padre non verrà messo a morte per colpa del figlio (Dt 24, 16) […] Che se poi qualcuno obietterà: ”Come mai allora sta scritto: ‘Colui che fa ricadere le colpe dei padri sui figli fino alla terza e quarta generazione’?”, risponderemo che non si tratta di un principio universalmente valido, ma che ciò viene detto a proposito di alcuni che erano usciti dall’Egitto, vale a dire che, siccome quelli usciti dall’Egitto anche dopo tanti segni straordinari e miracoli, erano diventati peggiori dei loro genitori, e sebbene i genitori non avessero visto nessuna di tali cose, avrebbero patito le stesse sventure che quelli subirono, perché avevano commesso gli stessi peccati. E che la cosa si debba intendere così, risulterà chiaro ed evidente a chi esaminerà attentamente questo passo.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 1)
Una disgrazia per la gloria di Dio?
Forse che senza la punizione di costui la gloria di Dio non poteva manifestarsi? Certamente non si dice che non avrebbe potuto, e difatti poteva: ma perché fosse manifesta anche in questo. “Dunque – dirai- ricevette la disgrazia della sua menomazione per la gloria di Dio?” Quale disgrazia, ditemi? Sarebbe stata una disgrazia se non avesse voluto che nascesse.
Io dico che anche dalla cecità ricavò un beneficio; infatti vide anche con gli occhi interiori. A che giovarono ai Giudei gli occhi? Ma costoro ricevettero un castigo più grave, perché, pur vedendo, furono come ciechi. Che danno invece era derivato a costui dalla cecità? Anzi ricevette una vista perfetta, proprio per tale sua menomazione.
Così come i mali di questa vita non sono mali, neppure i beni sono i beni.
Ma solo il peccato è un male, mentre la cecità non è una cosa cattiva. Colui che crea dal nulla avrebbe potuto lasciarlo così com’era.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 1)
Il mistero della sofferenza
Non è facile capire il motivo della sofferenza riguardo a quelli che sono afflitti dalla malattia fin dalla culla e fin dai primi tempi della nascita e appena nati.
[…] Ciò supera la nostra capacità di intelligenza e non può essere compreso dalla nostra mente […] Occorre, infatti, che noi pensiamo piuttosto a ciò che ci è stato comandato, e non dobbiamo cercare ciò che è al di sopra di noi, né andare in cerca delle cose più difficili, né dobbiamo tentare di scavare ciò che è nascosto solo nella divina e ineffabile volontà. Dobbiamo, invece, lasciare soltanto a Dio la conoscenza di quelle cose che sono proprie e particolari di lui, e dobbiamo ancora credere che, essendo egli la fonte di ogni giustizia, non farà nulla e non vorrà nulla, di quelle cose che riguardano noi o qualsiasi altra creatura, che offenda la sua maestà e non convenga alla norma della vera rettitudine.
Dunque, poiché è logico che le cose stiano in questo modo, sostengo che il Signore non ci ha detto, come un’imposizione, queste parole: Perché siano manifeste in lui le opere di Dio; ma dico che egli ha voluto piuttosto sviare la questione con questa risposta, per portarci dai concetti troppo sublimi per la nostra mente a cose più pratiche e convenienti; e questa è, in qualche modo, la sua maniera abituale di fare.
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Nulla accade senza uno scopo
Il Signore insegna ai discepoli che ci sono molte ragioni per tutti questi accidenti e che esse sono senza dubbio segrete e ineffabili. Pertanto, ci lamentiamo sempre di avvenimenti di cui ignoriamo le cause, ma, al contempo, impariamo che nulla accade senza uno scopo. Questa conoscenza ci sarà data nel mondo che verrà: ciò che ora è nascosto, infatti, ci verrà rivelato.
(Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 3)

L’azione di Cristo è identica a quella del Padre. Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato (Gv 9, 4), debbo, cioè, manifestare me stesso e fare quelle cose che possono dimostrare che io agisco in maniera identica al Padre; non in maniera simile, ma identica, il che significa il massimo grado di uguaglianza, e si dice delle cose che non sono tra loro disuguali neppure in misura trascurabile. Chi dunque può più contraddirlo, vedendo che può fare le stesse cose che fa il Padre? Non soltanto infatti ha formato gli occhi, non soltanto li ha aperti, ma ha donato la vista, prova questa che conferma come egli poté anche infondere l’anima alitando. Se l’anima non fosse attiva, anche se l’occhio fosse sano e integro, non potrebbe vedere mai niente.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 2)
Quando il Signore si annovera fra gli apostoli e si considera nel numero di coloro che devono operare, non si equipara a noi, e neppure dice di essere soggetto, come noi, per necessità servile, alla volontà di chi lo comanda, ma si serve di un modo di parlare abituale a noi familiare.
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
La fede che opera è il giorno, è Cristo
Da questo passo risulta in modo chiaro e preciso che il Signore, essendo egli la luce del mondo, intendeva identificarsi col giorno di cui stava parlando. […] Anch’egli quindi opera. Ma fino a quando egli è nel mondo? Diremo, fratelli, che vi era allora e adesso non più? Se diciamo questo, vuol dire che con l’ascensione del Signore cominciò quella notte spaventosa nella quale nessuno può più operare.
