NT/ Gennaio 6, 2023/ Padri Chiesa, Commenti Bibbia, Raccolte, Vangelo, Meditazioni, Riflessioni, Sacra Scrittura, Padri, Domenica

Colmato della forza dello Spirito Santo che lo unge Messia a liberazione di tutti gli uomini, Gesù realizza le  profezie deutero-isaiane relative al «Servo di Jahvé» compiendole e superandole.

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Nell’evento decisivo del suo battesimo, ci richiama i valori della conversione e della purificazione radicale, preannunciati già dal Precursore nel battesimo penitenziale e ci rende disponibili all’accoglimento umile ed amoroso della sua manifestazione epifanica come Figlio di Dio integrato nella comunione del Dio Uno e Trino.

Battesimo del Signore, Icona copta.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura (Is 42,1-4.6-7)

Il «Servo di Jhavé» dei canti isaiani, riceve da Dio la missione di portare la salvezza ad Israele. Pian piano questa missione estende i suoi limiti all’indefinito e la luce universale del vero Dio sarà portata a tutte le genti. Nel battesimo, Cristo, dando all’alleanza il senso di un incontro d’amore tra Dio e l’uomo, ha dilatato all’infinito i limiti del destino umano, ma ci ha anche impegnati ad una missione di perfettibilità su di noi e su gli altri. Missione che si estende a tutto l’avvenire e termina nel Regno del Padre. «Ecco il mio servo di cui mi compiaccio».

Dal libro del profeta Isaìa (Is 42,1-4.6-7)

Così dice il Signore:
«Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.

Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento.

Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».

 Salmo Responsoriale-Dal Sal 28 (29)

Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo. R.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza. R.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre. R.

Seconda Lettura (At 10,34-38)

Dopo la morte di Gesù la vocazione al cristianesimo viene estesa a tutte le genti. Nel raccoglierne le primizie nel battesimo del centurione romano, Cornelio, Pietro insiste nel mettere in rilievo l’uguaglianza della chiamata per tutti, senza distinzione di etnia, ceto sociale-economico e culturale-ambientale. Cristo vuole attrarre a sé tutti, e li attira con la potenza del suo Spirito la cui pienezza è discesa sulla sua umanità nel battesimo al Giordano. Dà inizio così alla lotta tra Dio e le forze del male. Anche su di noi, nel nostro battesimo, è sceso lo Spirito Santo perché, annunziando ai fratelli la buona novella, cooperiamo con Cristo a liberare il mondo dalla nefasta influenza di satana.

Dagli Atti degli Apostoli (At 10,34-38)

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.
Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti.
Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».

VANGELO

Nel Battesimo al Giordano Cristo riceve la sua consacrazione. Egli è il Messia! D’ora in poi è al servizio del popolo di Dio e ne assume il destino. Redimerà gli uomini con la sua morte. Il Padre e lo Spirito Santo gli rendono testimonianza. Egli è proprio il Messia promesso dalle Scritture, ma è, nello stesso tempo, anche l’Unigenito Figlio di Dio. Stabilirà quindi gli uomini in una via di santità. Attraverso un battesimo di Spirito Santo. In questa via non ci resta che cooperare con lui per compiere la nostra missione. Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.

Battesimo di Gesù, Piero della Francesca, National Gallery, Londra, 1448-1450.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,13-17)

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA

O Padre, principio e modello di unità e di vita,
fa’ di noi una cosa sola
come il tuo Figlio è una cosa sola in te;
il tuo Spirito ci renda perfetti nell’amore,
perché il mondo creda in colui che tu hai mandato,
Gesù Cristo nostro Signore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

(Orazione liturgica, colletta n° 8, tempo ordinario)

Battesimo di Gesù, affresco di L. e J. Salimbeni, Urbino.

