NT/ Febbraio 4, 2023/ Raccolte, Vangelo, Padri Chiesa, Commenti Bibbia, Meditazioni, Riflessioni, Studi, Sacra Scrittura, Padri, Domenica

Il cristiano è un testimone di Cristo: «Voi sarete miei testimoni».

<!-more->

Egli deve continuare la testimonianza del Cristo nella quotidianità della propria giornata, monotona e ripetitiva e sempre uguale che sia, ma solo apparentemente, o varia e multiforme, differente e divertente che sia, condividendo la vita dei propri simili, dividendo il pane con l’affamato, introducendo in casa i miseri ossia cercando di farsi dono a tutti direbbe l’apostolo.

Prima Lettura

L’essenza della vera religione sta nella carità e nella giustizia. Il digiuno che vuole il Signore è: «dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri…» in una parola, «prendere su di sé le angosce degli uomini» (G.S 1), soprattutto dei poveri «Allora la tua luce sorgerà come l’aurora».

Dal libro del profeta Isaìa (Is 58, 7-10)

Così dice il Signore:
«Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».

Salmo Responsoriale Dal Sal 111 (112)

R. Il giusto risplende come luce

Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia. R.

Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. R.

Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria. R.

Seconda Lettura

La riuscita di Paolo nel suo apostolato fu una sola: quella di avere predicato Gesù crocifisso. Il cristianesimo infatti non è tanto una dottrina che s’impone per la sapienza e profondità delle sue tesi, ma una persona, Gesù-Cristo. Non c’è altra via che quella seguita da Paolo, affinché anche il nostro apostolato sia in qualche modo fruttifero.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1 Cor 2,1-5)

Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.
Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

VANGELO

Tutti i cristiani, in forza del loro Battesimo e degli altri sacramenti, sono chiamati ad essere «sale della terra e luce del mondo». Il sale dà sapore, preserva dalla corruzione; la luce rassicura, dà calore, fa distinguere meglio il cammino, il percorso la strada da seguire ossia Cristo.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA

Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12,2).

+++

I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio.

(Lettera a Diogneto, V, 1-17)

La Chiesa, sale della terra e luce del mondo (4), avverte in maniera più urgente la propria vocazione di salvare e di rinnovare ogni creatura, affinché tutto sia restaurato in Cristo e gli uomini costituiscano in lui una sola famiglia ed un solo popolo di Dio.

(Cf. Ad Gentes divinitus,1)

+++

Il sale, come credo, non si addice alla terra. In che senso dunque gli apostoli sono stati chiamati sale della terra? Ma bisogna ricercare il significato esatto di ciò che è detto e questo sarà mostrato dalla funzione degli apostoli e dalla natura del sale stesso. Il sale è un elemento che contiene in sé acqua e fuoco, e che fa di queste due sostanze una cosa sola. Prodotto per essere utile unicamente agli uomini, esso comunica l’incorruttibilità ai corpi che ne saranno cosparsi ed è molto adatto a procurare ogni sensazione di buoni sapori. Ora gli apostoli sono i predicatori delle realtà celesti e come i seminatori di eternità, che dispensano il seme dell’immortalità a tutti i corpi che saranno cosparsi dalla loro parola e (Giovanni ne ha dato testimonianza precedentemente) che sono divenuti perfetti per il mistero dell’acqua e del fuoco. Giustamente quindi essi sono chiamati sale della terra, poiché preservano, grazie al potere del loro insegnamento, i corpi per l’eternità mediante una specie di salatura. Tuttavia la natura del sale è sempre la stessa e non può cambiare. L’uomo invece è soggetto al cambiamento e sarà beato solo chi avrà perseverato fino alla fine in tutte le opere di Dio. Per questo egli esorta coloro che ha chiamato sale della terra a rimanere nella virtù della potenza che ha loro trasmesso, per evitare che, perdendo il sapore, essi non salino più niente, e, avendo perso essi stessi il senso del sapore ricevuto, non possano far rivivere ciò che è corrotto, e, rigettati dai granai della Chiesa con quelli che hanno salato, siano calpestati da coloro che vi entrano.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 4, 10)