Se dopo l’ascensione del Signore ci troviamo già in questa notte, come hanno potuto gli apostoli compiere tante opere? […] Che dire di questa notte? Quando sopraggiungerà questa notte nella quale non si potrà più operare? Sarà la notte degli empi […] Operi dunque l’uomo finché vive, per non essere sorpreso dalla notte in cui non si può più operare. È ora che la fede deve operare mediante l’amore; e se ora operiamo, ecco il giorno, ecco il Cristo […] Il nostro giorno, che ha termine quando il sole ha compiuto il suo corso, è di poche ore; ma il giorno della presenza di Cristo si estende fino alla consumazione dei secoli.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44,5-6)portare luce
Cristo è nel mondo
Forse che crediamo che Cristo non è nel mondo, oppure, essendo salito al cielo dopo la risurrezione dei morti, non è più tra gli uomini? Infatti, essendo vero Dio, riempie e permea non solo i cieli e ciò che è al di sopra del firmamento, ma tutto il nostro mondo abitato. E come, essendo in questo mondo con il corpo, insieme agli uomini, non lasciava i cieli, così penseremo rettamente che, sebbene sia assente dal mondo con il corpo, tuttavia la sua divina e ineffabile natura è presente nel mondo e regge l’universo, giacché né è lontana da nessuno degli esseri, né è lasciata da nessuno di essa, ma è presente dappertutto e riempie questo universo, e gode del mondo che è ritenuto superiore al nostro.
(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Sarà così oscura quella notte che neanche tu, che sei l’autore della notte, potrai operare in essa? […] Dopo la risurrezione dei vivi e dei morti, […] comincerà la notte in cui nessuno potrà più operare, ma soltanto ricevere la ricompensa del suo operato. Altro è il tempo dell’opera, altro quello della ricompensa: il Signore renderà a ciascuno secondo le sue opere (cf. Mt 16, 27). Quel che hai intenzione di fare fallo mentre sei in vita, prima che sopraggiunga la notte fonda che inghiottirà gli empi. Fin d’ora ogni infedele che muore viene assorbito da questa notte in cui non si può più far nulla.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 4-6)
Oltre la vita, non ci sono più fede, opere e pentimento
Quel che dice infatti significa questo: finché è giorno, finché gli uomini possono credere in me, finché vivo, debbo operare. E aggiunge: Viene la notte, cioè il tempo futuro, quando nessuno può agire. Non disse: “Quando io non potrò più agire”, ma: “Quando nessuno può agire”, cioè quando non ci sarà più posto per la fede, per le fatiche, per la penitenza. Siccome egli chiama opera la fede, costoro gli chiedono: Che faremo per compiere le opere di Dio?, ed egli risponde: Questa è l’opera di Dio, che crediate in colui che egli ha mandato (Gv 6, 28-29). Perché allora nessuno potrà più compiere quest’opera? Perché allora non ci sarà più la fede, ma tutti obbediranno, sia che lo vogliano, sia che non lo vogliano.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 2)
Luce per gli occhi del corpo e dello spiritoluce del mondo
Poiché sono venuto per dare luce a chi ne è privo, devo dare la luce anche agli occhi del corpo, se sono malati, soprattutto quando vengono alcuni di quelli che soffrono di cecità. […] Non c’è dubbio
che l’Unigenito è anche luce intellettuale che può illuminare non solo le creature di questo mondo, ma qualsiasi altra creatura al di sopra del mondo.
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Perché dunque Paolo chiamò la vita presente “notte”, e l’altra “giorno”? Perché non diceva cose contrarie alle parole del Cristo, ma identiche, se si considerano secondo lo spirito, non secondo il senso letterale, cioè: La notte è avanzata e il giorno è vicino (Rm 13, 12). Chiama notte il tempo presente, a causa di quelli che giacciono nelle tenebre. Paolo poi chiama “notte” questa vita, perché quelli che vivono quaggiù nei vizi e nell’incredulità sono nelle tenebre […] Deponiamo – dice – le opere delle tenebre (Rm 13, 12). Vedi dunque che egli identifica con la notte i malvagi? Proprio per questo dice: Camminiamo onestamente come di giorno, per poter cioè godere della sua luce. Giacché se tanto bella è questa luce, pensate quanto lo sarà quell’altra. Quanto il raggio del sole è più splendente della luce di una lucerna, altrettanto, anzi molto di più, sarà splendente quella luce rispetto a questa.
E ciò intendeva dire con le parole: Il sole si ottenebrerà, cioè, esso non sarà più visibile, per l’intensità dello splendore di quella luce.
(S. Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 3)
L’ubbidienza del cieco
Anche se non fu il cieco a richiedere a Gesù la vista, tuttavia è lodevole che egli si sia affidato a Gesù, che gli spalmò gli occhi di fango, e abbia fatto senza esitazione quanto gli fu ordinato, senza che Gesù gli avesse detto che avrebbe ricevuto la vista.
(Origene, Commento al Vangelo di Giovanni, Frammento 63)
Quando dice: Perché si manifestasse la gloria di Dio, parla di sé, non del Padre. La gloria di quello veramente era già manifesta. Siccome avevano già sentito dire che Dio, quando formò l’uomo, aveva preso del fango dalla terra, così anche lui impastò dcl fango (Gen 2, 7) […] Rese così manifesta la sua gloria che fino ad allora era rimasta nascosta. Non era una piccola gloria l’essere considerato l’ artefice della creazione.
(Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 56, 2)
Interpretiamo la terra come la Legge, mentre la grazia è indicata dalla saliva.