Ecco in che modo e da quali mali il battesimo libera le anime; ma, poiché in virtù del risorto ci infonde anche una vita, cerchiamo di capire di che vita si tratta. Certo non può essere quella che vivevamo prima, ma una vita migliore e tuttavia propria alla natura umana. Infatti, se avessimo ancora la vita di prima, che bisogno c’era di morire? E se ne avessimo un’altra, ma dotata delle stesse potenze, non sarebbe una risurrezione. Se fosse una vita angelica, che abbiamo noi in comune con gli angeli? È l’uomo che è caduto, ma se cadesse uomo e risorgesse angelo, questa non sarebbe certo una rigenerazione dell’uomo. Come se si rompesse una statua e non si desse più al bronzo l’effigie di un uomo, ma un’altra forma: questo non significherebbe restaurare la statua, ma plasmare un altro oggetto. Perciò tale vita deve essere una vita umana, nuova e migliore della prima; ma tutti questi elementi si trovano congiunti solo nella vita del Salvatore: vita nuova, perché non ha nulla in comune con l’antica, migliore quanto nemmeno può essere concepito, perché, pur essendo propria della natura umana, è vita di Dio. Infatti era la vita di un uomo e chi la viveva era puro da ogni peccato, in quanto Dio e anche come uomo. Ecco perché è assolutamente necessario che nell’atto di essere rigenerati nasca in noi la vita del Cristo: ed è per questo ancora che usciamo dall’acqua battesimale senza peccato. E ciò risulta chiaro anche per quanto segue. La nascita nel battesimo è principio della vita futura, acquisizione delle nuove membra e dei nuovi sensi e preparazione dell’esistenza di lassù; ma non è possibile prepararsi al secolo futuro in altro modo che accogliendo fin d’ora la vita del Cristo, il quale è il padre del secolo futuro, come Adamo lo è del presente, poiché precedette gli uomini nella vita corruttibile. Come dunque non è possibile vivere questa vita umana senza aver ricevuto i sensi di Adamo e le potenze vitali proprie dell’uomo, così è impossibile penetrare vivi in quel mondo beato senza esservi stati predisposti dalla vita del Cristo e plasmati secondo la sua immagine. Anche da un altro punto di vista il lavacro è nascita. Il Cristo genera, noi siamo generati: ora, è noto che il generante infonde nel generato la sua propria vita. Qui forse qualcuno si stupirà: non solo i battezzati, ma anche coloro cui non fu concesso di essere predisposti alla vita eterna dalla forza dei misteri, tutti gli uomini insomma, riacquisteranno i loro corpi immuni da vecchiezza e risorgeranno incorruttibili! Poiché solo la morte del Cristo ha introdotto nel mondo la risurrezione, davvero è da stupirsi che vi abbiano parte coloro che non hanno ricevuto il battesimo, per il quale entriamo in comunione con quella morte vivificante. Dal momento che fuggono il medico, rifiutano il soccorso e respingono l’unica medicina, che altro può renderli capaci di conseguire l’immortalità? Sembra che ci siano solo due alternative. Se Dio non ha alcun bisogno dei nostri beni, tutti dovrebbero godere successivamente di tutti i beni, dei quali il Cristo si è fatto causa per noi con la sua morte: risorgere con lui, con lui vivere, con lui regnare e avere ogni felicità. Se invece è assolutamente necessario anche il nostro contributo, chi non può presentare al Salvatore la sua fede in lui non dovrebbe nemmeno risorgere. C’è però qualcosa da dire in proposito. La risurrezione è una restaurazione della natura, cioè appartiene a quel genere di doni che Dio elargisce gratuitamente: come crea senza la volontà della creatura, così pure ricrea senza il suo concorso. Invece il regno dei cieli, la visione di Dio e l’essere con Cristo sono un godimento della volontà, perciò sono riserbati soltanto a coloro che li hanno voluti, amati, desiderati. È naturale che goda per la presenza di tali beni chi li ha