Ecco che cosa afferma subito dopo: Voi siete il sale della terra. Con tali parole egli mostra che era necessario dar loro quei grandi precetti. Dice, in sostanza, che non soltanto per la loro vita personale, ma anche per la salvezza di tutti gli uomini quell’insegnamento verrà affidato a loro. Io non vi mando – sembra dire – come un tempo furono mandati i profeti a due città, o a dieci, o a venti, o a un popolo in particolare, ma vi invio alla terra, al mare, al mondo intero, a questo mondo che vive nella corruzione. Dicendo: Voi siete il sale della terra, fa capire che la sostanza degli uomini è stata resa insipida e corrotta dai peccati. Per questo egli esige soprattutto dai suoi apostoli quelle virtù che sono necessarie e utili per convertire molti. Quando un uomo è mansueto, umile, misericordioso e giusto, non tiene chiuse in sé simili virtù, ma fa sì che queste eccellenti sorgenti, scaturite dalla sua anima, si diffondano a vantaggio degli altri uomini. Inoltre chi ha il cuore puro, chi è pacifico, chi subisce persecuzioni a causa della verità, pone la sua vita per il bene di tutti.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 15, 6)
La parola seminata nelle nostre anime
Chiama sale la saggezza di cui è pieno il discorso apostolico che, seminato nelle nostre anime, fa dimorare in noi la parola di sapienza, la quale per analogia è paragonata proprio al sale perché è nutriente e gradevole.
Infatti come senza sale non è buono da mangiare né il pane né la pietanza, così senza la comprensione e l’insegnamento evangelico ogni anima è stolta, priva di nutrimento e non gradita a Dio.
(S.Cirillo di Alessandria, Frammento 41)

Chi insegna deve essere fornito di ogni virtù. ‘Deve essere povero, per rimproverare con voce libera la brama di ricchezza. Deve sempre sospirare e piangere sia per le sue che per le altrui colpe per far arrossire quelli che non hanno esitazione nel commettere peccati prima di peccare e che, dopo aver peccato, non si rattristano di aver peccato. Pertanto sospiri e pianga per mostrare in questo modo che il mondo è duro e pieno di pericoli per i fedeli. Deve aver fame e sete di giustizia per essere in grado di spingere a ben operare, più con l’esempio che con la parola, coloro che riluttano all’ascolto fiducioso della parola di Dio e al la sferza del rimprovero. Deve essere mite per governare la Chiesa più con la condiscendenza che con i castighi, per essere amato più che temuto. Deve esser misericordioso con gli altri, severo con se stesso per addossare a sé il peso grave della giustizia, e agli altri quello leggero.
Deve esser puro di cuore non solo per non trovarsi coinvolto negli affari della vita terrena ma per neppure pensare al mondo.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 10)

C’è pericolo di diventare insipidi; succede quando taluni finiscono per cadere rovinosamente entro le maglie di un’eresia oppure ritornano alla stoltezza dei pagani, avendo abdicato alla fede e alla sapienza divina, dopo che le avevano abbracciate nella catechesi; così, abbandonata la fede e la sapienza divina, sono diventati fatui. Perciò disse: Se il sale perderà il suo sapore, con che cosa si salerà? Dice così, perché uomini siffatti, resi fatui dalla subdola astuzia del diavolo, persa la fede, diventano insipidi. E dire che essi, che avrebbero potuto istruire gli altri non credenti o ancora lontani dalla fede, con la forza della parola della predicazione divina, alla fine risultarono invece inservibili perfino a se stessi. Un esempio lampante: Giuda Iscariota; anch’egli, si può dire, era stato uno di questi tipi di sale, se ci è permesso continuare il paragone avviato. Ma da apostolo che era divenne apostata, dopo che ebbe .rifiutato la divina sapienza; non solo non fu in grado di giovare agli altri, ma risultò disgraziato e inutile anche a se stesso.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 18, 4)

Il sale è necessario nella vita degli uomini. Che cosa bisogna dire? Ora è conveniente chiederci in base a che cosa i discepoli di Gesù sono paragonati al sale.
Pare a me, perciò, che come il sale conserva i cibi, perché non si trasformino in vermi a causa del fetore, e li renda utilizzabili per molto tempo, così i discepoli di Cristo occupano ogni luogo della terra
e lo mantengono per opporsi al fetore dei peccati che viene dall’idolatria e dall’impudicizia.

