NT/ Dicembre 3, 2022/ Vangelo, Padri Chiesa, Commenti Bibbia, Meditazioni, Riflessioni, Sacra Scrittura, Padri, Domenica

Il cristiano nella ricerca e nell’uso dei beni terreni, e nell’esplicazione di tutte le attività temporali, non deve perdere di vista i beni del cielo; ma illuminato e sorretto da un istinto superiore, deve puntare a quella sintesi vitale che finalizza tutto a Cristo, Salvatore e unificatore del mondo. In altre parole il cristiano deve, come Cristo «ricreare, completare e purificare il mondo» (T.de Chardin) per avviarlo a quella unificazione superiore nella quale, come dice l’Apostolo, «Dio sarà tutto in tutti» (cf.1Cor 15,28).

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura (Is 11,1-10)

Colui che salverà il mondo è l’erede di una dinastia gloriosa, ma purificata dalla prova: Il Messia. Egli ci dà la garanzia di un maestro di verità perchè riceve da Dio il suo Spirito e il dinamismo dei suoi doni. Saprà discernere il bene dal male in profondità, e non solo superficialmente, e giudicherà ogni cosa con giustizia. La pace che ne deriverà farà sentire la presenza di Dio.

Dal libro del profeta Isaìa

In quel giorno,
un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e d’intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,
con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.
La giustizia sarà fascia dei suoi lombi
e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.

Il lupo dimorerà insieme con l’agnello;
il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l’orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;
il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la conoscenza del Signore riempirà la terra
come le acque ricoprono il mare.

In quel giorno avverrà
che la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli.
Le nazioni la cercheranno con ansia.
La sua dimora sarà gloriosa.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 71 (72)

Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato. R.

Seconda Lettura (Rm 15,4-9)

Cristo è il vero maestro e ci invita ad andare a lui che è la Via, la Verità  e la  Vita. La sua parola è il fondamento della nostra speranza e ci chiama a seguire il suo esempio. Infatti, egli è la via che ci fa giungere all’unità. È la verità che ci spinge ad amarci fra di noi secondo il suo spirito, a farci come lui servitori gli uni degli altri, Egli sarà la nostra vita e la nostra felicità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.
E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
«Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».

VANGELO

Il messaggio di Giovanni Battista ci prepara ad accogliere quello di Cristo, vero Maestro. Occorre una completa conversione, un capovolgimento dei falsi valori della vita, in un totale rinnovamento. Gesù ci porterà una vita nuova, agendo nel battesimo, con la forza del suo spirito.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,1-12)

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

ORIENTAMENTI PER LA PREGHIERA

Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14).

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Guidami, luce gentile, in mezzo alle tenebre guidami tu sempre più avanti!
Buia è la notte ed io sono lontano dalla  casa: guidami tu. sempre più avanti!
Dirigi tu il mio cammino: non chiedo di vedere già, ciò che dicono di vedere laggiù: un sol passo alla volta. È abbastanza per me.

In passato non pensavo così, né ti pregavo: guidami tu sempre più avanti!
Amavo scegliere da solo la via; ma ora guidami tu sempre più avanti!
Amavo la luce del giorno e i giorni di gloria e senza timore cedevo all’orgoglio che regolava il mio volere; non ricordare, ti prego, il passato.
A lungo tu mi sei stato vicino; posso dunque ripetere: guidami tu sempre più avanti!
Fra acquitrini e paludi, fra crepacci e torrenti finché la notte sarà finita.
All’alba, quei volti di angeli torneranno a sorridere, che avevo amato molto tempo fa, e che avevo perduto per qualche tempo!

Guidami, o dolce Luce, Guidami , tu, sempre più avanti!

( J.H. Newman, Versi di circostanza)

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Il beato Battista ha unito insieme col segno dello Spirito la forza e il segno del fuoco, non dicendo che noi saremo battezzati in ogni modo nel fuoco grazie a Cristo, ma indicando la forza dello spirito come vivificante tramite il segno del fuoco.
(Cirillo di Alessandria, Frammento 27)