desiderati, come è impossibile che ne goda chi non li ha voluti: come potrebbe godere e rallegrarsi della loro presenza, se non ne ha concepito alcun desiderio quando ne era privo? Anzi, allora non potrà più desiderare, né sforzarsi di conseguire, perché non sarà in grado di vedere quella bellezza. È ciò che dice il Signore: il mondo non può riceverlo, perché non lo vede e non lo conosce. Costui dunque precipiterà da questa vita nell’altra come un cieco, privo di tutti quei sensi e quelle potenze che permettono di conoscere ed amare il Salvatore, di voler essere con lui, e di poterlo essere. Dunque, non bisogna meravigliarsi se tutti vivranno immortali, non tutti però beati. Tutti infatti godono egualmente della semplice provvidenza di Dio relativa alla natura, ma di quei doni che onorano la volontà godono solo gli uomini pii verso Dio. Ecco la ragione: Dio vuole dare tutti i beni a tutti, distribuisce a tutti egualmente le sue grazie, quante beneficano la volontà e quante restaurano la natura. Noi tutti, anche nolenti, poiché non possiamo fuggire, riceviamo i doni che Dio fa alla natura. Ci benefica anche se non lo vogliamo, ci costringe con amore e, quand’anche volessimo scuoterci di dosso la sua liberalità, non potremmo. Tale è il dono della risurrezione. Non è in nostro potere né nascere, né risorgere dopo morti, o non risorgere. Invece la suprema beatitudine premia quel che dipende dalla volontà umana: la scelta del bene, la remissione dei peccati, la rettitudine dei costumi, la purezza dell’anima, l’amore di Dio. Questi beni sono a nostra portata: possiamo accettarli o fuggirli e perciò chi vuole può, ma chi non vuole come potrebbe goderne? Certo non è possibile volere senza volere, né essere costretti volendo. Ma c’è anche un’altra ragione: il Signore soltanto ha liberato la natura dalla corruzione e la volontà dal peccato: l’una essendo divenuto primogenito dei morti, l’altra essendo entrato precursore per noi nel santo dei santi. In quanto ha ucciso il peccato, ci ha riconciliati con Dio, ha abbattuto il muro di divisione e si è santificato per noi, affinché anche noi fossimo santificati nella verità. È giusto, evidentemente, che siano liberati dalla corruzione e dal peccato soltanto quelli che partecipano della sua volontà e della sua natura: della sua natura come uomini, della sua volontà per avere amato la sua epifania e la sua passione, per avere obbedito ai suoi comandi e aver voluto ciò che lui vuole. Alcuni però possiedono la prima condizione, ma non accettano la seconda: si trovano ad essere uomini, ma non credono che nel Salvatore è la salvezza e non sono in comunione di volontà con lui buono. Per conseguenza costoro perdono la remissione dei peccati e le corone di giustizia, perché sono separati dal Cristo nella volontà; nulla invece impedisce che siano liberati di quell’altra libertà e che risorgano, dal momento che sono divenuti della stessa natura del Cristo. Infatti il battesimo produce soltanto la vita beata in Cristo e non la vita (in genere), come la morte e la risurrezione del Cristo elargiscono semplicemente la vita immortale. Per questo la risurrezione è un dono comune a tutti gli uomini, mentre la remissione dei peccati, le corone nei cieli e il regno sono riserbati a coloro che contribuiscono prima con l’apporto dovuto, e che, fin dalla terra, si dispongono come conviene alla vita celeste e allo sposo. Generati di nuovo, perché il secondo Adamo è nuovo; splendenti di grazia custodiscono la bellezza infusa in essi dal lavacro, poiché egli è bellissimo sopra i figli degli uomini; portano la testa eretta come i vincitori dei giochi olimpici, perché è corona; hanno le orecchie perché è parola, gli occhi perché è sole, l’olfatto perché lo sposo è anche profumo e profumo effuso; sono venerandi anche nelle vesti a motivo delle nozze.

