NT/ Febbraio 22, 2023/ Raccolte, Vangelo, Padri Chiesa, Commenti Bibbia, Meditazioni, Riflessioni, Sacra Scrittura, Padri

La quaresima è il tempo proprio che c’invita all’autenticità.

<!-more->

  Alcuni, con il pretesto che tanti moltiplicano le pratiche esterne senza lo sforzo di una vera conversione, vorrebbero eliminare ogni manifestazione esteriore, limitandosi ad un atteggiamento solamente intimo. La verità si dice è nel mezzo, in un atteggiamento che accettando i riti della chiesa, esprima, attraverso di essi, la risposta di un cuore deciso a ritornare a Dio.

Tu ami tutte le creature, o Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato; tu chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento, e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio. (Cf. Sap 11,24.23.26)

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura (Gl 2,12-18)
Quando, peccando si è offeso il Signore, bisogna in primo luogo pentirsi, ma anche dargli soddisfazione con una certa penitenza che esprime il nostro rammarico di averlo offeso. Nella Bibbia vi era l’uso di coprirsi la testa di cenere, rivestirsi di sacco e digiunare per implorare la misericordia di Dio. Oggi rimane solo qualche segno esterno che ci fa allineare nella fila dei peccatori pentiti. Ognuno però sentirà da sé il bisogno di offrire a Dio qualcosa, che gli manifestino il nostro desiderio di purificarci per amarlo con tutto il cuore e servirlo nel nostro prossimo. Perciò il profeta ci esorta dicendo: «Laceratevi il cuore e non le vesti».

Ritratto di San Francesco conservato nel convento di Greccio, considerato tra i più antichi esistenti. (Come dire San Francesco offre le lacrime che sgorgano dal cuore…)

Dal libro del profeta Gioèle

Così dice il Signore:
«Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male».
Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov’è il loro Dio?».
Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo.

Salmo Responsoriale Dal Sal 50 (51)
R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.

Seconda Lettura (2Cor 5,20-6,2)
Ai cristiani di Corinto, continuamente esposti di ritornare al paganesimo, Paolo ricorda che i discepoli, come ambasciatori di Cristo e suoi collaboratori, sono incaricati di aiutarli ad essere fedeli alla grazia del Vangelo e ci supplica di lasciarci «riconciliare con Dio» perché  è adesso è «ora  il momento favorevole, ora il giorno della salvezza!».


Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: «Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

VANGELO

Il digiuno, la preghiera e l’elemosina sono le tre azioni fondamentali che esprimono la sottomissione dell’uomo a Dio. Con il digiuno freniamo i cattivi desideri e ci purifichiamo per unirci a Dio. La preghiera è il nostro dialogo con Dio che esprime la sua immagine in noi. L’elemosina che è intesa e comprende qualsiasi, ogni azione buona, ci rende testimonianza davanti ai fratelli della bontà di Dio in noi e «Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,1-6.16-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

RITO DELLA BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE  DELLE CENERI.

Dopo l’omelia, il sacerdote, stando in piedi, dice a mani giunte:

Fratelli e sorelle, supplichiamo Dio nostro Padre perché con l’abbondanza della sua grazia benedica queste ceneri, che poniamo sul nostro capo in segno di penitenza.

Dopo un breve momento di preghiera silenziosa, prosegue con le braccia allargate e dice:

Orazione:

O Dio, che hai pietà di chi si pente e doni la tua pace a chi si converte, ascolta con paterna bontà le preghiere del tuo popolo e benedici + questi tuoi figli che riceveranno l’austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. R/. Amen.

Il Sacerdote asperge con l’acqua benedetta le ceneri mentre fedeli processionalmente, si presentano al celebrante, il quale impone a ciascuno le ceneri, dicendo:
Convertitevi, e credete al Vangelo.

Si cantano le antifone:

Antifona 1 ( cf. Gl 2, 12-13): Torniamo a Dio con tutto il cuore, nel digiuno, nel pianto e nel lutto! Torniamo al Signore nostro Dio, arroccato è tenero e misericordioso, lento all’ira e pieno di amore. (Immutémur habitu, in cínere et cilício, ieiunémus, et plorémus ante Dóminum, quia multum misericors est dimíttere peccáta nostra Deus noster).

Antifona  2 (cf. Gl 2, 17; Est 13, 17): Tra la porta e l’altare i sacerdoti, ministri del Signore, grideranno e diranno: “Pietà, Signore, abbi pietà del tuo popolo, perché celebri ancora la tua lode”. (Inter vestíbulum et altáre plorábunt sacerdótes minístri Dómini, et dicent: Perché, Dómine, perché pópulo tuo, et ne claudas ora canéntium te, Dómine).