Che cosa ottiene la Legge senza la grazia? Cosa può la terra senza la saliva di Cristo? Che effetto ha la Legge senza la grazia, se non quello di rendere la gente ancor più colpevole? Perché? Perché
la Legge sa come obbedire, ma non come aiutare; la Legge può indicare il peccato, ma non può togliere il peccato dalla gente […] Nella saliva, allo stesso modo, bisogna vedere il Verbo di Dio, il suo vero corpo di uomo sulla terra […] Che cos’è la saliva mescolata al fango se non il Verbo incarnato? Il cieco è immagine dell’intero genere umano: la saliva fu mescolata al fango e l’uomo poté vedere. Il Verbo si fece carne e il mondo fu illuminato.
(S.Cesario di Arles, Sermoni 172, 3)
Perché saliva e non acqua? E perché non si è servito dell’ acqua, ma della saliva per impastare il fango? Avrebbe poi mandato quel cieco alla piscina di Sìloe. Sputò in terra proprio perché non venisse attribuito a quella sorgente un potere miracoloso, ma perché tu comprenda che uscì dalla sua bocca la forza arcana che rigenerò e aperse gli occhi del Cieco.[…] E poi affinché non si credesse che il prodigio aveva la sua causa in poteri occulti della terra, gli ordinò di andare a lavarsi.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 57, 1)
Il miracolo non può passare inosservato. Il guarire da lontano, l’ordine di andare a lavarsi e la guarigione dopo che si fu lavato indicano che Gesù dispose ogni cosa in modo tale che il miracolo non passasse inosservato a nessuno. Come Gesù ordinò al paralitico di prendere il suo letto in un giorno in cui non era consentito farlo, sicché chiunque lo accusasse di trasgredire alla Legge potesse apprendere la grandezza dell’avvenuto miracolo, allo stesso modo ordinò di andare a lavarsi
anche all’uomo che era distante dalla piscina.
(Origene, Commento al Vangelo di Giovanni Frammento 63)
Perché dunque non fece subito ciò, ma lo mandò a lavarsi nella piscina di Sìloe? Perché tu ti renda conto della fede del cieco e perché l’ostinazione dei Giudei venisse vinta. È verosimile, infatti, che tutti lo abbiano visto mentre se ne andava con il fango spalmato sugli occhi. Il fatto insolito attirò su di lui gli sguardi di tutti; sia quelli che avevano visto di che cosa si trattava, sia quelli che ignoravano l’accaduto, erano curiosi di conoscere come la cosa sarebbe andata a finire. Siccome non era facile a credersi che il cieco avesse recuperato la vista, lungo tutta la strada erano predisposti numerosi testimoni e spettatori di un fatto così inaudito; per cui, data l’ attenzione, non si sarebbe potuto dire: “È lui, non è lui”.
(Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 57, 1)
Dunque laviamo via il fango spalmato sui nostri occhi nell’acqua della piscina di colui che è stato mandato per poter poi riottenere la vista. Interpreterai il fango come i primi elementi delle parole di Dio (Eb 5, 12), con cui veniamo nutriti come i bambini col latte. Quando però le cose infantili non vengono più utilizzate e mangiamo cibo solido, buttiamo via il fango per ritornare a Gesù da uomini che vedono.
(Origene, Commento al Vangelo di Giovanni, Frammento 63)
Il cieco come il catecumeno
Lo inviò alla piscina di Sìloe. L’evangelista si preoccupò di spiegarci il nome di questa piscina, dicendo: che vuol dire Inviato (Gv 9, 7). Voi sapete già chi è l’Inviato: se il Cristo non fosse stato inviato, nessuno di noi sarebbe stato liberato dal male. Il cieco si lavò gli occhi in quella piscina il cui nome significa l’Inviato; cioè fu battezzato nel Cristo. Pertanto, se battezzandolo, per così dire, in se stesso, lo illuminò, si può dire che quando gli spalmò gli occhi lo fece catecumeno […] Cosa ho detto a proposito della saliva e del fango? Che il Verbo si fece carne. Ciò è noto anche ai catecumeni. Non è sufficiente che i loro occhi siano stati spalmati di fango; si affrettino a lavarsi, se vogliono vedere.
(S.Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 2)

Vede di più chi Gesù tocca. Nello stesso tempo, considera sia la sua divinità sia la sua azione santificatrice. In quanto luce, toccò e la infuse; in quanto sacerdote, attraverso una figura del battesimo, compì i misteri della grazia spirituale. Sputò, perché tu comprendessi che ciò che è in Cristo è luce. E vede davvero chi è lavato da ciò che Cristo ha dentro di sé. La sua saliva lava, lava la sua parola, come trovi: Voi siete già mondi per la parola che io vi ho rivolto (Gv 15, 3). Quanto al fatto che formò del fango e ne spalmò gli occhi del cieco, che altro significa ciò, se non che fece così perché tu comprendessi che egli ridiede la salute a quell’uomo spalmando del fango come aveva formato l’uomo dal fango e che questa carne del nostro fango riceve la luce della vita eterna mediante i sacramenti del battesimo? Va’ anche tu alla piscina di Siloe, cioè a colui che è stato inviato dal Padre, come trovi scritto: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha inviato (Gv 7, 16). Cristo ti lavi, affinché tu possa vedere. Vieni al battesimo, ormai il tempo è vicino: vieni prontamente per poter dire anche tu: Sono andato, mi sono lavato e ho cominciato a vedere (Gv 9, 11); per poter dire, come disse costui, dopo che gli fu resa la vista: La notte è avanzata, il giorno è vicino (Rm 13, 12).