(N. Cabasilas, La vita in Cristo, II,5)

Piero della Francesca, 1448-1450; Londra, National Gallery.

Sappiamo che la carne è soggetta alla morte a causa del peccato, mentre lo Spirito di Dio è incorruttibile, vivificatore e immortale. È evidente che, come la nascita materiale comporta necessariamente anche la generazione della forza destinata a distruggere l’essere generato, così lo Spirito infonde una forza vivificatrice in coloro che vengono generati tramite esso. Qual è il risultato di ciò che si è detto? Lasciata la vita carnale che è necessariamente seguita dalla morte, dobbiamo cercare quella vita che non porta come conseguenza la morte. ·

(S.Gregorio di Nissa, La verginità 13)

La legge del battesimo, infatti, è stata imposta e la sua forza prescritta: Andate dunque – dice – e fate discepoli tutti i popoli: battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19). A questa legge è connessa quella condizione: Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può’ entrare nel regno dei cieli, che lega indissolubilmente la fede alla necessità del battesimo. Pertanto è per questo motivo che tutti i credenti venivano battezzati.

(Tertulliano, Il battesimo 13, 3)

L’uso dell’acqua nel battesimo è necessario e indispensabile, ed ecco perché: c’è un episodio in cui si racconta che, sceso in volo lo Spirito al di sopra dell’acqua, l’Apostolo non stette fermo di fronte a quello, ma ecco cosa dice: Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto come noi: lo Spirito Santo? (At 10, 47). Perché allora l’acqua è necessaria? In esso sono presenti simboli divini: il sepolcro e la morte, la risurrezione e la vita, tutto in un medesimo momento. Infatti, proprio come in un sepolcro, quando immergiamo la testa sotto l’acqua l’uomo vecchio viene sepolto e, una volta disceso laggiù, scompare tutto quanto una volta per sempre. Quando invece la rialziamo, ecco che esce l’uomo nuovo. Nello stesso modo in cui per noi è semplice immergere e rialzare la testa, così è facile per Dio seppellire l’uomo vecchio e riportare alla luce quello nuovo. Questo gesto è ripetuto tre volte, affinché tu apprenda che è la potenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo a operare in pienezza queste cose.

(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 25, 2)

Anche la rigenerazione del battesimo, in cui avviene la remissione di tutti i peccati passati, si compie per opera dello Spirito Santo, secondo l’affermazione del Signore: Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ma una cosa è nascere dallo Spirito, un’ altra nutrirsi dello Spirito; così come una cosa è nascere dalla carne, il che avviene quando la madre partorisce, un’altra è nutrirsi della carne, il che avviene quando la madre allatta il bambino, che si rivolge al seno materno per bere con piacere da colei dalla quale è nato, per vivere, per avere cioè l’alimento onde vivere da colei dalla quale ha avuto l’inizio della propria esistenza.

(S. Agostino, Discorsi 71, 12, 19)

La voce del Padre, l’umanità del Figlio, la discesa dello Spirito. Abbiamo dunque la Trinità in certo qual modo distinta: il Padre nella voce, il Figlio nell’uomo e lo Spirito Santo nella colomba. Veramente queste cose era necessario solo ricordarle, poiché è assai facile comprenderle. Questa Trinità infatti ci è presentata in modo assai chiaro e senz’ombra alcuna di dubbio, dal momento che Cristo Signore, andando da Giovanni nella natura di servo, è precisamente il Figlio; poiché non si può dire che sia il Padre o che sia lo Spirito Santo: Andò – è detto – Gesù; proprio il Figlio di Dio. Quanto alla colomba, chi potrebbe dubitare? oppure chi potrebbe dire: «Che cosa significa la colomba?», dato che lo stesso Vangelo esterna con estrema chiarezza: Discese su di lui lo Spirito Santo sotto le sembianze d’una colomba? A proposito poi della voce non vi è parimenti alcun dubbio che sia quella del Padre, poiché è detto: Tu sei mio Figlio. Abbiamo la Trinità distinta. Se però consideriamo i luoghi, oso dire (sebbene lo dica con rispettoso timore, tuttavia oso dirlo) che la Trinità è sotto un certo aspetto separabile, poiché Gesù si recò al fiume, movendosi da un posto all’altro, la colomba dal cielo discese in terra, da un luogo in un altro e la stessa voce del Padre non risonò né dalla terra né dall’acqua, ma dal cielo. Queste tre realtà sono, per così dire, separate a causa dei luoghi, delle funzioni, delle azioni. Qualcuno potrebbe dirmi: «Dimostrami la Trinità inseparabile. Ricordati che tu parli da cattolico e a dei cattolici». Ebbene, questo insegna la nostra fede, cioè la fede vera, la fede retta, la fede cattolica risultante non da congetture o da idee preconcette, ma dai testi della Sacra Scrittura, e non è malsicura per la temerità degli eretici, ma fondata sulla verità insegnata dagli Apostoli. Questo sappiamo, questo crediamo; questo, anche se non lo vediamo con gli occhi e ancora neppure col cuore fin quando ci purifichiamo con la fede, questo tuttavia noi riteniamo grazie alla stessa fede in maniera assolutamente giusta e salda, che cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono l’inseparabile Trinità; un solo Dio, non tre dei; un solo Dio, tuttavia, in modo che il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio, ma è lo Spirito del Padre e del Figlio. Questa divinità ineffabile immanente in se stessa che tutto rinnova, che crea, ricrea, che invia e richiama, giudica e libera ogni essere, questa Trinità ineffabile sappiamo ch’è nello stesso tempo inseparabile.

