NT/ Dicembre 21, 2022/ Raccolte, Vangelo, Padri Chiesa, Commenti Bibbia, Meditazioni, Riflessioni, Sacra Scrittura, Padri, Domenica

L’evento della natività di Cristo, nella semplicità evangelica del racconto, ci dispone ad una lettura della storia in chiave di provvidenza e ci stimola a divenire annunciatori e testimoni della pace natalizia, nella ricchezza dei suoi contenuti, sempre più dimenticati e mistificati dalla società secolarizzata e consumistica.

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LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura (Is 62,11-12)

Il profeta annunziando col ritorno degli esuli l’arrivo del salvatore, annunzia pure la costituzione di una nuova comunità universale che sarà santa, redenta, ossia una comunità di salvati, e legata a Dio da un amore indissolubile. Questa nuova comunità è la Chiesa, sposa diletta di Cristo e suo corpo mistico.

Dal libro del profeta Isaìa
Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Li chiameranno Popolo santo, Redenti del Signore. E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata».

Salmo Responsoriale Dal Sal 96 (97)

Oggi la luce risplende su di noi.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Annunciano i cieli la sua giustizia
e tutti i popoli vedono la sua gloria. R.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo. R.

Seconda Lettura (Tt 3,4-7)

M.Chagall, Cespuglio fiorito

Dio ci ha visitato e rimane presente, vicino a noi, nel Cristo. Egli ci ama anche se siamo peccatori perché il suo amore è gratuito. Non ci può amare per i nostri meriti, ma ci ama perché egli stesso è amore e l’amore è diffusivo. Esso trasforma e fa di noi, delle creature rigenerate, destinate alla vita eterna.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito

Figlio mio, quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

VANGELO

Affresco conservato nella Chiesa del campo dei pastori a Betlemme. https://youtu.be/UzpqjfD2YaE

L’angelo annunzia ai pastori che Dio ha visitato il suo popolo e i pastori si recano a Betlemme. Sono disprezzati dai farisei, perché ritenuti impuri, quindi esclusi dalla vita religiosa ufficiale. Sono ignoranti per quanto riguarda la Torah ma semplici, e la loro visita piace a Gesù che li colma di grazia e li rende missionari. Anche se miseri, accostiamoci anche noi, come i pastori al Bimbo divino. Egli nasce per far rinascere il mondo e restaurare tutte le cose. Nasce per renderci figli di Dio e condurci con sé alla vita eterna.

Icona Natività.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,15-20)
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA

Prima che il nostro Redentore assumesse la natura umana, noi non eravamo in armonia con gli angeli, essendo troppo lontani dal loro splendore e dalla loro purezza, a motivo della prima colpa e di quelle compiute ogni giorno. Con il peccato eravamo come staccati da Dio, e gli angeli, cittadini del cielo, ci ritenevano esclusi dalla loro compagnia. Avendo tuttavia riconosciuto il nostro Re, gli angeli ci hanno accolti come loro concittadini. Il Re del cielo ha assunto la condizione mortale della nostra natura, e la grandezza angelica non può disprezzare la nostra meschinità. Gli angeli tornano ad aver pace con noi e depongono i sentimenti dell’antica discordia, giungendo a venerare come amici coloro che un tempo disprezzavano come deboli e abbandonati.

(Gregorio Magno, Le 40 omelie sui Vangeli I, VIII, 2)

Il cielo e la terra sono uniti oggi, perché è nato Cristo! Oggi Dio è venuto sulla terra e l’umanità è salita al cielo. Oggi per l’umanità l’invisibile si è fatto visibile nella carne. Dunque glorifichiamolo ed esclamiamo: gloria a Dio nell’alto dei cieli e sulla terra la pace donata dalla tua venuta, Salvatore; gloria a te! Oggi a Betlemme sento gli angeli: gloria a Dio nell’alto dei cieli! Gloria a colui il cui buon volere era che sulla terra ci fosse pace! La Vergine ora è più grande dei cieli. La luce ha brillato su quelli che erano nelle tenebre, esaltando gli umili, che cantano come gli angeli: gloria a Dio nell’alto dei cieli! Guardando a colui che era nell’immagine di Dio e alla somiglianza, caduta per la trasgressione, Gesù ha fatto inchinare i cieli ed è sceso, prendendo abitazione nel grembo di una vergine, senza mutarsi, per ricostituire Adamo caduto nella corruzione, che grida: gloria alla tua manifestazione, mio Salvatore e mio Dio!