(Origene, Frammento 91)

Poi dice: Voi siete la luce del mondo. Una città collocata sopra un monte non può rimanere nascosta. E non si accende una lucerna per metterla poi sotto il moggio; ma la si pone sopra il candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Il Signore aveva definito i suoi discepoli quale sale della terra, dato che essi avevano concorso a dare gusto ai cuori del genere umano, cuori resi insipidi dal diavolo; essi diedero sapore ai cuori mediante la sapienza celeste. Adesso li definisce luce del mondo; illuminati da lui che è la luce vera ed eterna, a loro volta diventino luce in mezzo alle tenebre. Egli che è detto sole di· giustizia (Ml 4, 2), non a torto vuole che i discepoli diventino, a loro volta, luce del mondo. Per mezzo di essi infatti – a modo che il sole, con i suoi splendenti raggi, diffonde la luce dovunque – ha fatto pervenire la luce della conoscenza di se stesso nell’universo intero.
Fatta brillare la luce della verità, hanno potuto far fuggire dai cuori degli uomini le tenebre dell’errore.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 19, 1)

Voi siete la luce dei mondo, egli dice. Non li chiama soltanto luce di una gente o di venti città, ma luce del mondo, di tutta la terra e luce intellegibile, più splendente dei raggi del sole, come anche il sale, di cui ha appena parlato, è un sale del rutto spirituale. Parla dapprima del sale e dopo della luce, per mostrare quale vantaggio proviene da parole aspre come il sale e quale utile effetto deriva da una dottrina severa, che consolida le anime e non permette che si rilassino e si corrompano,
ma le eleva e le conduce come per mano sulla strada della virtù.
(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 15, 7)

Qual è questa città? È la Chiesa dei santi riguardo alla quale dice il profeta: Di te si sono dette cose stupende, città di Dio (Sal 86, 3). I suoi cittadini sono tutti fedeli di cui l’Apostolo dice: Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio (Ef 2,19). Questa città è collocata su un monte, che significa gli apostoli, i profeti e gli altri dottori confermati nella fede in Cristo.
Infatti il monte è Cristo di cui dice Daniele: Ed ecco una pietra si staccò non per mano di uomo, divenne una grande montagna che riempì tutta la terra (Dn 2, 34s.).
Ora, con un altro paragone, vuole mostrare perché Cristo stesso renda manifesti i suoi santi e non lasci che rimangano nascosti. Ciò perché coloro che accendono una lucerna, non lo fanno per metterla sotto il moggio ma sopra il candelabro, affinché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Chi sono coloro che accendono la lucerna? Il Padre e il Figlio. Quale è quella lucerna? La parola di Dio di cui fu detto: lampada per i miei passi è la tua parola (Sal 118, 105). Affinché faccia luce, cioè si mostri e illumini quelli che sono nella casa della Chiesa o nella casa del mondo intero. Che cos’è il candelabro? La Chiesa che porta la parola di vita. Di conseguenza anche Paolo dice: Tra questi dovete splendere come astri nei mondo, tenendo ferma la parola di vita (Fii 2, 15-16). Perciò ogni uomo che fa parte della Chiesa, in possesso della parola di Dio, è definito candelabro. I moggi sono gli uomini del mondo, privi di Dio e di tutto ciò che è di Dio. Sono chiamati moggi poiché, come questi, sono vuoti sopra e pieni sotto; allo stesso modo tutti coloro che amano il mondo e la carne non possiedono né conoscono le verità spirituali e divine che a ragione sono definite superiori mentre sembrano avere in abbondanza e intendere bene i beni inferiori, cioè quelli legati al mondo e alla terra.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 10)

Che cosa significa allora ciò che dice il Salvatore: Il moggio sotto il quale qualcuno mette la lucerna? Il moggio qui indica la cattiveria, mentre la lucerna la virtù; e proprio come coloro che stanno per fare qualcosa di illecito procedono nel buio, evitando la luce, così anche coloro che commettono il male, lo mascherano sotto l’aspetto della virtù, affinché sembri che non commettono il male ma piuttosto il bene.
(Teodoro di Mopsuestia, Frammento 26)