(S. Agostino, Discorsi 2, 1-2)

Poi una voce dal cielo così dice: Tu sei il mio Figlio, oggi ti ho generato (Lc 3,22). Viene designato come Figlio di Dio mediante la voce e la vista, e al popolo, infedele e ribelle ai profeti, viene inviata dal suo Signore la testimonianza di una visione e di una parola. Così noi apprendiamo nello stesso tempo, a partire da quanto si compiva in Cristo, che dopo il battesimo lo Spirito Santo scende dai cieli su di noi, noi siamo permeati dall’unzione della gloria celeste e diventiamo figli di Dio per l’adozione della voce del Padre. Infatti la verità ha prefigurato, nella stessa realtà dei fatti, l’immagine del mistero preparato per noi.

(S.Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 2, 6)

Giotto di Bondone, Battesimo di Gesù, Cappella degli Scrovegni, Padova.

Una voce angelica? Alcuni dicono che la voce che ha detto: Questo è il mio figlio prediletto sia stata o di un angelo che ha assunto la figura del Padre o un’altra utilizzata sul momento. Le parole nel quale mi sono compiaciuto sono state dette in confronto con altri figli che non sono né prediletti né gli sono stati graditi. Difatti erano degni dell’adozione a figli anche coloro che stavano sotto la Legge.

(Apollinare di Laodicea, Frammento 9)

L’umiltà della colomba. Se certo è atto di rettitudine dare ascolto a Dio, il Signore mandò Giovanni affinché battezzasse il popolo, e Cristo, insieme con tutte le altre osservanze legali, portò a compimento anche questo. Ma anche grazie alla santificazione delle acque è stato battezzato per noi. Lo Spirito scese sotto forma di colomba, poiché in qualche modo vero la colomba significa la riconciliazione con Dio, come fu riguardo all’arca di Noè; anche ora sotto forma di colomba lo Spirito viene ad annunciare la misericordia di Dio a tutto il mondo e insieme per rivelare che l’uomo spirituale sia innocente, mite, semplice e senza frode.

(Origene, Frammento 56)

Tortora sul nido.

Nell’immagine della colomba lo Spirito Santo è apparso come amorevole, benevolo e, pur spesso rifiutato da noi, si trattiene con noi e ci benefica con la propria bontà. Infatti la colomba che è , onorevole, e amica dell’uomo, pur maltrattata dagli uomini, che le portano via e mangiano i figli, non si allontana dalle proprie abitudini, ma vi rimane sempre attaccata.