Si dice che nel fuoco saranno battezzate le anime dei santi evidentemente in quanto per la prima volta lo spirito è disceso sugli apostoli in lingue di fuoco, e per suo mezzo sono stati battezzati
e purificati nell’anima. Oppure, perché nel tempo futuro tutti saranno battezzati col fuoco. Tutto sarà preso dal fuoco, che vaglierà l’opera di ciascuno quale è; ha opposto a quello il fuoco che non è cattivo ma forte e tale da purificare dal male.
Il fuoco è inteso come potenza benefica e forte che distrugge ciò che è male e preserva le cose migliori. Per questo nei profeti si dice che è saggio. Così anche quando Dio è detto «fuoco che consuma», questo appellativo è da intendere nome e simbolo non di male, ma di potenza.
Infatti come il fuoco è il più forte degli elementi e li supera tutti, così anche Dio, sommamente potente, ha la capacità di regnare, di creare, fare, di nutrire, di accrescere, di salvare, lui che ha potere sul corpo e sull’anima.
E come il fuoco prevale sugli elementi, così Dio è onnipotente su dèi, potestà e principati. Il fuoco ha duplice potere, l’uno di essere adatto alla produzione e alla maturazione dei frutti e alla nascita e al nutrimento degli esseri viventi, di cui il sole è immagine; l’altro potere è quello di distruzione e di rovina, come il fuoco della terra. Perciò quando Dio è detto <<fuoco che consuma », il suo potere è vigoroso e inarrestabile, a cui nulla è impossibile, ma è anche capace di dare la morte. A proposito
di tale capacità il Salvatore dice: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (Lc 12, 49), vale a dire la forza purificatrice in un senso delle cose sante, nell’altro di quelle materiali, come alcuni dicono che
è potenza che distrugge mentre noi diremmo che corregge. Il fuoco produce il timore e la luce la diffusione.
(Teodoro di Eraclea, Frammento 18)

Già la scure è posta alla radice degli alberi. Ogni albero che non produce frutti buoni sarà tagliato e sarà gettato nel fuoco (Mt 3, 10). Nella scure si deve vedere la forza della parola divina; leggiamo
difatti in Geremia: Non è forse vero che le mie parole – dice il Signore – sono come il fuoco e come una scure che spacca le pietre? (Ger 23, 20). Dunque: questa scure <la parola di Dio> che minaccia la severità del giudizio divino, viene fatta penetrare all’interno della selva del genere umano, toccando le radici della fede; fuori metafora: tale scure indica gli alberi infruttuosi, cioè gli uomini che sono infecondi di buoni frutti relativi alla fede stessa e vengono tagliati via e buttati nel fuoco eterno.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 11, 1)

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La terra che sta sotto i nostri occhi non ci appaga: è solo un inizio, è solo la promessa di qualche cosa che è al di là; anche quando è tutta in festa con tutti i suoi fiori, anche quando mostra, in modo commovente, tutto quel che vive ‘celato in lei, anche allora non ci basta. Sappiamo che c’è molto di più di quel che possiamo vedere. Un mondo di Santi e di Angeli, un mondo pieno di gloria, la dimora di Dio, il monte del Dio degli Eserciti, la Gerusalemme celeste, il trono di Dio e di Cristo: tutte queste meraviglie che non avranno mai fine, tutto quel che è prezioso, misterioso, incomprensibile è celato in quel che vediamo. Quel che si può vedere non è che l’involucro di un regno eterno: e verso questo regno si rivolgono gli occhi della nostra fede.

(J.H. Newman, Discorso 13)

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E poiché l’opera della Legge era ormai inefficace per la salvezza e Giovanni si era presentato come messaggero a coloro che dovevano essere battezzati in vista della conversione – il compito dei profeti infatti era quello di distogliere dai peccati, mentre al Cristo apparteneva quello di salvare i credenti – , egli afferma di battezzare per la conversione ma che sarebbe venuto uno più potente, al quale non è degno di portare i sandali. Ha lasciato così la gloria di predicare dappertutto agli apostoli, ai quali era riservata la missione di annunciare la pace di Dio con i loro bei piedi. Egli allude all’ora della nostra salvezza e del nostro giudizio, quando dice a proposito del Signore: Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco – poiché a coloro che sono battezzati nello Spirito Santo, resta da essere resi perfetti dal fuoco del giudizio – , egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile.
La funzione del ventilabro consiste nel separare ciò che è fruttuoso da ciò che  non lo è. Il fatto che è tenuto in mano dal Signore, indica il verdetto della sua potestà, che brucia nel fuoco del giudizio il suo grano, che deve essere riposto nei granai, cioè i frutti perfetti dei credenti, e la paglia, cioè l’inutilità degli uomini senza fede e opere.
(Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 2, 4)

viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di portargli i sandali (Mt 3,12