Pone dunque la lucerna sotto il moggio chi spegne e copre la luce della buona istruzione con le soddisfazioni nel tempo, la pone sul lucerniere chi sottomette il proprio corpo a servizio di Dio, in modo che in alto vi sia l’annuncio della verità, in basso la sottomissione del corpo. Però mediante tale sottomissione del corpo deve splendere in alto l’istruzione che nelle buone opere si consegna a coloro che apprendono mediante le funzioni del corpo, cioè mediante la voce, la lingua e gli altri movimenti del corpo.
(S.Agostino, Discorso del Signore sul monte 1, 6, 17)

Egli chiama città la carne che aveva assunto poiché, come una città consiste in una varietà e in un gran numero di abitanti, così in lui, la natura del corpo che aveva assunto contiene in qualche modo
!’.insieme di tutto il genere umano. Per il nostro essere riuniti in lui, egli diventa una città e noi, mediante l’unione alla sua carne, siamo gli abitanti della città. Egli non può più essere nascosto, poiché, posto all’altezza della maestà di Dio, per l’ammirazione suscitata dalle sue opere, viene offerto alla contemplazione e alla comprensione di tutti.
Ma neanche una lucerna si accende per essere messa sotto il moggio. Quale beneficio deriva dal tenere rinchiusa una fonte di luce? In realtà il Signore si è servito del moggio come paragone appropriato per la sinagoga, la quale, ammucchiando solo per se stessa i frutti che ha prodotto, manteneva fissa la misura delle regole da osservare. Ciò nonostante ora, alla venuta del Signore, essa era vuota di ogni specie di frutto, e tuttavia non era capace di nascondere la luce. Perciò la lucerna di Cristo d’ora in poi non deve essere riposta sotto il moggio né essere nascosta sotto il coperchio della sinagoga, ma, sospesa al legno della passione, deve dispensare la luce eterna a coloro che abitano nella Chiesa.
(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 4, 12-13)

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini’ perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. Cioè: Portate la luce, insegnate non in modo che gli uomini ascoltino soltanto le vostre parole, ma vedano anche le vostre opere buone affinché, con gli esempi, quasi come col sale, diate sapore a coloro che avete illuminato per mezzo delle parole, come con una luce.
Chi insegna e mette in pratica i suoi insegnamenti, quello insegna veramente. Chi invece non fa ciò che va insegnando, non istruisce un altro ma condanna se stesso.
È cosa migliore operare e non insegnare che dare insegnamenti e non metterli in pratica. Infatti chi agisce, pur tacendo, corregge gli altri per mezzo del suo esempio; chi invece dà insegnamenti senza attuarli, non solo non corregge nessuno ma scandalizza anche molti. Chi infatti non è spinto a peccare quando abbia visto peccare gli stessi maestri di pietà? Perciò Dio viene glorificato tramite quei maestri che insegnano ed attuano i loro insegnamenti; viene oltraggiato a causa di coloro che danno insegnamenti senza metterli in pratica.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 10)

Le parole stesse del Vangelo portano in sé la propria spiegazione; non chiudono la bocca di chi ha fame perché danno il nutrimento ai cuori che lo chiedono.
Bisogna pertanto esaminare dove si dirige l’intenzione e lo scopo che si prefigge il cuore umano. Se infatti uno vuole che le proprie opere buone siano ammirate dagli uomini e fa dipendere dagli uomini
il proprio vanto e vantaggio, e lo cerca al cospetto degli uomini, non adempie nessuno dei precetti dati dal Signore a questo proposito; poiché non solo egli bada a compiere le sue opere buone davanti agli uomini per essere ammirato da loro; ma la sua luce non risplende davanti agli uomini in modo che ammirino le sue opere buone allo scopo di dar gloria al Padre celeste. Egli in realtà vuol dar gloria a se stesso, non al Padre, cerca la propria utilità ma non ama la divina volontà.
Di costoro l’Apostolo dice: Tutti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo.
Pertanto la massima non termina ove dice: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché ammirino le vostre opere buone, ma immediatamente soggiunge, spiegandone la ragione: affinché diano gloria al Padre vostro celeste, perché uno, il quale facendo il bene è ammirato dagli uomini, abbia nella propria coscienza l’intenzione del bene compiuto, ma non abbia l’intenzione di acquistare notorietà se non per lodare Dio, a vantaggio di coloro ai quali si fa conoscere.
(S.Agostino, Discorsi 54, 3)

Share this Post