(Teodoro di Mopsuestia, Frammento 15)

Gesù non era venuto per pentirsi. Siccome il battesimo di Giovanni era il battesimo di penitenza e induceva coloro che lo ricevevano ad accusarsi dei loro peccati, Giovanni per impedire a chiunque di credere che Gesù venisse al suo battesimo in tale disposizione di spirito, corregge quell’opinione chiamandolo Agnello e Redentore, colui che dovrà cancellare tutti i peccati del mondo. È chiaro che chi aveva il potere di cancellare tutti i peccati del genere umano, doveva a maggior ragione essere egli stesso esente da qualunque peccato […] E non dice semplicemente «lascia fare», ma aggiunge «per ora». È insomma come se dicesse: Tutto questo non durerà a lungo; mi vedrai ben presto nelle condizioni in cui desideri vedermi ma, per ora, lasciami ricevere il tuo battesimo. E per mostrare come ciò sia conveniente, spiega che in tal modo si compie tutta la legge; lo dice chiaramente con le parole «adempiamo ogni giustizia». La giustizia, infatti, è l’adempimento dei comandamenti di Dio. Siccome noi abbiamo compiuto – dice Gesù, in altre parole – tutti i precetti di Dio e non ci resta che questo, dobbiamo compierlo oggi. Io sono venuto – egli prosegue in sostanza – per abolire la maledizione in cui l’uomo è caduto perché ha violato la Legge: quindi, bisogna che io stesso dapprima adempia tutti i suoi precetti, in modo da poter abolirla dopo avervi liberato da ogni condanna. Conviene dunque che io adempia tutta la Legge, perché conviene sciogliere la maledizione che è scritta nella Legge contro di voi. Per questa ragione io ho assunto la vostra carne e sono venuto in questo mondo.

(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 12, 1)

D’altra parte il battesimo che Gesù Cristo riceveva da Giovanni non faceva altro che consolidare questa opinione. Ritenevano quindi che Gesù dovesse essere un uomo come tutti gli altri dato che veniva al battesimo insieme a tutti, cosa che non avrebbe certo fatto (si credeva) se fosse stato superiore agli altri uomini. Giovanni dunque era considerato molto più di Gesù ed era molto più ammirato di lui. Ebbene, proprio per impedire che questa opinione si rafforzasse, subito dopo il battesimo di Gesù, i cieli si aprirono e discese lo Spirito ed insieme a lui la voce che proclamava la dignità di questo Unigenito. Infatti così diceva questa voce: Questi è il mio diletto Figliolo in cui mi sono compiaciuto. Ed ecco, poiché questa voce poteva sembrare a molti di coloro che si trovavano laggiù riferirsi a Giovanni anziché a Cristo, dato che essa non aveva detto: colui che è stato battezzato, ma semplicemente «questi è il mio diletto Figliolo», e i presenti avrebbero potuto credere che queste parole fossero rivolte a colui che battezzava piuttosto che a colui che era stato battezzato sia per la dignità stessa del Battista sia per tutte le altre suddette ragioni, ecco che lo Spirito Santo discese in forma di colomba e si fermò sul capo di Gesù, mostrando all’evidenza che proprio a Gesù si riferiva la voce e che, quindi, le parole «questi è il mio diletto Figliolo» erano rivolte non a colui che battezzava, ma a colui che era stato battezzato.

(S.Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 12, 2)

Per una triplice ragione il Salvatore riceve il battesimo da Giovanni. Primo, perché, essendo nato uomo come gli altri, deve rispettare la Legge con giustizia e umiltà. Secondo, per dimostrare col suo battesimo l’efficacia del battesimo di Giovanni. Terzo, per mostrare, santificando le acque del Giordano per mezzo della discesa della colomba, l’avvento dello Spirito Santo nel lavacro dei credenti.