Antifona 3 (cf. Sal 50,3):Ti prego, Signore, cancella il mio peccato. (Dele, Dómine, iniquitátem meam).

Responsorio Cf. Ba 3, 2; Sal 78,9

– Apri i nostri occhi, Signore, facci conoscere le nostre colpe, perché, sorpresi dal giorno della morte, non cerchiamo e non troviamo il tempo per fare penitenza. -Ascoltaci, Signore, e abbi pietà, perché abbiamo peccato contro di te. Aiutaci, Dio nostro Salvatore, e per l’onore del tuo nome, liberaci. Ascolta Signore. (Emendémus in mélius, quae ignoránter peccávimus, ne súbito praeoccupáti die mortis quaerámus spátium paeniténtiae, et inventíre non possímus. * Atténde, Dómine, et miserére, quia peccávimus tibi. Adiuva nos, Deus salutáris noster, et propter honórem nóminis tui, Dómine, líbera nos. Aspetta, Domino).

ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA

Un tale chiese al padre Antonio: «Che debbo fare per piacere a Dio?». E l’anziano gli rispose: «Fa’ quello che io ti comando: dovunque tu vada, abbi sempre Dio davanti agli occhi; qualunque cosa tu faccia o dica, basati sulla testimonianza delle Sante Scritture; in qualsiasi luogo abiti, non andartene presto. Osserva questi tre precetti, e sarai salvo».

Disse il padre Antonio al padre Poemen: «Questa è l’opera grande dell’uomo: gettare su di sé il proprio peccato davanti a Dio; e attendersi tentazioni fino all’ultimo respiro».

(Abba Antonio il Grande, apofotegma n° 3-4)

Ebbene, dopo averci invitato a non fare la nostra elemosina davanti agli uomini, aggiunge subito: per essere da loro ammirati. Potrebbe sembrare che questa aggiunta fosse già implicita nelle parole precedenti; ma se qualcuno le esamina bene, queste parole, vedrà che sono diverse da quelle di prima e che Cristo, con questa aggiunta, manifesta una grande prudenza e testimonia un’ineffabile cura e indulgenza nei nostri confronti. Una persona può infatti fare l’elemosina dinanzi agli uomini, senza aver l’intenzione di farsi vedere; mentre, al contrario, si può fare l’elemosina in segreto, ma augurandoci di essere visti dagli uomini. Ecco perché il Signore non considera soltanto l’atto in se stesso, ma la volontà con cui l’atto si compie: ed è appunto la volontà che egli punisce o ricompensa.
(S.G.Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 19, 2)

Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra (Mt 6,3)

Che cosa riceverai da Dio tu che non gli hai dato nulla? Ogni atto infatti che viene compiuto per Dio è offerto a Dio ed egli lo riceve; ciò che invece è compiuto per gli uomini si sparge al vento e non è atteso da nessuno. Cos’altro è la lode degli uomini se non suono di venti che passano? Gli uomini hanno smesso di parlare ed il frutto del loro agire è venuto meno, poiché essi hanno agito per gli uomini in vista della loro lode. Ma che cosa c’è di saggio nel dare una cosa e unirvi vuote parole o di certo disprezzare la ricompensa di Dio che permane in eterno nel cielo, scegliendo piuttosto i discorsi effimeri degli uomini? Sarebbe meglio non agire che agire per gli uomini.
Chi non agisce, se pure non ottiene nulla in cielo, tuttavia non perde nulla sulla terra; chi invece opera in funzione degli uomini, fallisce su questa terra senza ottenere nulla in cielo.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 13)

Il Signore non intende parlare in questo brano delle mani del corpo umano (e chi non lo sa che gli arti non dispongono di vista e di udito?); per mano destra e per mano sinistra va intesa o l’opera buona o gli uomini. È quanto si trova scritto nel Libro dei Re: là vi si dice che per «mani» si devono intendere gli uomini, quando domanda: Forse che io non ho dieci mani in Israele? (2 Sam 19, 43). E voleva dire: dieci tribù. V’è anche perciò un’altra significazione: per «destra» si devono intendere i giusti, per «sinistra», i peccatori, se stiamo ancora nell’attestazione di Salomone: Il Signore conosce bene ciò che è alla destra; è invece pessimo ciò che si trova alla sinistra (Prv 4, 27). Nell’Evangelo è chiarissimamente spiegato cosa si debba intendere per destra e per sinistra, quando asserisce che i giusti saranno collocati alla destra e i peccatori alla sinistra. Se i buoni compiono qualche azione meritevole di ricompensa – secondo il comando del Signore -, non devono farlo sapere ai malvagi; in altre parole: quando noi compiamo qualcosa con spirito di fede e con animo religioso, non ne dobbiamo certo menare vanto davanti ai peccatori ed agli infedeli.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 26, 5)