Ora però è giunto il momento di passare all’intelligenza dello spirito. Prima di tutto vediamo qual è il significato dei calzari.
È noto il testo della Genesi là dove Dio parlò anticamente a Mosè dicendogli: Togliti dai piedi i sandali. Il luogo in cui tu stai è terra santa! (Es 3, 5). In simile modo si sentì rivolgere la parola anche Gesù figlio di Nave: Sciogliti i legacci dei calzari! (Gs 5, 16). Ma, nel nostro caso, allorché il Signore gli ordina di slegare i sandali, noi vediamo anticipata la figura della verità che sarebbe venuta. Nella Legge difatti era scritto che, se uno non volesse sposare la moglie di suo fratello morto, deponesse almeno i calzari di modo che un altro potesse legittimamente succedergli in tale diritto (cf. Dt 25, 7). Il comando preannunciato nella Legge, si realizza pienamente in Cristo che è il vero sposo della
Chiesa. Questo perché quale sposo della Chiesa non poté trattarsi di Mosè, e nemmeno di Gesù, il figlio di Nave, dei quali abbiamo discorso sopra; per tale motivo fu loro ingiunto di levarsi i sandali dai piedi; proprio perché il vero sposo atteso, sposo della Chiesa, era il Cristo; è di tale sposo che Giovanni Battista afferma: Chi possiede la sposa è lo sposo (Gv 3, 29). Lo stesso Giovanni poi si confessa indegno di sciogliere i legacci e di portare i calzari del Messia. I calzari di cui parla stanno ad indicare la vestigia della predicazione evangelica: ne fa fede lo stesso Signore per bocca di David, dicendo: Contro l’Idumea getterò i miei sandali (Sal 59,10; 107, 10), ad indicare che egli farà giungere, mediante i passi degli apostoli, la predicazione della dottrina evangelica fino ai punti estremi della terra.
(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 11, 4)

Ammirate la grande sapienza del Battista: quando egli predica, pronunzia tutte parole di minaccia, che gettano nello spavento, mentre quando invita gli uomini a volgersi a Cristo, non promette che beni e favori degni di essere acquistati.
Non parla più di una scure, né di un albero tagliato, che si getta nel fuoco a bruciare, né della collera che incombe.
Parla della remissione dei peccati, dell’eliminazione del castigo e della sconfitta della morte; parla della giustificazione, della santificazione, della redenzione, dell’adozione a figli di Dio, dell’unione fraterna con Gesù Cristo, di cui gli uomini dovranno divenire coeredi e, infine, parla della copiosa largizione dello Spirito Santo. Riassume tutte queste grazie nelle parole: Egli vi battezzerà con Spirito Santo e fuoco e, con questa espressione, rileva l’abbondanza della grazia che gli uomini debbono attendersi.
(Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 11, 3)

Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3).
Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l’avvento della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l’umanità della salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove appunto si manifestò la salvezza di Dio. Infatti Cristo e la sua gloria apparvero chiaramente a tutti quando, dopo il suo battesimo, si aprirono i cieli e lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, si posò su di lui e risuonò la voce del Padre che rendeva testimonianza al Figlio: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5). Ma tutto ciò va inteso anche in un senso allegorico. Dio stava per venire in quel deserto, da sempre impervio e inaccessibile, che era l’umanità. Questa infatti era un deserto completamente chiuso alla conoscenza di Dio e sbarrato a ogni giusto e profeta. Quella voce, però, impone di aprire una strada verso di esso al Verbo di Dio; comanda di appianare il terreno accidentato e scosceso che ad esso conduce, perché venendo possa entrarvi: Preparate la via del Signore (cfr. Ml 3, 1). Preparazione è l’evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all’umanità la conoscenza della salvezza di Dio.
«Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme» (Is 40, 9).
Prima si era parlato della voce risuonante nel deserto, ora, con queste espressioni, si fa allusione, in maniera piuttosto pittoresca, agli annunziatori più immediati della venuta di Dio e alla sua venuta stessa. Infatti prima si parla della profezia di Giovanni Battista e poi degli evangelizzatori.
Ma qual è la Sion a cui si riferiscono quelle parole? Certo quella che prima si chiamava Gerusalemme. Anch’essa infatti era un monte, come afferma la Scrittura quando dice: «Il monte Sion, dove hai preso dimora» (Sal 73, 2); e l’Apostolo: «Vi siete accostati al monte di Sion» (Eb 12, 22). Ma in un senso superiore la Sion che rende nota la venuta di Cristo è il coro degli apostoli, scelto di mezzo al popolo della circoncisione.
Sì, questa, infatti, è la Sion e la Gerusalemme che accolse la salvezza di Dio e che è posta sopra il monte di Dio, è fondata, cioè, sull’unigenito Verbo del Padre. A lei comanda di salire prima su un monte sublime e di annunziare, poi, la salvezza di Dio. Di chi è figura, infatti, colui che reca liete notizie se non della schiera degli evangelizzatori? E che cosa significa evangelizzare se non portare a tutti gli uomini, e anzitutto alle città di Giuda, il buon annunzio della venuta di Cristo in terra?

(Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusèbio, vescovo di Cesarèa, PG 24, 366-367, II lettura dell’ufficio delle letture della II domenica di Avvento)

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