È lui il mendicante? Sono io!

(S. Ambrogio, Lettere 16, 4-6)abbiamo bisogno della tua luceLa notte è avanzata, il giorno è vicino (Rm 13, 12).
Non bisogna meravigliarsi realmente che alcuni dei Giudei rifiutassero la verità e, per la straordinarietà del miracolo, fossero spinti anche a un’involontaria menzogna.
Altri invece, più intelligenti, […] per rispetto e per timore ammettono il miracolo e dicono che quello è proprio lui.
Questa diversità di opinione è risolta subito da colui che è stato guarito e che porta una prova certissima, dando cioè la sua propria testimonianza.
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
L’eccezionalità dell’avvenimento li rendeva diffidenti, anche se in precedenza si erano verificati provvidenzialmente molti fatti che li spingevano invece a credere.
Altri poi dicevano: Non è forse quello che se ne stava seduto a mendicare? Davvero grande è la bontà di Dio! Fino a che punto si abbassa, curando con tanta benevolenza i mendicanti e riducendo così al silenzio i Giudei, perché non degnava della sua provvidenza gli uomini illustri e potenti, ma gli umili, essendo egli venuto per la salvezza di tutti.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 57, 1)
Il cieco porta i ciechi a vedere
Coloro che ci vedevano esteriormente vennero guidati dal cieco, che poteva vedere interiormente. […] Il cieco lavò via il fango dai suoi occhi e vide se stesso; quegli altri lavarono via la cecità dai loro cuori e trovarono approvazione. Quando il Signore aprì gli occhi del cieco in quella occasione pubblica, aprì gli occhi di molti ciechi di nascosto.
(Efrem il Siro, Commento al Diatessaron 16, 30)
Sembra che egli non sappia ancora che il Salvatore è Dio per sua natura. Non avrebbe parlato di lui in un modo così poco conveniente a lui, ma sembra invece che, in qualche modo, pensi e parli di lui come di un santo, ricavando ciò dalle voci piuttosto generiche, a quanto pare, che aveva raccolto qua e là sia da Gerusalemme che da altri posti.
(S.Cirillo cli Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Il cieco predica Cristo, ma non lo conosce
Eccolo diventato annunciatore della grazia; ecco che, diventato veggente, proclama il Vangelo, fa la sua professione di fede. La coraggiosa confessione del cieco spezza il cuore degli empi, i quali non avevano nel cuore ciò che egli ormai possedeva sul volto […]Non lo so. Queste parole dimostrano che la sua anima è ancora simile a uno che ha ricevuto l’unzione e ancora non ci vede. È come se avesse avuto quell’unzione nell’anima. Predica il Cristo, che ancora egli non conosce.
(S.Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 8)
Il cieco racconta il miracolo
Nota quanto egli è veritiero. Non dice come e con che cosa sia stato spalmato: non lo dice, perché non l’aveva visto. Non aveva visto, infatti, che Gesù aveva sputato in terra, ma attraverso il senso del tatto, si era accorto di essere stato spalmato col fango. E mi ha detto: va’ a lavarti nella piscina di Sìloe.
Questo era attestato dall’udito. Ma come aveva riconosciuto la voce del Cristo? Dal suo colloquio con i discepoli. Il cieco narra tutto questo, adducendo come testimonianza i fatti, ma non è in grado di dire come sia avvenuto. Se poi è necessaria la fede per credere in cose che percepiamo con il senso del tatto, molto di più lo è per credere in cose che non possono essere vedute.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 57, 2)
L’evangelista precisa che era sabato, proprio per mostrarci la perversità del loro animo e di quale pretesto si servivano per screditare il miracolo, facendolo comparire come una trasgressione della Legge.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 57, 2)
Ci vedo. Egli vuol dire con questo: “Non renderò vana la potenza di colui che mi ha guarito, gli sarò riconoscente. Io ho quel che desideravo da tempo: sono proprio io, cieco dalla nascita, nell’utero e nel grembo di mia madre, che spalmato finalmente con il fango, sono stato guarito, cioè, non mostro soltanto gli occhi aperti, coprendo l’ombra nel profondo, ma ci vedo. Ecco, vedo chiaramente la luce del sole; ecco, davanti ai miei occhi si stende la bellezza di meraviglie straordinarie.
[. .. ] Dinanzi a questo spettacolo ammirerò l’arte del Creatore, dalla bellezza delle creature riconoscerò il Creatore
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Valore spirituale e materiale del sabato
In realtà se c’era uno che osservava il sabato era proprio lui, che era senza peccato.
In ciò consiste infatti il sabato nel suo valore spirituale: nell’essere liberi dal peccato. A questo, in sostanza, ci chiama il Signore quando ci raccomanda l’ osservanza del sabato: Non farete alcuna opera servile (Lv 23, 8) […] Richiamate le spiegazioni precedenti, per sapere cosa s’intende per opera servile; ascoltate il Signore: Chiunque commette peccato è schiavo del peccato (Gv 8, 34). Ma costoro che, come dicevo, non erano né veggenti né unti, osservavano il sabato in senso materiale e lo violavano nel suo significato spirituale.