Gesù chiama ancora queste persone «ipocriti» ed ha ben ragione di farlo perché, fingendo di pregare Dio, esse non fanno che guardare gli uomini che stanno loro attorno assumendo un atteggiamento veramente ridicolo: somigliano, infatti, più a commedianti che a uomini in orazione.
Colui che si prepara alla preghiera, lascia tutti e sta attento solo a colui che può esaudire le sue domande. Se voi invece trascurate Dio e andate attorno, girovagando e ponendo i vostri occhi dovunque, vi ritroverete con le mani vuote (…) Per questo appunto Gesù non dice che costoro non riceveranno la loro ricompensa, ma dice che l’hanno già ricevuta: l’hanno ricevuta cioè da chi l’attendevano, dagli uomini. Ma non è questo che desidera Dio: vuole infatti esser lui a darci la ricompensa. Se noi, però, cerchiamo dagli uomini il premio, non meritiamo certo di averlo da Dio, non avendo fatto niente per lui.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 19, 3)

Non vedete che nel palazzo di un re ogni tumulto cessa e ovunque regna il silenzio?
Ebbene, voi entrate ora in una reggia ben più augusta e terribile di quella dei re della terra, nel palazzo del re del cielo: conservate quindi un grande rispetto.
Voi, infatti, venite a far parte del coro degli angeli, entrate in società con gli arcangeli e cantate con i serafini. Tutte queste schiere celesti manifestano un grande ordine e offrono a Dio, re dell’universo,con molto tremore, il loro ineffabile canto e i loro sacri inni. Unitevi a loro quando pregate e imitate il loro mistico contegno, pieno di decoro. Voi non state pregando un uomo: pregate Dio che è ovunque presente, che sente le vostre parole prima ancora che le abbiate pronunciate e che conosce i segreti della vostra mente. Se lo pregherai così, ne riceverai una grande ricompensa: Il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà. Gesù non dice che ti donerà un premio, ma che ti «ricompenserà». Egli cioè vuole divenire tuo debitore: è un grande onore che ti fa.

(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 19, 2)

Mi sembra che con queste parole Cristo condanni le lunghe preghiere; lunghe, non per la loro durata ma per la moltitudine delle parole, per l’infinità dei discorsi. Si deve, invece, perseverare nel chiedere a Dio le stesse cose. Siate perseveranti nella preghiera (Rm 12, 12), sta scritto. Quando Gesù ci propone l’ esempio di quella vedova che piegò, con l’insistenza delle sue preghiere, quel giudice crudele e spietato, oppure quello dell’uomo che andò a trovare il suo amico nel mezzo della notte e lo fece alzare dal letto quando già era addormentato, non tanto per effetto dell’amicizia quanto per la sua insistenza, vuol dare a noi tutti un comando: noi dobbiamo, cioè, supplicarlo continuamente, non offrendogli una preghiera lunga, fatta di mille parole, ma esponendogli semplicemente le nostre necessità. Proprio questo vuol farci capire sottolineando che i pagani credono di essere esauditi in grazia della loro loquacità. E aggiunge: Non siate simili a loro, poiché sa il Padre vostro di che cosa avete bisogno, ancor prima che voi lo preghiate. Voi potreste dirmi: Ma se sa di che cosa abbiamo bisogno, perché dobbiamo pregare? Dobbiamo farlo, non per fargli sapere le nostre-necessità che egli ben conosce, ma per commuoverlo, per acquistare familiarità con lui grazie al rapporto che si stabilisce con le nostre incessanti preghiere; dobbiamo farlo per umiliarci e per ricordarci dei nostri peccati.
(S.G.Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 19, 4)

È troppo poco entrare nelle camere da letto, se la porta è aperta agli sfacciati, perché attraverso la porta le cose esterne irrompono dentro a frotte e disturbano la nostra interiorità. Ho detto che sono fuori tutte le cose poste nel tempo e nello spazio, le quali attraverso la porta, cioè attraverso il senso esteriore, s’introducono nei nostri pensieri e con la confusione delle varie immaginazioni ci disturbano mentre preghiamo. Si deve quindi chiudere la porta, cioè opporsi al senso esteriore, affinché la preghiera proveniente dallo spirito si levi al Padre perché essa avviene nel profondo del cuore, quando si prega il Padre nel segreto. E il Padre vostro che vede nel segreto vi ricompenserà. (S:Agostino, Discorso del Signore sul monte 2, 3, 11)

