La gioia di ogni Natale è quella di scoprire ogni volta in Gesù Salvatore la trascendente ricchezza dei suoi doni, ben al di là di ogni speranza e promessa e di ogni nostro merito; è la gioia di vivere quotidianamente nella fiduciosa attesa del trionfo definitivo del bene sul male, quando ritornerà il Salvatore-Giudice. È la gioia di credere che, accogliere e amare Lui in ogni creatura, anche la più insignificante, significa nonostante il gioco di parole, essere grandi nel regno dei cieli.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRIMA LETTURA (Is 35,1-6a.8a.10)
«Ecco il Signore viene!». Per Isaia il giudizio di Dio si realizza nel ritorno degli esuli verso Sion. Sarà un giorno di gioia per il popolo eletto, ma di vendetta per le nazioni nemiche. La soddisfazione è di vedersi ancora prediletti da Dio, oggetto dei suoi miracoli. Anche per noi la giustizia è solo il nostro bene.
Dal libro del profeta Isaia
Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 145 (146)
Vieni, Signore, a salvarci. (R)
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.
SECONDA LETTURA (Gc 5,7-10)
Se vogliamo che la venuta del Signore ci porti veramente la giustizia, dobbiamo essere misericordiosi verso i nostri fratelli. Non giudicarli, ma accettarli così come sono e sopportare nella pazienza le ingiustizie del tempo presente. Saremo così maturi per comprendere il giudizio di Dio che è giustizia e misericordia insieme.
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.
VANGELO
Giovanni Battista attendeva il Messia come giudice. Gesù si presenta come colui che viene a guarire. I suoi miracoli rivelano le caratteristiche del Regno di Dio che è fondato sull’amore. Per questo, se Giovanni è il più grande dei profeti come precursore del Signore, il più piccolo dei cristiani che vive già nel Regno, è più grande di lui, perché vive nell’amore.
Dal Vangelo secondo Matteo ( Mt 11,2-11)
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA
Misericordia voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori (Mt 9,13)
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Noi dobbiamo guardarci, giudicarci rispetto all’amicizia di Dio. Ebbene, in questo tempo di bufera, in cui è così difficile essere cristiani, oseremo guardare in faccia colui che attende di riconoscere vivente su ciascuno dei nostri volti quella rassomiglianza che vi ha lasciato il primo giorno? Che volto, sì, che volto gli offriamo? sarà un volto sfigurato dall’odio, indurito dal disprezzo, ostinato nel rifiuto di accogliere un punto di vista dell’altro stretto dall’impossibilità di uscire da quello impostogli e che sta intossicandolo, un volto aperto solamente alla passione partigiana e criminale? Dove sono gli autentici testimoni della vita cristiana e della vera carità? Dov’è quel volto sereno sul quale leggeremo unicamente la preoccupazione di servire la verità, di salvare la giustizia e di non perdere l’amore? Solo questo volto riconoscerà come suo chi ci ha lasciati soltanto per poco tempo.
( Ph. Dagonet, La più lunga assenza, L’undicesima ora)
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Non è, infatti, pensabile che non conoscesse colui che aveva additato, o non fosse al corrente della sua identità, dopo avergli reso testimonianza, con la profezia del battesimo e con precise indicazioni.
La difficoltà subito scompare se si riflette al tempo e all’articolarsi dei fatti. Presso le acque del Giordano afferma, infatti, che egli è il Redentore del mondo; dal carcere manda a chiedere se egli stia per venire, non perché dubiti di lui come Redentore del mondo, ma per sapere se colui che era venuto nel mondo da solo, discenda pure da solo nell’oltretomba, avendo ancora lui come precursore. L’ aveva, infatti, annunciato al mondo preparandogli la via, e ora stava per precederlo nella morte. Per questo chiede: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?, e ciò significa: Essendoti degnato di nascere per gli uomini, rivelaci se vorrai morire per loro, e così, essendo io stato precursore della tua nascita, lo sia anche della tua morte, e annunci la tua discesa agli inferi, dopo averti indicato presente nel mondo.
(Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli 6, 1)
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Rifletti come siano simili i loro pensieri e le loro parole. Come infatti Giovanni all’apparenza interrogava Cristo per mezzo dei suoi discepoli: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro? E in verità diceva ai suoi discepoli: «Andate, vedete e credete, poiché chi è destinato a venire non è altro che Cristo stesso»; allo stesso modo Cristo, apparentemente rispondeva a Giovanni: Andate e riferite a Giovanni che i ciechi recuperano la vista,
e beato colui che non si scandalizza di me, in realtà diceva ai discepoli di quello:
«Ecco, vedete e conoscete che i ciechi recuperano la vista, i sordi riacquistano l’udito e voi sarete beati se non vi scandalizzerete di me». Che cosa significa ciò che vedete e ascoltate? Il Signore conscio che sarebbero giunti i discepoli inviati da Giovanni, come dice Luca, in quel momento preparava mense degne dei suoi molti e buoni ospiti affinché, anche stando lui in silenzio, fossero le sue opere a parlare di lui (Lc 7, 20-21). Infatti coloro che erano guariti, rendevano grazie e alcuni dicevano: Non abbiamo mai visto nulla di simile in Israele (Mc 2, 12); altri: Dio ha visitato il suo popolo nel bene (Lc 7, 16); altri ancora: Gloria a Dio che ha dato tale potere agli uomini (Mt 9, 8). Così dunque i discepoli si saziavano con gli occhi e le orecchie, vedendo i miracoli delle guarigioni, ascoltando le voci di coloro che rendevano grazie o certo vedendo i miracoli di Cristo, ascoltando il suo insegnamento, o vedendo le guarigioni degli infermi e ascoltando le testimonianze dei demoni scacciati via.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 27)
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Considera che non ha detto: «Tra i nati da donna» ma: Tra i nati di donna.
Una cosa è essere nato di donna, altra essere nato da donna. Chi è nato di donna, è certo nato in una donna, trae la sua origine da una donna e non è esistito prima della donna. Chi invece è nato da donna,
non è nato nella donna. È il caso di Cristo, che è nato da donna. Per tornare al discorso, Giovanni è nato di donna: è nato nella donna egli che non esisteva prima della donna. Dunque chi è nato di donna, nasce da una donna; ma non tutti coloro che nascono da una donna sono nati di donna. Non disse infatti: «Tra i nati da donna», per non mescolarsi con loro.
Perciò non dice che Giovanni sia superiore agli altri santi ma che gli altri santi non sono superiori a lui. Lo eguaglia a tutti gli altri, non lo antepone a loro. Ma dal momento che le vette della giustizia sono tali che nessuno può essere perfetto ad eccezione di Dio, penso che tutti i santi, quanto alla sottigliezza del giudizio divino, siano inferiori o anteriori uno rispetto all’altro. Da ciò comprendiamo che chi non si ritiene superiore è superiore a tutti.
(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 27)
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Se Giovanni per la sua nascita da donna è preposto al resto degli uomini, egli risulterà migliore di tutti, unico, pieno di Spirito Santo, nel ventre della madre, tanto da sussultare, ventre anche la madre, partecipando di lui, profetizzava.
Se poi, in quest’ordine di idee, Giovanni viene messo a confronto con quelli che avevano parte del regno dei cieli, risulterà più piccolo del più piccolo di tutti, tanto da dire, riguardo a quelli che, dopo la resurrezione dai morti, rinascano all’immortalità, che hanno avuto ancora parte di tale grazia, sì da non gustare la morte. Allora tale sarà la sovrabbondanza di spirito per gli uomini che neppure colui che ne partecipa in minima parte potrà essere più sottomesso alla morte.
(Teodoro di Mopsuestia, Frammento 59)
Tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Molti pensano che queste parole si riferiscano al Salvatore stesso, il quale, pur essendo più giovane di Giovanni, è ben maggiore in dignità.
Noi invece diamo un’interpretazione più semplice: diciamo cioè che ogni santo, per il fatto che è già con Dio, è maggiore di Giovanni, ancora impegnato nella battaglia terrena. Una cosa infatti è l’aver ricevuto la corona della vittoria, e un’altra l’essere impegnati ancora nella battaglia. Alcuni, infine, sostengono che l’ultimo tra gli angeli che servono in cielo, è più grande del più grande tra gli uomini che abitano in terra.
(Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo 2, 11, 11)