(S.Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 9)
Questi, sebbene ammirino l’antico Giosuè che prese Gerico di sabato, comandò ai loro padri di fare ciò che sogliono fare i vincitori e per nulla fece osservare il precetto sabbatico, se la prendono con Cristo e, per quanto è possibile alla loro malvagità, non solo si affrettano a negargli la gloria degna di Dio, ma lo privano anche dell’onore dovuto ai santi. E poi, spinti dalla loro cattiveria, accusano colui
che giustifica il mondo ed è stato mandato a noi dal Padre.
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Astutamente, passando sotto silenzio il miracolo, portavano il discorso solo su quella che essi definivano “violazione della Legge”. Non dicevano infatti: “Guarisce di sabato”, ma: “Non osserva il sabato”.
A loro volta gli altri replicavano fiaccamente. Mentre sarebbe stato necessario dimostrare che il sabato non veniva affatto violato, essi basano la loro apologia soltanto sui miracoli. Ed era naturale che facessero così, perché lo credevano ancora soltanto un uomo. Altrimenti avrebbero potuto difenderlo in altro modo, sostenendo, cioè, che colui che aveva istituito il sabato era anche il padrone del sabato, ma non avevano ancora di lui un concetto così alto. Certo nessuno osava dichiarare apertamente ciò che sentiva, ma esprimeva molto timidamente il proprio parere, perché alcuni erano trattenuti dalla paura, altri dall’attaccamento alle loro cariche. E c’era dissenso tra loro. Cosa che prima si era manifestata nel popolo e in seguito anche tra i capi.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 57, 2)
Tu, che cosa dici di lui? Il cieco come arbitro della contesa. Dopo aver discusso, si rivolsero al cieco di nuovo, quasi lo avessero designato come arbitro della loro controversia, e gli dissero: Tu, che cosa dici di lui: dal momento che ti ha aperto gli occhi? […]Il cieco rispose alla domanda saggiamente dicendo: È un profeta, cioè: “Questa la mia opinione riguardo a lui; questo mi spinge a dire su di lui quanto è accaduto”.
(Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 13-18)
Che opinione hai di lui? Come lo consideri? Come lo giudichi? Cercavano un capo d’accusa, per farlo cacciare dalla sinagoga·; col risultato però di farlo accogliere dal Cristo. Egli coraggiosamente
disse ciò che pensava: È un profeta! Essendo ancora nel cuore solo unto, non confessa ancora il Figlio di Dio, e tuttavia dice il vero.
(S.Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 9)
La menzogna si rivolge sempre contro se medesima, con le stesse armi con cui combatte la verità; anzi essa accresce lo splendore della verità, cosa questa che si verificò anche in quella circostanza.
Perché non si dicesse che i testimoni e gli spettatori del miracolo non avevano riferito con esattezza quello che realmente era accaduto, ma lo avevano fatto in maniera approssimativa, fecero entrare in scena i genitori, ottenendo, loro malgrado, il risultato di avere per bocca di essi un’ulteriore conferma di quello che era veramente accaduto […] Non essendo riusciti a spaventare lui stesso, ma vedendolo invece intento a divulgare coraggiosamente il nome del suo benefattore, speravano di riuscire a screditare il miracolo, con l’aiuto dei genitori.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 58, 1)
Pressioni perché neghino il miracolo. Dopo aver fatto venire i genitori al loro cospetto, allo scopo di intimidirli, si mostrarono furibondi e chiesero loro: È questo vostro figlio? Non dicono: “Quello
che prima era cieco”, ma come? Quello che voi dite che è nato cieco, come, cioè, se essi equivocassero astutamente, per dar credito all’operato del Cristo […] Quale padre simulerebbe una cosa simile nei riguardi del proprio figlio? È come se dicessero: “Quello che voi avete detto che era cieco; e non vi siete limitati solo a questo: voi avete anche sparso dappertutto questa voce”. Come mai adesso ci vede? Quale follia! “È da voi – dicono- che è partita questa voce, si tratta di una vostra simulazione”. Esercitano su di essi in due modi pressioni perché neghino il miracolo.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 58, 1)

‘Mi sembra che essi, per ispirazione divina, aggiungono alle loro parole: Ha l’età, che include in qualche modo, anche questa affermazione, un’accusa ai farisei.
Se infatti chi ha riacquistato la vista è ben consapevole di ciò che dice, avendone il tempo e l’età, non si potrà dire che è cosa da ragazzi quando riferirà sul miracolo.
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Non solo hanno mentito, ma commettono anche un’altra mancanza mettendo il proprio figlio chiaramente in pericolo.
Ritengo però che anche questo abbia una ragione. Il Salvatore, infatti, quando aprì gli occhi, a un cieco, li aprì non a un bambino, ma a un adulto, che potesse vedere da uomo […] È vero che un adulto poteva esprimersi da solo su se stesso, soprattutto quando aveva ricevuto la vista da Gesù. Non c’è bisogno che altri parlino in sua vece.
(Origene, Commento al Vangelo di Giovanni, Frammento 67)
Una reticenza giustificata. Il divino evangelista difende i genitori e dice che quando furono interrogati furono vinti dalla paura; non vollero dire che il loro figlio era stato guarito da Cristo affinché, scoprendo l’enorme pazzia dei Giudei, lo rendesse noto anche ai posteri. Che cosa, infatti, si potrebbe dire di più inumano nei riguardi di costoro che pensano di punire coloro che ricordano i benefici e stimano di dover punire coloro che riconoscono colui che è stato annunziato dalla Legge e dai profeti?