(S.Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo l , 3, 13)

In che modo Cristo ha realizzato la giustizia del battesimo? Senza dubbio dispensandolo alla natura umana: gli uomini, infatti, hanno bisogno del battesimo dato che sono peccatori stante la loro natura carnale. Pertanto come ha realizzato la giustizia del battesimo, così ha fatto altrettanto per la giustizia del nascere e del crescere, del mangiare e del bere, del dormire e dell’affaticarsi e anche dell’ affrontare la tentazione del timore, della fuga e della tristezza, e ugualmente ha portato a compimento la giustizia della passione, della morte e della resurrezione: cioè ha adempiuto ogni giustizia secondo il compito che si è assunto per la natura umana (…) Non comprendo il motivo per cui è scritto: Subito si sollevò dall’acqua. Che cosa sarebbe importato se avesse compiuto ciò più tardi? Pertanto si sarebbe potuto dire così: «Gesù, una volta battezzato, si sollevò dall’acqua». Penso che l’ azione di Cristo riguardi il mistero di tutti
coloro che sarebbo stati battezzati in seguito.
Perciò è detto: Subito e non «uscì» ma si sollevò: tutti coloro che, degna-mente formati alla giustizia secondo tutte le membra e resi perfetti, sono battezzati in Cristo, subito si sollevano dall’acqua, cioè avanzano verso la virtù e si innalzano alla dignità celeste. Coloro, infatti, che erano entrati in acqua come creature di carne, figli del peccatore Adamo, da essa, si sollevano subito, diventati spirituali figli di Dio.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 4)

Battesimo di Cristo, Giusto de’ Menabuoi, 1378-79, Battistero, Padova.

Il battesimo di Giovanni era insieme perfetto e imperfetto: perfetto secondo l’annuncio della Legge, imperfetto perché non dava la remissione dei peccati, ma rendeva adatti a quello perfetto. Perciò anche Cristo, pur essendo perfetto secondo la Legge, ha ricevuto il battesimo di Giovanni. E ciò lo ha dimostrato dicendo: «Così infatti conviene che adempiamo ogni giustizia».
(Teodoro di Mopsuestia, Frammento 13)

Fuoco dello Spirito Santo sotto forma di colomba

Il beato Battista ha unito insieme col segno dello Spirito la forza e il segno del fuoco, non dicendo che noi saremo battezzati in ogni modo nel fuoco grazie a Cristo, ma indicando la forza dello spirito come vivificante tramite il segno del fuoco.
(S.Cirillo di Alessandria, Frammento 27)

Si dice che nel fuoco saranno battezzate le anime dei santi evidentemente in quanto per la prima volta lo spirito è disceso sugli apostoli in lingue di fuoco, e per suo mezzo sono stati battezzati e purificati nell’anima. Oppure, perché nel tempo futuro tutti saranno battezzati col fuoco. Tutto sarà preso dal fuoco, che vaglierà l’opera di ciascuno quale è (…), ha opposto a quello il fuoco che non è cattivo ma forte e tale da purificare dal male.
Il fuoco è inteso come potenza benefica e forte che distrugge ciò che è male e preserva le cose migliori. Per questo nei profeti si dice che è saggio. Così anche quando Dio è detto «fuoco che consuma», questo appellativo è da intendere nome e simbolo non di male, ma di potenza. Infatti come il fuoco è il più forte degli elementi e li supera tutti, così anche Dio, sommamente potente, ha la capacità di regnare, di creare, fare, di nutrire, di accrescere, di salvare, lui che ha potere sul corpo e sull’anima.
E come il fuoco prevale sugli elementi, così Dio è onnipotente su dei, potestà e principati. Il fuoco ha duplice potere, l’uno di essere adatto alla produzione e alla maturazione dei frutti e alla nascita e al nutrimento degli esseri viventi, di cui il sole è immagine; l’altro potere è quello di distruzione e di rovina, come il fuoco della terra. Perciò quando Dio è detto «fuoco che consuma», il suo potere è vigoroso e inarrestabile, a cui nulla è impossibile, ma è anche capace di dare la morte. A proposito di tale capacità il Salvatore dice: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (Lc 12, 49), vale a dire la forza purificatrice in un senso delle cose sante, nell’altro di quelle materiali, come alcuni dicono che è potenza che distrugge mentre noi diremmo che corregge. Il fuoco produce il timore e la luce la diffusione.
(Teodoro di Eraclea, Frammento 18)

 

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