Il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà

Ci è stato ordinato di pregare in camera, dopo aver chiuso la porta, ma ci è stato anche insegnato di effondere la nostra preghiera in ogni luogo. E i santi hanno incominciato a pregare tra le bestie, nelle carceri, tra le fiamme, nelle profondità del mare e nel ventre di un mostro. Siamo dunque esortati a entrare non nelle parti nascoste di una casa, ma nella camera del nostro cuore e a pregare Dio nel segreto impenetrabile del nostro spirito, non con molte parole, ma con la coscienza della nostra condotta.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 5, 1)

 

I pagani credono di ottenere più facilmente quanto vogliono, se ripetono parole su parole; non questo vuole invece da noi il Signore. La nostra orazione non va misurata con la prolissità di parole, ma con la fede del cuore e con le opere della giustizia; egli sa ben ciò che è necessario per noi, lo sa meglio di noi; prima che apriamo la bocca, conosce quanto stiamo per domandargli. Tra una preghiera che non finisce più e una preghiera umile e semplice, v’è un’enorme distanza quanto al valore: basta por mente a due prototipi della preghiera: quella del fariseo e quella del pubblicano, dei quali l’Evangelo porta l’esempio. La prima: piena di vanti e di fronzoli reboanti: Dio la respinge; la seconda: umile, più mormorata che detta, che supplica perdono per i peccati: e Dio l’esaudisce. Il pubblicano viene via dal tempio più amico di Dio dell’altro. Del resto è la realizzazione di ciò che era già scritto: La preghiera dell’uomo umile penetrò nei cieli, cioè arriva sino a Dio che ha sempre ascoltato la supplica di chi prega veramente.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 27, 2)

Per questo Cristo ordina di pregare con brevità, perché sa che la mente facilmente può essere fuorviata ed è sviata da pensieri e preoccupazioni inutili, soprattutto nel tempo della preghiera. Invita a chiedere a Dio sobriamente e succintamente ciò che ricerca, ma non manifestandogli tutto ciò che vuole.
Questo sarebbe infatti il culmine della follia, perché Dio conosce ciò di cui abbiamo bisogno prima della nostra richiesta. La loquacità viene chiamata battologia dal nome di un greco chiamato Batto, autore di inni lunghi, prolissi e pieni di ripetizioni, in onore degli idoli.
La battologia è perciò ben lontana dal bello.
(Cirillo di Alessandria, Frammento 71)

Nell’unzione del capo va vista la misericordia, per cui ungersi il capo vuol dire usare misericordia con il prossimo; la misericordia praticata verso il povero, è esercitata verso il Signore; il capo dell’uomo se stiamo all’Apostolo – è il Signore (cf. 1 Cor 11, 3); il Signore stesso, difatti, dice: Tutte le volte che avete fatto qualcosa a uno di questi piccoli lo avete fatto a me (Mt 25 , 40). Nel ricambio che il Signore ci rende, noi veniamo come cosparsi di olio, un olio, beninteso, celeste, che è la divina ricompensa; è il Signore che ci ricolma della ricompensa: egli ha detto: Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia da Dio (Mt 5, 7). Il santo David conobbe la natura dell’unzione celeste di cui qui si parla; dice: Come unguento sulla testa, unguento che si effonde sulla barba (Sal 132, 2). Quando invece dice lavanda del volto, intende spiritualmente la purezza di un corpo purificato e di un’anima sincera. Per cui lavarsi la faccia vuol dire avere il volto del nostro cuore sgombro da qualsiasi macchia di peccato e dalla bruttura del vizio, vuol dire possedere una coscienza pura: così sarà possibile avere entro il nostro cuore veramente la letizia della gioia celeste e la giocondità dello Spirito Santo. E così avviene che, mentre con un simile atto di culto devoto noi digiuniamo per Dio e non per gli uomini, riceveremo la ricompensa dell’eterna retribuzione da Dio, che conosce anche le cose più nascoste. Aveva detto: Perché non sembriate digiunanti davanti agli uomini: ma davanti al Padre vostro, che è nel segreto; e il Padre vostro che è nel segreto, vi ricompenserà.
Se dunque tu desideri avere sempre il tuo capo splendente per l’olio dello Spirito e puro il volto del cuore, secondo il detto del Signore, insisti con costanza nella pratica delle opere di carità, persevera
nella pratica del digiuno; così tornerai gradito al Signore, al quale va la lode e la gloria per i secoli dei secoli.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 29, 3, 1-4)

Share this Post