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1)
Ormai non era più un male essere cacciati dalla sinagoga. I Giudei cacciavano, ma il Cristo accoglieva.
(S.Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 10)
Un “agguato” dei Giudei. Avendo dunque i genitori rinviato costoro al cieco guarito in persona, lo chiamarono di nuovo. Non gli dissero però sfacciatamente ed esplicitamente: “Smentisci di essere stato guarito dal Cristo”, ma vollero raggiungere tale scopo con parvenze di pietà. Da’ gloria a Dio, gli dicono […] Non si esprimono dunque così, ma gli tendono un agguato in un altro modo: “Da’ gloria a Dio, dichiara pubblicamente che quello non ti ha fatto niente”.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 58, 2)
Bestemmiare Dio. Che significa Da’ gloria a Dio? “Nega quanto hai ricevuto”. Questo però non
è dare gloria a Dio, ma piuttosto bestemmiarlo.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 4, 11)icona cieco nato

Una cosa so so: ero cieco e ora ci vedo. Una risposta saggia. “Lascio a voi giudicare se un peccatore possa fare ciò, perché voi sostenete che egli sia tale”. Il cieco ha dato una risposta saggia moderando le parole in modo tale da non mostrarsi in disaccordo con coloro che lo interrogavano. Nondimeno, con la sua reticenza suggerisce che Gesù non avrebbe potuto fare ciò che ha fatto se davvero fosse un peccatore.
(Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 25)
Volete diventare anche voi suoi discepoli? Il coraggio della verità: Hai visto quanto coraggio dimostra il mendicante di fronte agli scribi e ai farisei? La verità è tanto forte e vigorosa, quanto debole è la menzogna. Quella riesce a trasformare in personaggi famosi uomini qualunque che s’incontrano per strada; questa, invece, anche quando si trova in compagnia dei potenti, li fa apparire deboli. E come se dicesse: “Voi non prendete in considerazione le mie parole; per questo non parlerò più, non risponderò più alle vostre insistenti e inutili domande, perché non mi ascoltate per apprendere qualcosa da me, ma per controbattere tutto quello che dico”.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 58, 2)
Disgusto per l’ostinazione dei Giudei, egli che era cieco e adesso ci vedeva, non riuscendo più a sopportare quei ciechi, rispose loro: Già ve l’ho, detto e non miavete ascoltato; che volete di nuovo sentire? Forse anche voi volete diventare discepoli suoi? (Gv 9, 27). Che significa “anche voi” se non: “Io già lo sono?”. Anche voi volete?; “Lo vedo, ma non sono geloso da impedirvi di vedere”.
(S.Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44,11)
Sii tu discepolo di costui (Gv 9,28). Cada su noi una tale ingiuria, e sui nostri figli! L’ingiuria era nei loro sentimenti, non nelle loro parole. Noi siamo discepoli di Mosè; noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; costui, invece, non sappiamo donde sia (Gv 9, 28-29). Se davvero sapeste che a Mosè ha parlato Dio, sapreste che per mezzo di Mosè è stato annunziato il Signore. Vi trovate infatti davanti al Signore che vi dice: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; di me infatti egli ha scritto (Gv 5, 4.6). Vi gloriate di seguire il servitore e voltate le spalle al Signore? In realtà voi non seguite neppure il servitore, altrimenti egli vi condurrebbe al Signore.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44,12)
Egli ha sempre in bocca il miracolo, dato che essi non potevano toglierlo di mezzo, e su di questo basa il suo ragionamento. Nota come in principio egli diceva: Se è peccatore, non lo so, ma non perché avesse dei dubbi in proposito, […] ma perché sapeva bene che non si trattava di un peccatore. Nota invece come, ora che è venuto il momento opportuno, ne prenda le difese: Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 58, 3)
Abbiamo ascoltato una sua risposta totalmente erronea; asserì infatti: Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori. Se Dio non ascolta i peccatori, quale speranza abbiamo? Se Dio non ascolta i peccatori, a che scopo preghiamo e diamo la prova del nostro peccato col batterci il petto? E non è proprio il caso di quel pubblicano che insieme al Fariseo salì al tempio e, mentre il Fariseo si vantava sciorinando i meriti che aveva, quello, tenendosi a distanza, con gli occhi fissi a terra e battendosi il petto, confessava i propri peccati? E costui che riconosceva i propri peccati si allontanò giustificato dal tempio, a differenza di quel Fariseo (Lc 18, 10-14). Ma chi si espresse in tal modo non aveva ancora lavato la vita del cuore in Sìloe. Negli occhi di lui il segno misterioso aveva agito per primo, ma nel cuore non si era ancora attuato il benefico effetto della grazia.
(S.Agostino, Discorsi 13 6, 2)
Dio non ascolta i peccatori? Se fosse stata vera una dottrina così importante – “Il peccatore non viene ascoltato da Dio” -, non sarebbe stata passata sotto silenzio, ma sarebbe stata detta da qualcuno degno di fede, dal servitore [Mosè] o da qualcuno dei profeti.