(Giovanni il Monaco, Stichera della natività del Signore)

W.A.Bouguereau, Canto degli angeli, dipinto olio su tela-1881

Quando cominciò ad essere stabilita la pace, gli angeli proclamarono: Gloria nell’alto dei cieli e pace in terra. Quando gli esseri in basso ricevettero la pace da quelli in alto, gridarono: Gloria in terra e pace nei cieli (Lc 19, 38). Nel momento in cui la divinità scese e fu rivestita dell’umanità, gli angeli esclamarono: Pace in terra; e quando l’umanità ascese per essere assorbita nella divinità e sedere alla sua destra: Pace in cielo gridavano i bambini davanti a lui, Osanna nell’alto dei cieli (Mt 21, 9). Da qui anche l’Apostolo apprese che si dovrebbe dire: Egli ha riappacificato con il sangue della sua croce le cose che sono in cielo e quelle che sono in terra (Col l, 20). Un’ulteriore interpretazione è che gli angeli esclamarono: Gloria nell’ alto dei cieli e pace in terra, e i bambini esclamarono: Pace in cielo e gloria sulla terra per mostrare che proprio come la grazia della sua misericordia ha dato gioia ai peccatori sulla terra, così anche il loro pentimento ha dato gioia agli angeli in cielo. Il Gloria a Dio è venuto dalla volontà libera, la pace e la riconciliazione erano per coloro con i quali era in collera e la speranza e la remissione per i colpevoli.

(S.Efrem Siro, Commento al Diatessaron 2, 14-15)

Icona Natività scuola-cattolica-orientale

I pastori non nascosero nel silenzio i misteri che avevano appreso per volontà divina, ma li comunicarono a tutti quelli che potevano, perché i pastori spirituali della Chiesa sono ordinati soprattutto a questo fine: predicare i misteri del Verbo di Dio e far ammirare ai loro ascoltatori le cose meravigliose che hanno appreso dalle Scritture. Dobbiamo intendere come pastori non solo vescovi, presbiteri e diaconi e anche i rettori dei. monasteri, ma sono chiamati pastori anche tutti i fedeli che si danno cura di custodire la loro casa, anche se piccola, in quanto vi attendono con sollecita vigilanza (…) Maria riflette sull’adempimento delle profezie dell’Antico Testamento. Maria, custode a buon diritto della sua verginale purezza, non voleva svelare a nessuno i misteri di Cristo, che aveva appreso, ma aspettava con reverenza di divulgarli quando e come ritenesse opportuno. Anche se taceva con la bocca, ripensava frequentemente al suo segreto col cuore sempre vigile. Ecco ciò che significa: Vi rifletteva in cuor suo. Metteva a confronto ciò che vedeva essersi già compiuto con ciò che aveva letto che si sarebbe compiuto. Vedeva che, nata a Nazaret dalla stirpe di Davide, aveva concepito il Figlio di Dio dallo Spirito Santo. Aveva letto nel profeta: Uscirà un virgulto dal tronco di lesse e un nazareo verrà su dalle radici e sopra di lui si poserà lo Spirito del Signore (ls 11,1-2). Aveva letto: E tu Betlemme di Efrata, tu sei piccola tra le migliaia di Giuda, ma da te uscirà colui che deve regnare in Israele, e la sua origine è dall’inizio dai giorni dell’eternità (cf. Mic 5,2). Vedeva che a Betlemme aveva partorito il dominatore d’Israele, colui che era nato eterno dal Padre prima dei secoli; vedeva che vergine aveva concepito e partorito un figlio e lo aveva chiamato col nome di Gesù; aveva letto nei profeti: Una vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele (Is 7, 14); aveva letto: Il bove ha conosciuto il suo padrone e l’asino la mangiatoia del suo padrone (Is l, 3). Vedeva il Signore posto in una mangiatoia, dove erano soliti venire il bue e l’asino a mangiare. Ricordava che le era stato detto dall’angelo: Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Per questo colui che nascerà sarà santo, sarà chiamato Figlio di Dio. Aveva letto che il modo di questa sua nascita non avrebbe potuto essere conosciuto, se non per I’ annuncio dell’angelo, secondo quanto dice Isaia: Chi narrerà la sua generazione? (Is 53, 8); aveva letto: E tu torre del gregge, nebbiosa figlia di Sion, verranno fino a te, e verrà la prima potenza, il regno alla figlia di Gerusalemme (Mic 4, 8). Aveva udito che le potenze angeliche, figlie della città celeste, erano apparse ai pastori in un luogo dove si riunivano le pecore, e che perciò da molto tempo era detto torre del gregge e si trova a un miglio a oriente di Betlemme, dove ancora oggi si vedono in chiesa tre memorie di quei pastori. Sapeva che allora era venuto nella carne il Signore, che ha una sola ed eterna potenza col Padre, per dare il regno alla Chiesa, cioè alla figlia della Gerusalemme celeste. Confrontava dunque Maria ciò che aveva letto doversi compiere con ciò che sapeva già avvenuto; tuttavia non lo esprimeva a parole, ma lo conservava nel cuore.

(Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo 1, 7)

Cristo, giorno che ha creato ogni giorno, ha santificato per noi questo giorno di Natale. Di lui il Salmo canta: Cantate al Signore un canto nuovo; canta al Signore, o terra tutta; cantate al Signore e benedite il suo nome: benedite il giorno da giorno la sua salvezza (Sal 95, 1-2). Chi è questo giorno da giorno se non il Figlio che procede dal Padre, la luce da luce? Quel giorno ha generato questo giorno, che oggi è nato dalla Vergine. Quel giorno dunque non ha inizio, non ha tramonto; quel giorno, cioè Dio Padre. Gesù infatti non sarebbe il giorno da giorno, se il Padre non fosse anche lui giorno. Che cos’è il giorno se non la luce? Non la luce degli occhi corporei, non la luce che gli uomini hanno in comune con le bestie, ma la luce che risplende per gli angeli, la luce vedendo la quale i cuori vengono purificati. Passa infatti questa notte nella quale ora viviamo, nella quale vengono accese per il nostro cammino le lucerne delle Scritture, e verrà quanto si canta in un altro Salmo: Nel mattino a te mi volgerò e ti contemplerò (Sal 5,5). Dove non c’è fede c’è menzogna. Quel giorno dunque, cioè il Verbo di Dio, giorno che risplende per gli angeli, giorno che risplende nella patria da cui siamo ancora lontani, si rivestì di carne e nacque da Maria vergine. Nacque in modo mirabile. Che cosa di più mirabile del parto di una vergine? Concepisce ed è vergine, partorisce e rimane vergine. È stato formato da colei che lui stesso ha creato: le donò la fecondità, non le sottrasse l’integrità. Donde è venuta Maria? Da Adamo. Donde Adamo? Dalla terra. Se Adamo è venuto dalla terra e Maria da Adamo, anche Maria è terra. E se Maria è terra, riconosciamo quanto cantiamo: La verità è sorta dalla terra. Quale beneficio ci ha recato? La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo (Sal 84,12). I Giudei, come afferma l’Apostolo, non volendo riconoscere la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rm 10,3). Donde l’uomo può diventare giusto? Da se stesso? Ma quale povero può sfamarsi da se stesso? Quale nudo può coprirsi se non gli viene data una veste da un altro? Non avevamo la giustizia, avevamo soltanto i peccati qui in terra. Donde viene la giustizia? Quale giustizia può esservi senza la fede? Il giusto infatti vive per la fede (Rm 1,17). Chi senza avere la fede si dice giusto mente. Come può non esservi la menzogna dove non c’è la fede? Chi vuol dire il vero si converta alla verità. Ma questa era lontana. La verità è sorta dalla terra (Sal 84,12). Tu dormivi, essa venne a te; tu eri in coma, essa ti ha svegliato; ti ha fatto strada con la sua persona per non perderti. Concludendo: La verità è sorta dalla terra, cioè il Signore nostro Gesù Cristo è nato da una vergine; la giustizia si è affacciata dal cielo affinché gli uomini diventassero giusti non di una giustizia propria, ma di quella di Dio. Quanta benevolenza! Ma quanta era precedentemente la sua ira! Quale ira? Eravamo soggetti alla morte, oppressi dai peccati, carichi delle nostre pene. Ogni uomo fin dalla nascita comincia ad essere infelice. Non hai bisogno di interpellare un profeta per questo; osserva uno che sta nascendo: lo vedi piangere. Questa situazione terrena era il risultato della grande ira divina; ad un certo momento però quale benevolenza ci è stata usata? La verità è sorta dalla terra. Creò tutte le cose, è stato creato come tutte le altre cose. Fece il giorno e venne nel giorno; era anteriore ai tempi e contrassegnò i tempi. Cristo Signore è presso il Padre da sempre, senza inizio; e tuttavia oggi ti domandi che giorno è. È il Natale. Di chi? Del Signore. Ha anche lui un giorno natalizio? Sì, ce l’ha anche lui. Il Verbo che era in principio, Dio presso Dio, ha un giorno natalizio? Si, ce l’ha anche lui. Se lui non avesse la nascita umana, noi non potremmo arrivare alla rinascita divina: è nato infatti perché noi potessimo rinascere. Cristo è nato: nessuno tema di non poter rinascere. È stato generato, ma non ha bisogno di essere rigenerato. La rinascita era necessaria solo per coloro la cui nascita è avvenuta nella condanna. La sua misericordia scenda dunque nei nostri cuori. Sua madre portò Gesù nel grembo: noi portiamolo nel cuore. La Vergine è rimasta incinta con l’incarnazione di Cristo; i nostri cuori siano ricolmi della fede di Cristo. La Vergine partorì il Salvatore; noi partoriamo la lode di Dio.

W.A. Bouguereau, La Vergine con gli angeli, dipinto olio su tela.

(S.Agostino, Omelia sul Natale, 189,1-3)

Il mondo rinasce, poiché è strappato alle tenebre e come generato da un fascio di luce. Rinasce, dico, poiché la luce comincia ad apparire e risplende di nuovo. Perciò, nella nascita del Signore conviene ancor più rievocare la rinascita del mondo. Difatti in questo giorno Cristo sorge per salvare tutte le cose. Sorge in questo giorno, come luce del mondo, risurrezione dei morti, vita dei mortali. E perciò questo giorno, più che la nascita del Salvatore, rappresenta la nascita della salvezza.

(Massimo di Torino-pseudo, Omelia sul Natale)

Il “Giorno” senza tramonto.

Il “Giorno” senza tramonto: confronta l’Apostolo che ci esorta con queste parole: «Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce» (Rm 13,11-14).

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