Ma se Dio non ascoltasse un peccatore, perché ai peccatori si insegnerebbe a dire: Rimetti a noi i nostri debiti come noi ll rimettiamo ai nostri debitori? Chi viene ascoltato da Dio? Egli ascolta chi tende al pentimento, anche se non ha smesso di essere un peccatore. Se Dio non ascoltasse i peccatori, il nostro Salvatore non avrebbe mangiato e bevuto con pubblicani e peccatori. Se però coloro che avevano bisogno di medici per la loro malattia non fossero stati ascoltati, egli non li avrebbe guariti. Pertanto, affinché sia efficace la preghiera di chi ha peccato ma non è ancora privo di fede, si dice: Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere?
(Sal 130, 3). Forse il cieco parla non di ciò che di solito c’è nella preghiera del peccatore, ma di opere così straordinarie quali erano quelle di Gesù. Quando i peccatori pregano Dio per tali opere, non vengono ascoltati.
(Origene, Commento al Vangelo di Giovanni Frammento 70)
Gesù è al di là dell’umana comprensione. Gesù deve essere ammirato – dice il cieco – come uno che è superiore all’intelletto umano. Se voi non sapete da dove venga, il miracolo che ha compiuto è
per me una prova evidente del suo potere.
Non sapete chi egli sia e avreste bisogno di una testimonianza di altri se non ci fosse stato alcun “segno” del suo potere […] Da questi fatti sembra chiaro che egli non possa essere chiamato peccatore. Certo Dio non adempie le richieste di un peccatore, ma ascolta, invece, la voce di coloro che mostrano un comportamento onesto e fanno il suo volere fedelmente  […] Invero, ha guarito un cieco dalla nascita e sappiamo che ciò non era mai stato fatto prima, nemmeno da Mosè, che voi ammirate.
(Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 30-32)
Chi da poco ha riacquistato la vista è più perspicace, per conoscere la verità, di quelli che sono istruiti nella Legge. Ecco infatti, ecco, si è già espresso con parole sagge, dimostrando la falsità delle intenzioni dei farisei.
(Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6,1)

Credi nel Figlio dell’uomo? Per questo, il Signore lo interroga quando è ormai sano ed è stato scacciato dalla sinagoga, con le parole: Tu credi nel Figlio di Dio? (Gv 9, 35), in modo che non considerasse un male per lui l’espulsione dalla sinagoga, lui al quale questa confessione di fede dava l’immortalità. E visto che egli, ancora incerto, aveva risposto: Chi è, Signore, perché io creda in
lui? (Gv 9, 36), il Signore, non volendo che rimanesse nell’ignoranza lui al quale, dopo il recupero della vista, aveva offerto la comprensione di una fede così grande, disse: Tu lo hai visto, ed è lo stesso che parla con te (Gv 9, 37). Forse il Signore da quest’uomo, come dagli altri che supplicavano di essere guariti, esigeva una confessione di fede per meritare la salute? Certamente no. Difatti disse questo a un cieco che ormai ci vedeva, e solo perché rispondesse: Credo, Signore (Gv 9, 38), e così la risposta di fede non avrebbe arrecato la guarigione della vista (già avuta), ma quella della vita.
(S.Ilario di Poitiers, La Trinità 6, 48)
Quando lavò la vista del cuore? Quando codesto cieco lavò la vista del suo cuore? Allora che, cacciato fuori dai Giudei, il Signore lo internò nella verità di sé. Lo trovò e gli parlò, così come abbiamo ascoltato: Credi tu nel Figlio di Dio? E quello: Chi è, Signore, perché io creda in lui? Che già vedeva con gli occhi è sicuro: ma con il cuore? Non ancora. Attendete: adesso vedrà. Gli rispose Gesù: Sono io che ti parlo. Rimase dubbioso? Lavò immediatamente la vista. Stava appunto parlando con quel Slloe, che significa ”l’Inviato”. Chi è l’Inviato se non Cristo? Colui che spesso dichiarò con le parole: Io compio la volontà del Padre mio che mi ha inviato. Dunque, egli in persona era Sìloe. Il cieco si accostò con il cuore, ascoltò, credette, adorò; deterse la vista, vide.
(S. Agostino, Discorsi 136, 2)
Ancora non lo conosceva, benché fosse stato da lui guarito. Era cieco prima che venisse il suo benefattore, e dopo la guarigione era stato trascinato via da quei cani rabbiosi. Gesù, dunque, è come un giudice dei giochi che riceve l’atleta solo dopo che ha sostenuto molte fatiche, per assegnargli le corone […] Gli chiede se crede. Non perché non lo sappia, ma perché vuol farsi conoscere e mostrare quanto apprezza la sua fede.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 59, 1)
Riconosce la voce. Il cieco, riconoscendo la sua voce (ricorda che non l’ha ancora visto), disse: E chi è Signore, perché io creda in lui? Con buona ragione pensava che colui che gli aveva dato la vista […] avrebbe potuto anche mostrargli il Figlio di Dio. ·
(Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 34-37)
Poiché non poteva ancora dire: “Io credo”, ma, come un ignorante, rispose: Chi è Signore, perché io creda in lui?, egli era, per così dire, sulla soglia fra mancanza di fede e fede.
(Origene, Commento al Vangelo di Giovanni Frammento 71)
Credo, Signore! Non bisogna interpretare hai visto come riferito al passato e colui che parla con te come riferito al presente, poiché colui che è stato visto è la stessa persona che parla con lui […] Molti lo avevano visto, ma non lo conobbero. Lo ha visto davvero, dunque, colui che viene illuminato negli occhi dell’anima da Dio stesso. Colui che un tempo era cieco, dopo aver beneficiato di entrambe le cose, del vedere e del Verbo, non solo disse: Credo, Signore, ma anche: si prostrò dinanzi a lui.
(Origene, Commento al Vangelo di Giovanni Frammento 73)
L’umiltà di Gesù, l’adorazione del cieco
Non gli disse: “Sono io”, ma, in tono ancor più dimesso: Lo hai visto. Ma queste parole erano alquanto oscure; perciò spiegò più chiaramente: “Chi parla con te è lui”. Quegli rispose: «Credo, Signore» e lo adorò. Non disse: “Sono io che ti ho guarito, sono io che ti ho detto: ‘Va’ a lavarti alla piscina di Siloe”‘, ma, tacendo su tutte queste cose, gli chiese: Tu credi nel Figlio di Dio? Quello allora, manifestando l’intensità del suo affetto, immediatamente lo adorò, cosa che fecero solo pochi tra quelli guariti miracolosamente, come quei lebbrosi e qualche altro, se ce ne fu.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 59, 1)
Colui che una volta fu cieco fu pronto alla confessione, dico quella della fede, e alla pietà. Dopoché, infatti, riconobbe presente e visto dai suoi occhi il Figlio unigenito, lo adorò come Dio, sebbene lo vedesse nella carne, privo affatto della gloria conveniente a Dio. Ma, illuminato nel cuore dalla forza e dalla potenza insita in lui, si elevò, per analogia, a pensieri saggi e buoni, e immaginò la bellezza di quella natura divina e ineffabile.
(S.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 6,1)
Che significa: Vedano quelli che non vedono? Significa che quanti riconoscono di non vedere e cercano il medico, vedranno. E che significa: e quelli che vedono diventino ciechi? Che quanti s’illudono di vedere e non cercano il medico, rimangono nella loro cecità. Questa discriminazione la chiama “giudizio”, dicendo: Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, un giudizio che distingua la causa dei credenti e di coloro che professano la loro fede dai superbi, da coloro che credono di vedere e che perciò sono più gravemente accecati […] Non si tratta, però, ancora di quel giudizio sul mondo, con cui alla fine giudicherà i vivi e i morti. In ordine a tale giudizio infatti aveva detto: Io non giudico nessuno (Gv 8, 15); perché prima è venuto non per giudicare il mondo, ma
affinché il mondo sia salvo per mezzo di lui (Gv 3 , 17).
(S.Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 17)
Ciò che Gesù dice altrove – Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui ( Gv 3, 17) – non è in contrasto con quanto dice qui. Là si esprime il fine della venuta di Gesù, salvare tutta l’umanità. Qui parla del risultato della sua venuta. In effetti, anche se questo è il suo volere, salvare tutta l’umanità, nonostante ciò gli infedeli devono essere certo puniti per la loro scelta di non credere.
(Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 39-41)
Siamo ciechi anche noi? Il peccato non confessato rimane. Pertanto, avendo detto i farisei che allora ascoltavano il suo dire: Siamo forse ciechi anche noi?, senza dubbio erano simili a colui che era salito al tempio e diceva a Dio: Ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini: ingiusti, adùlteri, ladri (Lc18, 11), quasi a dire: “Ti ringrazio perché non sono cieco, come gli altri uomini del genere di questo pubblicano, ma vedo” […] Il Signore a loro: Se foste ciechi non avreste alcun peccato, ma per il fatto che ora dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane. Non disse: “Entra il peccato”, ma: rimane. C’era infatti. Poiché non confessate, non viene tolto, ma rimane.
(S.Agostino, Discorsi 136 B, 2)
Cecità materiale e spirituale
Qui menziona anche una duplice restituzione della vista e una duplice cecità, cioè quella materiale e quella spirituale. Allora alcuni di quelli che lo seguivano, gli dicono: Che forse anche noi siamo ciechi? Come in altra occasione dicevano: Non siamo stati mai schiavi di nessuno! e Noi non siamo bastardi! (Gv 8, 33.44), così anche adesso hanno soltanto aspirazioni al benessere materiale e si vergognano soltanto di questa cecità. Poi, per dimostrare che per costoro sarebbe meglio essere ciechi anziché veggenti, dice: Se foste ciechi: non avreste peccato. Siccome essi ritenevano che tale disgrazia fosse qualcosa di vergognoso, ritorse ciò contro di loro, dicendo: “Questo vi renderebbe meno intollerabile il castigo” […] Qui dimostra che quanto essi credevano fosse soprattutto motivo di lode per loro sarebbe stato invece causa di castigo, e consola il cieco nato della sua precedente cecità. Poi parla della cecità di quegli altri. Perché infatti costoro non dicessero: “Non proviene da cecità se non aderiamo a te, ma ti avversiamo come un mistificatore”, parla soltanto di quell’argomento: Non senza motivo l’ evangelista narra che alcuni farisei che erano con lui udirono queste parole e dissero: «Forse anche noi siamo ciechi?» e ciò per richiamare alla tua memoria che si tratta degli stessi che prima si erano allontanati da lui, e che stavano per lapidarlo. C’erano infatti alcuni fra costoro che lo seguivano con incuranza e che facilmente cambiavano idea.La croce di Gesù sia la mia luce.

(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 59, 1-2)

 

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